SASSARI (Tathari; lat. Sacer; A. T., 29 bis)
Città della Sardegna, capoluogo della proviucia omonima. Sorge a 10 km. dal mare al margine orientale della vasta pianura di calcari mesozoici che dal Golfo dell'Asinara si protende fino a quello di Alghero e che separa la regione paleozoica della Nurra dagli altipiani calcarei dell'Anglona e da quelli basaltici del Logudoro.
La città (225 m. s. m.) sorge in lieve pendio alla sinistra della valle del Rossello (anticamente detto anche Valverde, piccolo affluente del Rio Mascari, che scende nel Fluminimannu di Porto Torres), sulle pendici dell'eminenza calcarea di Serrasecca. Furono appunto questa posizione assai forte a qualche distanza dal mare e la possibilità di facili comunicazioni con le roccheforti marittime di Castel Sardo e Alghero e con le montagne del Logudoro e della Gallura, nonché la fertilità del territorio circostante, ricco di sorgenti, che permisero a Sassari di assurgere a tanta importanza nella Sardegna settentrionale.
Il clima di Sassari, data la sua posizione riparata dai venti caldi del Mediterraneo e la vicinanza del mare, è piuttosto mite, con inverni dolci ed estati relativamente poco calde, sebbene con notevoli sbalzi di temperatura; le precipitazioni, pur essendo piuttosto scarse tutto l'anno (meno di 600 mm.), sono però abbastanza bene distribuite.
Nel Medioevo, nel luogo dell'attuale città, esisteva un piccolo borgo con il nome di Tathari (v. oltre), ma nei secoli XII e XIII, per le incursioni barbaresche e le vessazioni dei Genovesi e dei Pisani, vi si rifugiarono le popolazioni marittime del Golfo dell'Asinara e di Torres accrescendone il nucleo, tanto che già nel 1278 la città occupava tutta l'area poi compresa entro la cinta murata (costruita al principio del sec. XIV) ed era divisa in cinque o sei rioni o parrocchie: San Nicola, Santa Caterina, Sant'Apollinare, San Sisto e San Donato. Dalla pianta attuale questo nucleo trecentesco si può distinguere benissimo: esso resta compreso tra Piazza a Cavallino e Piazza Sant'Antonio e tra la Via del Mercato e l'università, con le strade principali (Corso Vittorio Emanuele e Via La Marmora) orientate da N. a S., per seguire la pendenza del terreno.
La popolazione, che era già di circa 10.000 abitanti nel 1485, crebbe molto lentamente nei secoli successivi, avendo subito gravi danni per il saccheggio dei Francesi nel 1527 e per le cattive condizioni igieniche, tanto che ancora nei primi decennî del secolo XIX la città era tutta compresa dentro la cerchia delle mura e aveva una popolazione di soli 18.000 ab. (1821). Lo sviluppo demografico si mantenne molto lento per tutto il sec. XIX sebbene, verso la metà del secolo, salutari disposizioni governative facessero migliorare finalmente le condizioni sanitarie ed edili della città, provvedendo alla demolizione delle mura e alla costruzione di parchi e di nuovi quartieri. Lo sviluppo recente è molto rapido e i nuovi quartieri si vanno estendendo sul colle dei Cappuccini verso E. (al di là della valle del Rossello, completamente colmata), e nella pianura di Baddi Mannu verso N.
Nel 1931 risiedevano nella città vera e propria 41.872 ab., ma è notevole negl'immediati dintorni della città e nei due sobborghi di Stintino e Argentiera la popolazione sparsa (7688 abitanti) che si dedica alla coltivazione degli orti irrigui e degli oliveti. Non essendo Sassari un centro industriale, ma prevalentemente agricolo, anche le industrie che vi fioriscono sono quelle attinenti all'attività agricola del comune come la concia delle pelli (industria molto antica in Sassari), gli oleifici e i caseifici. Sono abbastanza importanti la cava di tufi trachitici di Santa Anatolia, e la miniera di zinco e piombo dell'Argentiera e non manca qualche industria chimica e meccanica.
La popolazione complessiva del comune è di 53.567 individui su una superficie di 604,58 kmq., con una densità di 89 ab. per chilometro quadrato.
Monumenti. - Chiusa entro le sue fortificazioni medievali sin verso la metà del sec. XIX, Sassari ha avuto in seguito un notevole sviluppo. Mentre è venuta crescendo la Sassari nuova, la Sassari vecchia si è venuta trasformando e sono sensibilissimi gli effetti della trasformazione per ciò che riguarda i monumenti più caratteristici. Distrutte in gran parte le mura e le torri pisane, distrutto interamente il castello aragonese, distrutte o rifatte quasi senza eccezione le case gotiche, numerose un tempo lungo quel Corso Vittorio Emanuele che è sempre stata la principale arteria di Sassari, oggi la Sassari vecchia e la nuova, nel loro aspetto generale, appaiono quasi egualmente spoglie di ogni carattere d'arte.
Rimane, quasi integra, la bella facciata di S. Maria di Betlemme, la quale si distingue sopra tutto per uno stile romanico a cui è estraneo, caso non frequente in Sardegna, ogni influsso pisano. Vi sono frammenti notevoli d'architettura romanica nel duomo e in San Donato, frammenti non meno notevoli d'architettura gotico-aragonese nel duomo e nella chiesa e nel convento di S. Maria di Betlemme. E nel duomo è ancora da rammentare la pittoresca facciata di stile barocco. Non vi è poi chiesa della vecchia Sassari dove non sia qualche pittura o scultura pregevole.
Da rammentare particolarmente il quadro trecentesco, di pittore fiorentino, della Madonna del Bosco nel duomo, un frammento d'ancona del sassarese Giovanni Muru e una grande ancona del genovese Pantaleone Calvi nella chiesa dei Servi di Maria, la deposizione theotokopulesca nella chiesa di S. Caterina, il Crocifisso cinquecentesco di legno e un Cristo alla colonna tizianesco nella chiesa di S. Apollinare.
Storia. - Originariamente castrum della Fluminaria, modesta "villa" nel sec. XII retta da un "maiore", crebbe in seguito per i nuovi sbocchi aperti ai prodotti delle sue fertili contrade sino a divenire la più popolosa e capitale del giudicato di Torres, centro frequentatissimo e sede di numerosi mercanti genovesi e pisani che avevano consoli e cospicui interessi. I nuovi elementi urbani, levatisi contro il giudice Barisone di Torres, lo trucidarono (1236); lottarono contro Ubaldo Visconti aspirante a succedergli nel governo del giudicato e costituirono il comune autonomo, riconosciuto nelle condizioni di pace (1237). Ebbe allora mura e torri, non meno di trentasei, delle quali l'Angius vide nel sec. XIX le vestigia. L'autonomia non escludeva però l'influenza di Pisa, neppure durante la guerra contro questa città e Guglielmo giudice di Arborea, dalla quale lotta uscì vittoriosa Pisa (1272) che impose un proprio podestà; e fu mantenuta anche quando Sassari passò (1294) sotto il predominio genovese dei Doria che avevano formato un vasto dominio comprendente la Nurra, il Nulauro, l'Anglona, i borghi fortificati di Alghero e di Castelgenovese, armavano navi e uomini, conducevano guerre e stringevano alleanze, stimolati da Branca Doria. Contesa ai Doria dai Malaspina, grossi possessori di terre e di castelli da Osilo a Bosa, alla venuta degli Aragonesi si ribellò al dominio di Genova e si diede all'infante Alfonso. Ma fu la prima a sentire la durezza del nuovo signore. Aizzata dai Doria, vedendosi compressa dal podestà aragonese e smunta dal fiscalismo catalano, si ribellò (10 agosto 1324) appena Alfonso fu partito dall'isola, e più aspramente di poi (1325, 1329), collegandosi con gli Arborea, provocando reazioni sanguinose. A reprimere la rivolta, gli Aragonesi costruirono in Sassari un nuovo castello trapezoidale a cinque torri (1327-1331), ricostruito poi nel 1355 da Pietro IV, e nel 1597 destinato a sede del tribunale dell'Inquisizione e a prigione.
Occupata da Mariano d'Arborea (1369), Sassari fu ripresa poi e riperduta dagli Aragonesi. Nei patti della pace tra Pietro d'Aragona ed Eleonora d'Arborea (1386), fu stipulato che nessuna guarnigione potesse rimanere a Sassari. Ma gli Aragonesi tornarono presto, e sebbene fossero ricacciati dai Doria (1390), vi si affermarono per il declinare di questi ultimi e della casa d'Arborea. Tardi e assai di malavoglia, Sassari si rassegnò alla signoria di Alfonso V d'Aragona tornato a rioccupare la Sardegna. Invasa da barbareschi e frequentemente danneggiata (1524, 1535, 1541, 1587, 1588, 1627, 1639), Sassari costruì a difesa le torri dell'Asinara, Pelosa, Isola Piana. Nella lotta tra Francia e Spagna, fu occupata da Andrea Doria, capitano delle truppe francesi (1527), e decimata dalla peste e dalla fame. Ritornata in mano degli Spagnoli, venne mutato il suo ordinamento comunale: il Maggior consiglio da cento fu ridotto a quaranta persone, gli "Anziani" da sedici ridotti a cinque nominati dal viceré, poi (1532) estratti a sorte; i loro decreti (dal 1614 in catalano, dal 1666 in castigliano) erano validi se confermati dal vicario del re. Minacciata da invasione turca (1577, 1614-15, 1619), fu salva meno per la difesa dell'esercito regio, che per il valore dei suoi cittadini. I Francesi sbarcarono ad Asinara e tentarono vanamente di occuparla (1637).
Grande progresso agricolo dal 1700 in poi: sotto il regno di Carlo Emanuele III la campagna di Sassari esportava finanche centomila barili di olio (lire 2 milioni); a Sassari si concentrava tutto il grano di Logudoro (fino a 200 mila ettolitri) per mandarlo a Genova; crebbero allora le "tanche" (proprietà private recinte) nella Nurra, feudo di Sassari, e nella Fluminargia; si tentò d'importare nuove colture (cotone, tabacco, patate), e nuove industrie (saponi, ecc.); migliorò la difettosa lavorazione dell'olio. Ebbe allora promettente progresso intellettuale: l'arte tipografica, introdotta a iniziativa di monsignor Antonio Canopolo che invitò il tipografo Bartolomeo Gobetti (1616), raggiunse invidiabile perfezione; venne restaurata e quasi fatta ex novo l'università (1763); fu riformato il consiglio municipale sulla base dei tre ordini sociali (24 settembre 1771).
Al chiudersi del sec. XVIII, Sassari, stretta dalla carestia e dalla gravezza di prestazioni feudali, esaltata dalla propaganda francese, insorse contro i feudatarî facendo di alcuni di essi giustizia sommaria, cacciò gl'impiegati piemontesi per occupare le cariche da essi tenute; fieramente si oppose a Cagliari per antica rivalità di campanile e per la condotta degli Stamenti dopo i fatti del 1795. Ma, nonostante il tentativo antifeudale di G. M. Angioj (v.), che a Sassari era stato accolto con manifestazioni di giubilo, perché si liberasse dal giogo feudale, Sassari dovette attendere la provvida generale abolizione dei feudi ordinata da Carlo Alberto (1835). Contemporaneamente veniva costituita la Camera di agricoltura, commercio e arti (1835), erano riformati i consigli comunali (10 novembre 1836), e demolite le mura (1835). Da allora data l'accrescimento del centro abitato cittadino. Nel 1935 si è iniziata la bonifica dell'ultima zona incolta della campagna di. Sassari, parte dell'antico feudo della Nurra.
Bibl.: V. Angius, Sassari, in Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del re di Sardegna, XIX, pp. 71-375; E. Costa, Sassari, voll. 2, Sassari 1885-1909; D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna, Cagliari 1907, p. 311 segg.; P. Satta Branca, Il comune di Sassari nei secoli XIII e XIV, Roma 1885; A. Solmi, in Arch. st. sardo, IV (1906), p. 373 segg.; E. Besta, Sardegna medievale, Palermo 1908-09, I, pp. 95, 115, 165, 196-99, 204, 225-29, 235-45. 248, 251, 260-65, 281; II, pp. 99-100, 136-38, 156-57, 174, 271-72, 277, 282; V. Finzi, Gli statuti della repubblica di Sassari, Cagliari-Sassari 1911; A. Solmi, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Cagliari 1917, pp. 246-250, 306, 126-27, 336; R. Ciasca, Fra quali contrasti sorse il sobborgo di Sassari durante il periodo Carloalbertino, in Atti del congresso internazionale per gli studi della popolazione, Roma 1932. Per altre opere, cfr. R. Ciasca, Bibliografia sarda, Roma 1934, s. v.
La provincia di Sassari. - Secondo la circoscrizione provinciale fissata dal decreto legge 2 gennaio 1927, che le ha tolto notevole estensione per la formazione della nuova provincia di Nuoro, la provincia di Sassari ha un'area di kmq. 7.519 e una popolazione (censimento del 1931) di 289.610 ab.; per estensione, pur cosi diminuita, rimane la terza provincia del regno. Comprende tutta la parte settentrionale dell'isola a N. del massiccio centrale granitico dei monti del Gennargentu, e cioè la Nurra di Sassari e di Alghero, l'Anglona, la Gallura, in parte il Logudoro e nove isole tra le quali l'Asinara, la Maddalena e Caprera. Queste isole e il notevole sviluppo costiero (circa 600 km.) dànno alla provincia un carattere prevalentemente marittimo. Morfologicamente risulta costituita da numerosi gruppi montuosi, separati da valli profonde e raramente da pianure, i quali non raggiungono mai altezze molto notevoli. L'elevazione media della provincia è di 300 m., la massima altezza si ha nel monte Limbara (Punta Baritta, 1362 m. s. m.). I numerosi fiumi che vi scorrono, tutti a carattere torrentizio, con piene irruenti invernali e grande trasporto di materiali, interessano tre versanti: tra i più importanti per sviluppo e per portata sono il Coghinas e il Tirso (che però sfocia in provincia di Cagliari), i quali sono stati sfruttati per la creazione di grandi bacini idroelettrici (v. le rispettive voci).
Sebbene la natura del suolo e le condizioni climatiche permettano un notevole sviluppo agricolo, l'economia di questa provincia è prevalentemente pastorale e i terreni seminativi e a colture legnose rappresentano soltanto il 18% della superficie totale coltivabile (mentre quella a pascoli il 56,2%). Le colture prevalenti sono quelle dei cereali, dell'olivo, degli ortaggi e del tabacco, localizzate nell'agro di Sassari, nell'Anglona e nel Logudoro. Vi hanno notevole sviluppo le industrie casearia, sugheriera e peschereccia, e quella mineraria nella Nurra, con miniere di ferro, manganese, piombo, zinco e antimonio.
La densità media della provincia è di 39 ab. per kmq., con grandi variazioni tra i diversi comuni; raggiunge un minimo ad Alà dei Sardi di 11 ab. per kmq., e un massimo di 246 alla Maddalena; vi sono inoltre altri cinque comuni che superano i 100 ab. per kmq.: Borutta (137), Ossi (122), Sennori (131), Sorso (110), Tissi (122). La popolazione dei 71 comuni di questa provincia in genere vive accentrata nei paesi e quella sparsa rappresenta soltanto il 132 per mille: la percentuale di popolazione sparsa è però molto notevole nella Gallura dove il 446 per mille vive negli "stazzi" ed è anche forte nei comuni della Maddalena, di Sedini, Pefugas e Sassari. I centri non sono molto grandi; di essi 7 hanno una popolazione inferiore ai 1000 abitanti e soltanto 6 superano i 10.000 e sono: Sassari (53.565), Tempio Pausania (15.156), Alghero (13.781); la Maddalena (12.124), Ozieri (10.541), Terranova Pausania (10.085).