SAVONA (XXX, p. 970)
Nel porto di Savona, che, per movimento di merci, è al quarto posto fra i porti del regno (1936), si comprendono abitualmente i pontili delle Fornaci e della rada di Vado che di detto porto fanno parte integrante.
Il Molo di Traversa è ora intitolato a Paolo Boselli. Il molti frangiflutti è dotato di impianti di binarî ed elevatori elettrici a ponte è destinato allo sbarco del carbone. Nella darsena vi è uno scalo di alaggio per piccoli velieri, chiatte e rimorchiatori e diversi alberi di carenaggio per l'abbattimento in carena anche di grossi velieri. Fra il porto nuovo il porto vecchio è situato il magazzino delle merci varie, della capacità di 36.000 mc.; esiste altresì un capannone delle Ferrovie dello stato e un deposito di melasso della capacità di 8000 mc. La funivia Savona-San Giuseppe è stata raddoppiata nel 1937. Sul pontile sono sistemati quattro elevatori elettrici aventi complessivamente una potenzialità di sbarco di oltre 500 tonnellate ora per lo scarico del carbone (ed eventualmente di altre merci) che trasportato dalla teleferica raggiunge il piano di S. Giuseppe di Cairo Montenotte.
Nel triennio 1934-1936, il movimento complessivo della navigazione nel porto di Savona (compresi i pontili delle fornaci e di Vado) ammontò in media ad un totale annuo di 4014 bastimenti arrivati e partiti con 4.279.943 tonnellate di stazza e tonn. 2.628.816 di merce sbarcata e imbarcata. La principale merce sbarcata è sempre il carbone (tonnellate 1.063.383 nel 1936) seguito dagli oli minerali (435.697 tonn.) per lo scarico dei quali esistono appositi pontili nella zona delle Fornaci e nella rada di Vado con impianti di deposito a terra. L'anno che segna il massimo di attività del porto è il 1935 con 2.946.351 tonn. di merci sbarcate e imbarcate.
Altre industrie savonesi, oltre quelle ricordate (cfr. p. 971) sono connesse all'attività delle officine meccaniche Servettaz-Basevi e delle officine elettromeccaniche Scarpa e Magnano. Altri tipi d'industria sono: l'industria solfifera e quella conciaria; l'industria ceramica ha il suo centro nella vicina Albisola.
Savona è unita a Torino anche attraverso Mondovì e Fossano, dalla linea a doppio binario entrata in esercizio nel 1935.
Monumenti (p. 971). - Il santuario di Savona (prima metà del sec. XVI) è opera di Pace Sormano con facciata del Carlone. Ha affreschi del Castello e quadri del Domenichino, del Borgianni, del Poggi, oltre una Visitazione attribuita al Bernini.
Delle casse processionali ricordate (p. 971), La coronazione di spine di M. Maragliano è nella chiesa di S. Lucia, e l'Ecce homo di A. Torre alla SS. Trinità.
La provincia di Savona (p. 973) comprende oltre parte dell'alto bacino della Bormida, anche una piccola parte di quello del Tanaro.
La produzione dell'olivo e della vite è rimasta pressoché invariata nel triennio 1935-1937; quella delle castagne è scesa a quintali 230.000 nel 1936-1937.
Gli ovini e i caprini erano circa 19.000 nel 1937; seguono per importanza i bovini (circa 15.000) e i suini (circa 3000)
Oltre Vado e il capoluogo, sono importanti centri industriali della provincia Finale Ligure (industria aeronautica e ferroviaria), Cairo Montenotte (frazione Bragno: industria chimica; frazione Ferrania: lastre e pellicole), Cengio (chimica).
Altre industrie tipiche e importanti sono, a Varazze, i cantieri navali, ad Albisola le fabbriche di ceramiche artistiche, e l'industria della pietra di Finale. In comune di Castelvecchio di Rocca Barbena (Valle del Neva fra Cisano e Garessio) esiste una notevole formazione marmifera (marmo saccaroide bianco, varietà di bardiglio, cipollino, portoro, ecc.). Al 1° gennaio 1938 la provincia di Savona contava 3777 esercizî industriali con 31.965 addetti; i rami d'industria che contavano maggior numero di addetti erano: i trasporti e comunicazioni (2591), le industrie meccaniche, le metallurgiche, le minerarie (complessivamente 10.814), le industrie delle costruzioni edilizie (5962), le industrie chimiche (6005), le alimentari, quelle del legno e affini, le tessili. Il comune più industriale è il capoluogo (12.217 addetti di cui oltre 1/4 all'industria siderurgica e metallurgica); seguono Vado Ligure (circa 2645 addetti), Cairo Montenotte, Finale, Varazze e Cengio.
L'attuale territorio della provincia contava 221.003 ab. nel 1931, distribuiti in 71 comuni; nel 1936, 219.108, distribuiti in 68 comuni. L'apparente diminuzione di 1895 ab. è dovuta al distacco dei comuni di Cogoleto e Tiglieto (aggregati nel 1933 alla provincia di Genova), che nel 1931 avevano complessivamente 7475 ab. L'aumento della popolazione entro l'attuale territorio, dal 1931 al 1936, è di 5580 ab.
Le condizioni sanitarie della provincia sono buone nonostante il notevole traffico turistico e l'aumento, particolarmente nella stagione estiva, di circa 25-30 mila unità nella popolazione infantile, dovuto all'affluire di balilla da buona parte delle regioni dell'Italia settentrionale (specie Piemonte e Lombardia).
Le risorse idriche, come del resto in tutta la Liguria, sono modeste, ma nonostante ciò l'approvvigionamento di quasi tutti i comuni viene fatto mediante acque sorgive opportunamente captate. I corsi d'acqua sono tutti a regime torrentizio ad eccezione del Centa (risultante dall'unione dell'Arroscia e del Neva) che sfocia in mare presso Albenga, e delle due Bormide (Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno) che si riversano nel Tanaro in provincia di Alessandria. Le portate dei torrenti che sboccano nel mare sono variabili a seconda delle stagioni e sempre di poca entità in conseguenza della brevità del percorso, delle precipitazioni irregolari, e della natura del terreno prevalentemente argillosa e marnosa.
Le sorgenti naturali sono poche, utilizzate per irrigazione o captate per gli acquedotti (Savona, Alassio, Albenga, Vado, Albisola, Celle, Varazze, ecc.). Anche le acque subalvee vengono utilizzate mediante pozzi nelle brevi pianure di Albenga, Loano, Vado e Albisola.
L'utilizzazione industriale è attualmente di cav. 5000, quella in corso di concessione cav. 30.000 e quella complessiva potenziale di circa cav. 40.000.