SCIABOLA (fr. sabre; sp. sable; ted. Säbel, Pallasch; ingl. sabre)
Arma manesca che ferisce di taglio e di punta: si compone della lama e del fornimento. La lama più o meno curva, quasi sempre scanalata per circa due terzi della sua lunghezza per diminuirne il peso, è affilata nella parte convessa, nonché sul tratto della costola, o dorso, che va dal termine della scanalatura alla punta. Nella parte superiore vi si nota il tallone e poi il codolo che serve per unire la lama all'impugnatura. Questa si compone di un manico per lo più di legno, forato in tutta la sua lunghezza per farvi passare il codolo. Il fornimento, ossia l'insieme dei pezzi metallici annessi all'impugnatura, che serve per proteggere la mano, è di svariate forme secondo l'epoca, gli stati e le milizie che se ne servono.
Armi da taglio a lama curva furono usate fino dai tempi più antichi dai Sardi, dai Piceni, dai Latini. Erano altresì conosciute dai Greci, e diffuse fra i Medî, i Persiani e tra gli Spagnoli autoctoni, fors'anche prima della conquista della Spagna per parte dei Visigoti e degli Arabi. I Romani ne armarono gli uomini a cavallo. La sciabola fu l'arma principale dei Daci al tempo di Traiano (101-106 d. C.) come si può rilevare dai bassorilievi della Colonna Traiana a Roma. Passò poi in Germania verso la fine del sec. IV.
È da ritenere che la parola sciabola, in Francia e in Italia, si cominciasse a usare poco dopo la metà del Seicento; il Montecuccoli pare l'abbia adoperata per la prima volta intorno al 1676. Per la forma corrispondeva alla storta del sec. XVI, arma da taglio anche questa con la lama curva a filo e costola, stretta al tallone, più larga all'estremità ove è tagliata a sghembo, nonché alle varie daghe e dagone a lama curva sì largamente usate durante tutto il Rinascimento nell'alta Italia, a Napoli, nella Dalmazia e dalla gente di mare in guerra. Ma l'uso della sciabola era, anche in Europa, molto più antico (v. fig., n. 1).
Durante il sec. XVI furono comuni in Europa sciabole alla turchesca, specialmente come armi da pompa e da caccia, usate in particolar modo con l'abito civile. Anche fra gli spadoni, detti a due mani per il modo come dovevano essere adoperati (data la lunghezza notevole della lama ed il peso) non mancarono quelli a lama curva come lo attestano alcuni esemplari conservati nell'arsenale di Berna, nei musei di Vienna e di Parigi (v. fig., nn. 2 e 3).
Come arma da guerra la sciabola fu largamente usata nella Svizzera. Ivi fin dal tempo di Massimiliano I esistevano gli spadoni ad una mano e mezza, così chiamati perché meno grandi di quelli a due mani, con lama a un taglio e leggermente ricurva, che diedero poi origine colà alle sciabole bernesi, le quali durarono fino al sec. XVIII (v. fig., n. 4).
Sciabole vere e proprie adoperarono sempre i popoli dell'Europa orientale, come Russi, Polacchi, Ungheresi; e forse ne generalizzarono l'uso nelle regioni occidentali nel sec. XVI gli stradioti albanesi e dalmati che venivano assoldati come ausiliarî negli eserciti europei. In detti eserciti furono armati di sciabole, verso il 1700, specialmente i corpi di cavalleria leggiera e, dopo, gli usseri e i cacciatori. L'ebbero poi anche tutti gli ufficiali e i soldati a piedi: ma questi ultimi più corta e da portarsi appesa al budriere insieme con la baionetta (v. fig., nn. 5-9).
Ancora oggi in Italia sono armati di sciabola gli ufficiali e sottufficiali di tutte le armi, nonché la cavalleria e l'artiglieria a cavallo (v. fig., nn. 10-13).
Sciabola d'arrembaggio. - Specie di sciabola con la lama leggermente curva e sgusciata dalle due parti; ha una coccia per riparo delle mani ed impugnatura fatta di cordoncini paralleli. Era arma che si usava negli arrembaggi tanto per offesa quanto per difesa.
Sciabola da scherma. - v. scherma.
Sciabola baionetta. - v. baionetta.
Sciabola a sega. - Specie di sciabola con lama dritta, tagliente da una parte e dentata a sega dall'altra; ha impugnatura di legno a crociera corta e dritta simile a quella della daga. Serve da arma e da strumento da tagliare e da segare agli zappatori di fanteria e del genio, i quali adoperano per questo secondo ufficio un arnese detto traversa, che fissano all'estremità inferiore della lama per un foro ivi praticato.
Sciabole orientali. - Sono ordinariamente molto curve e perciò per metterle nel fodero, questo ha posteriormente un'apertura di un terzo circa della lunghezza totale del fodero stesso (v. fig., nn. 15-18). I Persiani hanno parecchie varietà di sciabole, così: la sciabola shemshīr, che è sempre a lama piuttosto stretta e curva e non dissimile dalle sciabole turche; la "sciapalà" nome che significa "sospeso": ha fornimento a croce, manico superiormente ritorto; lama curva, spesso ageminata d'oro (vedi fig., nn. 19-20).
Gl'Indiani hanno in uso anche altri tipi di sciabole, simili alle precedenti, riservate ai raja, e ricchissimamente ornate, così le sciabole dette zaferdakiah. Nel Nepal si fa uso di una sciabola speciale detta kora a lama ricurva, larga verso l'estremità inferiore, con robusta costola dalla parte convessa e filo tagliente dalla parte opposta (v. fig., n. 20).
I Cinesi e i Giapponesi hanno varî tipi di sciabole, poco dissimili fra loro. Sono quasi sempre molto ricche, ornate di metalli fini o di ferro dorato o argentato con manico coperto di tartaruga o d'avorio, e fodero di legno con vernici laccate. Si riportano due figure di sciabole giapponesi dell'Armeria Reale di Torino (fig., nn. 21-22).
Infine si fa cenno a due tipi di sciabole abissine, che sono nel Museo d'Artiglieria di Torino; l'uno detto a fiamma (fig., n. 23), l'altro (fig., n. 24) particolarmente usato dagli Abissini di religione musulmana; questo ha la lama contrassegnata da numerose scanalature praticate parallelamente alla costa. Su queste sciabole sono talvolta incise rozze figure.