scintoismo
L’antica religione del Giappone
Lo shinto («la via degli spiriti») è la tradizione religiosa nazionale del Giappone. Le sue origini precedono l’arrivo di dottrine straniere che avranno grande influenza sulla società giapponese, come buddismo e confucianesimo. I riti dello scintoismo, ancora oggi praticati nei santuari del paese, celebrano l’origine divina della famiglia imperiale giapponese e l’unione sacra fra uomo e natura
Il termine shinto significa «la via degli spiriti» o «la via degli dei»: esso indica la tradizione religiosa e rituale originaria del Giappone.
Rintracciare le origini di tale tradizione è cosa ardua: infatti, i testi più antichi dello scintoismo, il Kojiki («Cronache di antichi avvenimenti») e il Nihongi («Annali del Giappone»), comunque risalgono a una fase più tarda (8° secolo). Alcuni miti in essi raccolti descrivono l’origine del Giappone.
Sino alla fine della Seconda guerra mondiale (1945) l’imperatore del Giappone era considerato il discendente di una divinità, un po’ come gli antichi faraoni egizi: questa ‘verità’ tradizionale era esposta nel mito centrale dello scintoismo, che narra l’origine del paese.
Tra le divinità più antiche ci sono Izanami e Izanagi, sorella e fratello: di loro si narra che crearono le isole del Giappone. Nacque poi Amaterasu, la dea del Sole. Un suo nipote, Ninigi, scese nell’isola di Kyushu – così narra il mito – portando con sé le tre insegne simboliche del potere: lo specchio, la spada e un gioiello dalla forma ricurva, simile a una virgola, chiamato magatama. Ancora oggi questi tre oggetti formano il Tesoro imperiale, che garantisce la continuità rispetto al passato della famiglia regnante e dello stesso Giappone. Da Ninigi sarebbe nato Jimmu Tenno («il guerriero divino»), fondatore della dinastia imperiale giapponese, che dunque può essere fatta risalire direttamente alla dea del Sole, Amaterasu. I suoi discendenti sarebbero responsabili dell’edificazione del più importante santuario scintoista del Giappone, situato a Ise.
Dunque, sin dai primordi il potere imperiale e quello religioso in Giappone sembrano essere strettamente uniti. Nel 1868 lo scintoismo fu designato ufficialmente religione di Stato.
Il fondamento dello scintoismo è la credenza che tutti i fenomeni naturali siano espressione di forze divine, dette in giapponese kami. Il concetto di kami è un po’ diverso da quello di divinità, familiare alla cultura occidentale (si pensi agli dei dell’antica Grecia): si può dire che kami rappresenta quella scintilla divina che è nascosta in ogni cosa, essere o persona.
L’oggetto del culto e del rito è proprio la «residenza» della forza divina, detta iwakura, sia essa una pianta, una roccia o altro. In un secondo momento si è diffusa l’abitudine di creare immagini in legno di divinità o di personaggi divinizzati diventati kami, a imitazione delle sculture buddiste (Buddha e buddismo).
Ma come è fatto un santuario scintoista? La sua struttura è molto semplice, poiché consiste di un edificio in legno (il tempio vero e proprio), recintato, al quale si accede passando attraverso un portale, anch’esso in legno, chiamato torii.
A Ise, il santuario si divide in due zone: una esterna, dedicata alla divinità del riso, che garantisce la sopravvivenza del popolo, e una interna, la più importante, dedicata alla dea solare Amaterasu. L’unico materiale di costruzione è il legno, senza alcun lavoro di decorazione, considerato superfluo. Ogni trave del tempio è intagliata in modo da incastrarsi perfettamente nell’altra, senza che vi sia un solo chiodo.
Il santuario scintoista è sempre collocato in una stupenda cornice naturale, e si fonde con essa. Da milletrecento anni, a Ise il tempio viene ricostruito completamente ogni venti anni. Esso imita così il processo della natura, in cui vita e morte formano un ciclo che si rinnova continuamente.
Anche il rito è molto semplice: si distinguono tre fasi, la preghiera, l’obbedienza e l’offerta.
Il fedele, dopo essersi purificato con acqua fredda, sale sulla piattaforma dell’edificio principale e tira una corda alla quale è attaccato un gong, per richiamare la divinità. Seguono la preghiera e un lungo inchino, che rappresenta l’atto di obbedienza. Infine vengono depositate le offerte, che consistono in cibo e bevande e in strisce di carta ritagliate a zig-zag, che vengono appese ai rami del sakaki, un albero sacro.