BARGAGLI, Scipione
Di nobile famiglia senese, trascorse la lunga vita (1540-1612) soprattutto in mezzo ai libri e tra le cure accademiche. Appena si ricordano di lui le Rime e le Lettere e il Turamino, ovvero del parlare e dello scrivere sanese (Siena 1602), ch'è un dialogo sulla questione della lingua. Più noto è il suo Trattato delle imprese (Venezia 1594), che gli valse di essere chiamato l'Aristotele di tale dotta e curiosa materia; ma la sua fama vive ancora per i Trattenimenti, dove da vaghe donne e giovani uomini sono rappresentati onesti e dilettevoli giuochi, narrate novelle e cantate alcune amorose canzoni (Venezia 1587). Il libro è preceduto da un'introduzione ricalcata su quella del Decameron, e si dilunga nella trattazione dei giuochi e di questioni e dubbî amorosi; la sua parte più attraente è costituita da sei novelle di vario, anzi contrapposto argomento.
Bibl.: S. Bargagli, Novelle, Roma 1891; G. B. Passano, Novellieri italiani in prosa, 2ª ed., Torino 1878, pp. 42-49; A. Marenduzzo, Notizie intorno a Scipione Bargagli con appendice bibliografica, in Bollettino senese di storia patria, 1900; id., Veglie e trattenimenti senesi, Trani 1901; L. di Francia, Novellistica, Milano [1924], I, pp. 670-77.