sclerodermia Malattia autoimmunitaria, appartenente al gruppo delle connettiviti, caratterizzata da fibrosi progressiva che coinvolge la cute e organi interni. Mentre l’eziologia è sconosciuta, la patogenesi autoimmunitaria è supportata dal frequente riscontro di autoanticorpi (per es. anticorpi anti-nucleo, ANA). L’indurimento sclerotico della cute (circoscritto, distrettuale o generalizzato) si estende ai tessuti sottostanti (sottocutaneo, muscoli ecc.) e, nei casi più gravi e avanzati, anche ai visceri (fegato, reni, polmoni, ghiandole endocrine).
Le forme distrettuali e generalizzate hanno generalmente decorso cronico, anche se sono possibili arresti e regressioni parziali della malattia. Di solito colpiscono inizialmente le dita delle mani (sclerodattilia), accompagnandosi a disturbi vascolari di tipo ischemico o con cianosi ecc., che possono far pensare al morbo di Raynaud. La cute diviene dura, tesa e aderente ai piani sottostanti; le dita tendono a irrigidirsi in stato di flessione o semiflessione; se è colpito il viso si ha scomparsa delle pieghe cutanee, fronte liscia e lucente, amimia, difficoltà nei movimenti della bocca e delle palpebre (facies sclerodermica).
La s. circoscritta può presentarsi in placche (o morfea) o in strisce: si manifesta con ispessimenti cutanei ben delimitati, spesso di colorito biancastro o bruno con un alone rosso-violaceo alla periferia, non doloroso né pruriginoso, con scarsa tendenza alla guarigione, ma a prognosi buona. Non esiste una terapia definitiva, sebbene trovino impiego farmaci che ritardano l’evoluzione fibrotica dei tessuti (per es. interferone gamma e alcuni immunosoppressori).