SCUTARI (in alb. Shkodra, Shkodër; lat. Scodra; A. T., 76 bis)
Città dell'Albania a 18 m. s. m., presso il lago omonimo, che la protegge a est, mentre a sud scorre il Drin, immettendo nella Boiana, emissario del lago. È perciò in posizione sicura, anche per l'immediata vicinanza dell'erta collina di Rosafa (133 m.), che si leva isolata dalla pianura ed è un vero baluardo naturale, trasformato dai Veneziani in una fortezza, che nel 1479 sostenne per ben 10 mesi l'assedio dei Turchi. Il clima di Scutari è mediterraneo attenuato con estati calde (media del luglio 24°,5), inverni piuttosto freddi (media del gennaio 4°,4), piogge copiose per la vicinanza dei monti (1430 mm. in 181 giorni). La città vecchia si stende alle falde settentrionali della collina di Rosafa e ha una strada principale che la traversa per intero, con un vivace bazar e il serai o piazza principale. Ne fa parte il caratteristico quartiere dei conciapelli (tabaki) con la moschea detta Xhama plumit, oggi abbandonata. Un piccolo quartiere, assai sudicio, è abitato da Zingari. La città nuova, sorta nel sec. XVIII, è divisa in due quartieri; a ovest quello musulmano, a est quello cristiano con alcune chiese, l'importante Collegio dei gesuiti, il convento francescano e alcuni alberghi. Sotto la dominazione turca Scutari aveva, al principio di questo secolo, circa 50.000 abitanti; ma fu molto danneggiata da un disastroso terremoto nel 1905, poi dalle guerre balcaniche e anche dalla guerra mondiale. Oggi ha circa 30.000 ab.; perciò rimane sempre la seconda città dell'Albania, dopo Tirana. Circa due terzi degli abitanti sono cattolici, e Scutari è sede di un arcivescovo cattolico e anche di un vescovo ortodosso. È centro di svariate piccole industrie locali; ha anche una qualche importanza come centro di navigazione fluviale, per le navi che risalgono la Boiana, per quanto la navigazione su questo fiume, a monte di Oboti, sia precaria e malsicura. Un ponte unisce la città col M. Tarabosh (382 m.), che si leva ripido all'estremità sud del lago e domina la città. Una via rotabile unisce Scutari con Alessio; un'altra si dirige a nord, e, passando il confine iugoslavo, raggiunge Podgorizza.
Storia. - L'antica Scodra sorse probabilmente su un insediamento di popolazioni di stirpe trace. La favorevole posizione fece sì che Scodra avesse relativamente per tempo un notevole sviluppo. Le popolazioni di questa regione rimasero infatti fino al sec. III a. C. in un'organizzazione sociale primitiva, caratterizzata dall'autonomia di consorzî gentilizî o territoriali isolati; e queste condizioni si perpetuarono anche allorché, verso la metà del sec. III stesso, una stirpe di conquistatori ebbe unificato la lunghissima regione costiera fondando un vasto impero a base feudale. Scodra sembra ne divenisse il centro; e anche quando, in seguito alla prima guerra coi Romani (229-228 a. C.), esso si fu molto assottigliato, la città non perse affatto la sua importanza. Essa si trovava ora sotto l'influenza della Macedonia, e un numeroso elemento greco, favorito da questa potenza, doveva esservisi stabilito e prosperarvi. Da un lato vediamo perciò Scodra restare la capitale del regno illirico fino alla sua caduta (167 a. C.), dall'altro il regno stesso parteggiare ora costantemente per la Macedonia. E così il re illirico Genzio fu travolto nella catastrofe del re Perseo suo alleato. Infatti i Romani, nel corso della terza guerra macedonica, invasero l'Illiria e vinsero Genzio di fronte a Scodra stessa. Nella sistemazione che i Romani dopo la vittoria diedero alla regione, Scodra fu la capitale d'una delle tre parti in cui il regno fu suddiviso, la regione dei Labeati, con ordinamento repubblicano. Nell'età imperiale fu città popolosa, dotata del diritto di cittadinanza, nodo stradale importante. Nella nuova sistemazione dell'impero sotto Diocleziano, Scodra fu capitale della Praevalitana.
Nella divisione dell'impero alla morte di Teodosio il Grande (395 d. C.), Scutari spettò all'Oriente. Fra il sec. V e il XII, essa, per quanto abbia avuto a subire incursioni e attacchi da parte dei Goti prima, e quindi, a partire dal sec. VIII, degli Slavi e dei Bulgari, rimase sotto la sovranità più o meno effettiva degl'imperatori bizantini. Dopo la caduta di Costantinopoli in potere dei Latini della IV crociata (1204), se ne disputarono il possesso i dinasti della Zeta, i despoti di Epiro e i re di Serbia. Questi prevalsero verso la fine del secolo. Il dominio serbo si mantenne fino al regno di Stefano Uroš V (1355-1371), quando la Zeta superiore (Montenegro), si rese indipendente sotto Balša I. Scutari divenne sede del nuovo stato. Nel 1396 Giorgio II Balša, pressato dai Turchi, cedette la città ai Veneziani i quali, con un breve periodo d'intervallo, la tennero sino al 1479. Fra gli assedî sostenuti da Scutari in questo tempo, è memorabile quello del 1474 allorché il comandante veneziano, Antonio Loredano, respinse gli assalti di un esercito turco di 30.000 uomini.
Sotto il dominio ottomano Scutari divenne sede di pascià. Nel 1760 il pascià Maometto Bushat si rese indipendente dalla Porta tramandando il potere ai suoi discendenti che si mantennero fino al 1831. Agl'inizî della guerra balcanica (ottobre 1912) i Montenegrini assediarono Scutari che si arrese il 23 aprile 1913. Ma le grandi potenze (conferenza di Londra) avevano già assegnato Scutari al regno di Albania di nuova istituzione.
Bibl.: W. Tomaschek, Die alten Thraker, II, Vienna 1894, p. 83 segg.; C. Patsch, Thrakische Spuren an der Adria, in Jahresch. d. öst. archäolog. Intistuts, X, pp. 169-74; G. Scholz, Beiträge zur Münzkunde von Skodra-Illyrien, in Monatsbl. der numism. Ges., V, Vienna 1901, pp. 123-27; J. Brunšmid, Die Inschriften und Münzen der griechischen Städte Dalmatiens, Vienna 1898, p. 70; J. Marquardt, Organisation de l'Empire romain, trad. franc., Parigi 1892, II, p. 173-75; Ippen, Skutari und die nord-albanische Küstenebene, in Zur Kunde der Balkanhalbinsel. Reisen und Beobachtungen, ecc. V, Sarajevo 1907; Fluss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, A, coll. 828-29.