segnale
Il linguaggio simbolico della comunicazione
Strumento che veicola informazione, il segnale svolge un ruolo essenziale per gli esseri viventi. Naturali o artificiali, sonori o visivi, elettrici o chimici che siano, i segnali hanno da sempre accompagnato e potenziato lo sviluppo della civiltà umana
Il segnale è una delle componenti fondamentali della comunicazione. Si ha un segnale, infatti, ogni volta che un organismo vivente, un corpo materiale (per esempio un corpo celeste) o una macchina, che indichiamo col termine emittente, modifica qualcosa nel tempo e nello spazio fisico che lo circonda. Questo cambiamento diventa un segnale se permette a un altro organismo o macchina, che indichiamo col termine ricevente, di trarre informazioni utili dalla sua presenza.
Qualunque variazione di energia e qualunque oggetto capace di spostarsi nello spazio può diventare un segnale che porta informazione a un ricevente. Abbiamo segnali acustici o sonori, segnali luminosi od ottici, segnali radio, segnali sismici, chimici, elettrici e così via.
Le informazioni portate dai segnali determinano a fondo la vita di tutti gli organismi viventi, dalle piante agli animali all’uomo. In particolare la storia dell’uomo evolve con l’evolvere della sua capacità di costruire oggetti e macchine in grado di gestire (e di fornire) informazioni sempre più precise e complesse: dai primitivi segnali (come una fila ordinata di sassi sul terreno o qualche scalfittura su un osso) su su nei secoli fino al telefono, alla televisione, al computer.
Nell’universo dei segnali un ruolo importante è giocato dai segnali convenzionali, vale a dire da tutti quegli oggetti, strumenti o dispositivi che gli uomini usano per fare segnalazioni. Sono segnali convenzionali per eccellenza tutti i segnali stradali (segnaletica): dai cartelli verticali ottenuti combinando forme geometriche, colori e simboli, ai dispositivi luminosi come i semafori o le luci lampeggianti fino ai grandi segnali dipinti sulla carreggiata. Noti e importanti sono poi i segnali ferroviari (primo tra tutti il fischio del capostazione che indica la partenza di un treno), i segnali marittimi o navali (fari, sirene, boe, il ben noto SOS e così via) e i segnali aeroportuali e aerei (le luci delle piste, i colori delle torri di controllo, i lampeggianti degli aerei in volo).
Ai segnali che regolano gli spostamenti umani si aggiunge la vasta e varia famiglia dei segnali d’allarme (grida, movimenti delle braccia, bandierine, luci, razzi, sirene e tanto ancora), quella dei segnali di sicurezza sul lavoro, quella usata nelle esercitazioni militari e in battaglia. Ma l’elenco è sterminato: dovremmo ancora parlare, per esempio dei familiarissimi segnali acustici di libero e di occupato del telefono, o del segnale orario e così via.
Se la vita dei paesi sviluppati è oggi quella che è, gran parte del merito si deve alla grande famiglia dei segnali elettrici. Essi possono essere analogici o digitali. I segnali analogici usano variazioni dello stato fisico di tipo continuo, in pratica sono quelli che percepiamo con i nostri sensi. I segnali digitali invece sono quelli elaborati estraendo da un segnale analogico campioni che poi vengono riuniti insieme (digitalizzazione), un po’ come succede con la pellicola cinematografica. Rispetto agli analogici, i segnali digitali permettono di studiare i fenomeni in modo straordinariamente più preciso ed è per questo che sono un’acquisizione importante per lo sviluppo della civiltà umana.
Nulla di tutto quel che si è visto finora sarebbe però possibile senza la grande famiglia dei segnali biologici, vale a dire la moltitudine di modi in cui la miriade delle informazioni chimiche necessarie alla vita passa da una componente all’altra di una cellula o di un individuo, da un individuo all’altro e da questo all’ambiente e viceversa. Le cellule si riproducono infatti facendo circolare al loro interno precisi segnali chimici. Sono segnali chimico-elettrici, per esempio, quelli che permettono al nostro cervello di spostare i muscoli. Sono segnali chimici quelli che avvisano il nostro cervello tramite i sensi dell’olfatto o del gusto che il cibo che stiamo ingerendo è guasto o velenoso, oppure piacevole e nutriente.
Studiando i segnali, insomma, ci rendiamo conto che il mondo non è un elenco di cose, ma un grande reticolo di scambi d’informazione.