SEGOVIA (A. T., 39-40)
Città della Vecchia Castiglia, capoluogo dell'omonima provincia (40° 57′ N.; 4° 7′ 34″ O.). È edificata sopra un ardito bastione (998 m. s. m.), isolato a mo' di cuneo fra le valli dell'Eresma e del Clamores, che vengono a congiungersi alla sua base verso occidente, mentre dal lato opposto una profonda depressione si stende tra l'uno e l'altro solco a separare dai sobborghi la parte alta dell'abitato. La città conserva nella sua capricciosa topografia il ricordo di più epoche, quasi del tutto risparmiata, com'è ancora, dalle trasformazioni dei tempi moderni. Le vie tortuose, strette, mal lastricate e per lo più in pendio, mettono capo alla Plaza Azaguejo - attraversata dal famoso acquedotto romano - il centro della vita cittadina (mercato). L'Alcázar, fortezza fatta costruire nel sec. XI da Alfonso VI, domina con uno strapiombo di 80 m. la confluenza dei due fiumi. Della grandiosa cinta di mura costruita dai Romani e riattata anch'essa nel sec. XI, lembi abbastanza estesi si conservano ancora a N. e a S., e copiose del pari sono le tracce dello splendore raggiunto dalla città durante il Medioevo. Allora Segovia era uno dei centri industriali (lane) più importanti della Spagna; oggi l'industria non vi occupa che un posto trascurabile. La popolazione della città, che dovette un tempo superare i 30-40 mila ab., è da mezzo secolo presso che stazionaria: 16.377 abitanti secondo il censimento del 1930.
Monumenti. - Dei resti delle mura romane si è già detto. L'acquedotto, di età traianea, è uno dei maggiori del mondo romano. Nell'ultimo tratto esso si svolgeva con 160 arcate, in grandi blocchi di granito della prossima Sierra, per la lunghezza di m. 818, dei quali 272 a due ordini sovrapposti e in rettilineo, fra il convento di S. Francesco e l'Alcázar. Alcune delle arcate furono però ricostruite nel 1483 dall'architetto De Escobedo. Nel 1250 fu asportata una grande iscrizione dedicatoria in lettere bronzee che correva alla base delle arcate superiori.
La cattedrale, incominciata da Juan Gil de Hontañón e continuata da suo figlio Rodrigo, venne costruita dal 1525 al 1616 e ripete il goticismo fiorito della cattedrale di Salamanca; è a tre navate con transetto, cappelle laterali e deambulatorio. Celebre nella cappella della Pietà la Deposizione scolpita in legno e policromata da Juan de Juni (1571). Il chiostro, gotico, fu ricostruito a pietra a pietra (1524) trasferendolo dalla cattedrale antica al posto attuale. La chiesa di S. Stefano ha un chiostro romanico e un bel campanile di stile di transizione. La chiesa di S. Martino è di stile romanico nella porta, nel portico e nella galleria esterna, e contiene varie tombe e una tavola del sec. XV. D'età romanica sono S. Lorenzo, con galleria esterna come S. Martino e S. Millán, restaurata nel 1900, e S. Clemente, a una sola navata. Più o meno contemporanee di S. Clemente sono le chiese di S. Marco, S. Tommaso, S. Eulalia e S. Giovanni dei Cavalieri, che ora è adattata a studio dei Zuloaga. Alla ricostruzione di S. Michele nel 1558 prese parte probabilmente Rodrigo Gil de Hontañón. Nel monastero gerolimiano del Parral, di stile gotico-mudéjar, la chiesa fu disegnata (1459) dal segoviano Juan Gallego. Il convento di Santa Croce, istituito da S. Domenico (1218), fu poi ricostruito insieme con la chiesa, che ha un'ampia navata gotica e un ricco portale gotico-plateresco, sul cui frontone è una Pietà con il re Ferdinando e Isabella inginocchiati. Nell'Alcázar, opera di diversi secoli, intorno al cortile centrale sono disposte le stanze reali (guaste da un incendio nel 1862) tra cui notevoli quella del trono, opera dell'aragonese moresco Xadel Alcalde, con fregio musulmano e cupola a intreccio di lacci policromi, e quella detta dei re, perché è ornata di effigie di sovrani. La Zecca (1587-1598) è opera di Francisco de Mora. Datano dal sec. XVI il palazzo Palentinos e la facciata della "Casa de los Picos". La chiesa moresca del Corpus Christi (sec. XIII) era anticamente sinagoga. (V. tavv. LIX e LX).
Storia. - L'antica Segovia fu città dell'Hispania Tarraconensis, nel territorio degli Arevaci (dei Vaccaei secondo lo Schulten), situata lungo un diverticolo (da Titulcia) della grande strada romana da Merida a Saragozza. Il suo nome è ricordato la prima volta dagli scrittori latini a proposito della guerra di Viriato (147-143 a. C.) allorché i Segoviani, essendo fatta strage da Viriato delle loro donne e dei loro figli, vollero piuttosto essere spettatori della loro pena che ribellarsi ai Romani. Durante la guerra Sertoriana si svolse sotto le sue mura, nell'anno 75 a. C., una battaglia tra le forze di Metello e le schiere di L. Irtuleio, che trovò la morte nella mischia. In età imperiale appartenne al Conventus iur. Cluniensis. La città, distrutta in gran parte durante le guerre dei Celtiberi, fu ricostruita dai Romani.
Durante la dominazione saracena Segovia cadde in potere dei maomettani; poi, riconquistata, fu difesa da Dia Sanz e Fernán García. Fu distrutta nel 1072 da ‛Alī Moymūn, re moro di Toledo, e riedificata nel 1087 dal conte Ramón. Vi risiedettero a più riprese i re di Castiglia; vi furono tenute, più volte, riunioni delle Cortes. Nel sec. XV, durante il periodo di anarchia che contrassegnò il regno di Enrico IV, Segovia fu uno dei centri dove maggiormente infuriarono le discordie intestine; e anche agitato fu l'inizio del sec. XVI, per la ribellione ai re cattolici del sovrintendente della fortezza Andrea de Cabrera.
Nel 1520, infine, Segovia fu uno dei centri principali della ribellione dei Comuneros (v.).
La provincia di Segovia. - Provincia della Spagna centrale, al limite fra la Vecchia Castiglia, nel cui territorio è compresa, e la Nuova, da cui è separata per mezzo delle Sierre di Guadarrama (Peñalara, 2406 m.), di Somosierra (P. Colgadizos, 1836 m.) e d'Ayllón. È estesa 6827 kmq. e appartiene tutta al bacino del Duero, a cui manda le acque del Riaza, del Duratón, del Cega, del Pirón e dell'Eresmo. I bacini di questi fiumi incidono profondamente la fascia di terreni cretacei che frangia da N. il piede delle sierre, oltre la quale si stende una serie di pianure (diluviali) che costituisce la parte maggiore della provincia. Dove non si è conservato l'originario mantello di conifere, che rappresentano una delle poche ricchezze naturali del paese, queste superficie piatte o leggermente acclivi sono entrate nel dominio della cerealicoltura estensiva, accanto alla quale conserva importanza l'allevamento, in prevalenza ovino, ma con discreto sviluppo di quello bovino nelle regioni marginali montuose. L'industria è quasi del tutto assente, e la provincia consuma più che non produca. Grave è la deficienza di vie di comunicazione, essendo l'intero territorio servito dall'unico tronco ferroviario che per Segovia mette capo a Madrid; scarse sono anche le rotabili.
La popolazione, che contava 150.052 ab. nel 1877, ne aveva 159.243 nel 1900, 167.081 nel 1920 e 174.158 nel 1930. La sua densità (26 ab. per kmq.) è fra le più basse della Spagna. Nessuno dei centri abitati della provincia tocca i 20 mila ab., e uno solo, la capitale, supera i 10 mila. Per la maggior parte, si tratta di antichi insediamenti, ricchi talora di memorie storiche, ma ormai discesi all'importanza di povere borgate rurali (Sepulveda, Cuéllar, Coca, Turégano, Pedrasa de la Sierra, ecc.).
Bibl.: J. M. Quadrato, Salamanca, Ávila y Segovia, in España, sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1884; V. Lampérez, Segovia, Toro y Burgos, Madrid 1899; id., Los palacios españoles de los siglos XV y XVI, ivi 1913; J. Arial, Album del alcázar de Segovia, ivi 1905; I. Gil, El castillo de Loarre y el Alcázar de Segovia, Burgos 1905; e. Colorado, Segovia, Segovia 1908; E. Guerlin, Ségovie, Avile et Salamanque, Parigi 1914; A. Schulten, Numantia, I, Monaco 1914; F. Pellati, L'acquedotto romano di Segovia, in Nuova Antologia, 16 ottobre 1915; K. Miller, Itineraria Romana, Stoccarda 1916; E. Tormo, Segovia, Madrid 1917; C. M. de Rivero, El Ingenio de la Moneda de Segovia, in Revista de archivos, bibliotecas y museos, Madrid 1918; A. Blázquez y Delgado-C. Sánchez Albórnoz, Vias Romanas de Segovia a Titulcia, ecc. (Mem. de la Junta Sup. de Excav., 24), ivi 1920; Marqués de Lozoya, La casa segoviana en los reinados de Enrique IV y de Isabel, in Boletín de la sociedad española de excursiones, ivi 1921; Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, ii, s. v. Segovia, Stoccarda 1921; C. Lecea y García, El Alcázar de Segovia, su pasado, su presente, su destino mejor, Segovia s. a.; Marquéz de Lozoya, Corporaciones de menestreles en Segovia, ivi 1921; J. Agapito y Revilla, Un laborioso arquitecto castellano del siglo XVI: Rodrigo Gil, in Arquitectura, 1923; A. Calzada, Historia de la arquitectura en España, Barcellona 1928; id., Historia de la arquitectura española, ivi 1933.