SELEUCO II
. Figlio di Antioco Teo e di Laodice, nato verso il 265 a. C., divenne re di Siria alla morte del padre, non senza, tuttavia, il sospetto che Laodice avesse alterato a suo favore il testamento, diseredando il figlioletto nato ad Antioco dalla sua seconda moglie, Berenice, figlia di Tolomeo II. Nella guerra che ne seguì, per l'occupazione egiziana di Antiochia, la reazione seleucidica e l'assassinio di Berenice e del bimbo, S. ebbe dapprima la peggio; e dovette non pur acconciarsi alle pretese del fratello minore Antioco Ierace e lasciargli, almeno di nome, il governo sull'Asia Minore fino al Tauro, ma consentire anche a richieste di autonomia comunale da parte di città greche dell'Egeo, quali Smirne. Le ultime campagne, tuttavia, furono a S. assai favorevoli, tanto che gli venne il soprannome di Callinico (Vittorioso). La pace, intorno al 241, fu stretta sulla base dello status quo; ma sembra sia stata rotta ben presto, per nuovi dissensi con Antioco Ierace, che provocarono la cosiddetta guerra fraterna: ad Ancira S. fu pienamente sconfitto e creduto morto. La minaccia di Attalo, alleato di Tolomeo III, e la defezione delle satrapie orientali, indussero, però, Antioco e S. a riconciliarsi; e S. intraprese, anzi, una poco conclusiva spedizione contro i principi ribelli della Partia e della Battriana. Richiamato da un tumulto che scoppiò in Antiochia per opera di Stratonice, zia di S. e dello Ierace, S. riuscì a reprimere la rivolta e a cacciar in Europa Antioco, frattanto battuto dai Galati. Poco dopo, mentre si preparava a combattere Attalo, re di Pergamo, repentinamente morì, sembra per una caduta da cavallo (226-25). Aveva sposato una Laodice, discendente dalla casa di Acheo, dalla quale ebbe i due figli, che gli successero nel regno, Seleuco III e Antioco il Grande.
Bibl.: Oltre le opere generali (A. Bouché-Leclercq, Hist. des Séleucides, Parigi 1913-14, pp. 95 segg., 555 segg.; K. J. Beloch, Griech. Gesch., IV, i, Berlino 1926-1927, p. 674 segg.; IV, ii, p. 537 segg.) e il minutissimo articolo di F. Staehelin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, ii, col. 1235 segg.; cfr. G. De Sanctis, in Atti R. Acc. Torino, XLVII (1911-12), p. 801 segg., 957 segg.; A. Ferrabino, Arato di Sicione, Firenze 1921, p. 283 segg.; W. Otto, in Abhandl. der bayer. Akad. d. Wiss (Phil. - hist. Kl.), XXXIV, i (1928), p. 56 segg.; M. Segre, in Historia, V (1931), p. 241 segg.; C. B. Welles, Royal Correspondence, New Haven 1934, pp. 105 (n. 22), 125 (n. 26), per le lettere di S. alle città del suo impero.