selvaggio (salvaggio)
Due casi nelle Rime; le altre occorrenze sono equamente distribuite tra Inferno e Purgatorio. La forma ‛ salvaggio ' ricorre soltanto nel Fiore.
Dall'essere " incolta e disabitata " (Scartazzini-Vandelli) deriva alla selva in cui D. si smarrisce l'epiteto di selvaggia, a definirne, con aspra e forte, il carattere d'inospitale impervietà (If I 5); epiteto che ritorna nelle parole di Virgilio, quando suggerisce il mezzo di campar d'esto loco selvaggio (v. 93).
Quanto al significato allegorico (e a tal proposito v. SELVA), " dice... questa selva essere ‛ selvaggia ', sì come del tutto strana da ogni abitazione umana, per ciò che nella prigion del diavolo, nella quale noi medesimi peccando ci mettiamo, non è alcuna umanità, né pietà, né clemenzia... Né osta il dire: egli v'abitano gli uomini peccatori; per ciò che questo non è vero; ché, come l'uomo ha commesso il peccato, egli diventa... bestia " (Boccaccio; il Vellutello parla invece di ‛ oscurità ' della selva " oppressa da molti e spessi àrbori ", come una " mente oppressa da molti e spessi errori si rende oscura per non poter usar del lume della ragione "). L'allitterazione selva selvaggia (per cui cfr. Parodi, Lingua 331-332) sembra al Lombardi più ‛ propria ' del " cavae... cavernae " di Virgilio (Aen. II 53), " imperocché tutte le caverne sono cave, e non tutte le selve sono selvagge ".
Non altrimenti " impervia ", " difficile ", è la strada che Virgilio percorre per volontà divina (lui stesso la definisce selvaggia, If XII 92) e che " significa la considerazione de' vizi e de le lor pene " (Buti; il Porena intende " raramente percorsa "). Se con strada si allude soltanto a quel tratto che D. e Virgilio stanno percorrendo nel cerchio dei violenti, s. andrà posto in più precisa relazione con la natura del luogo, particolarmente aspro e dirupato (cfr. vv. 1 ss., 28 ss.).
Un riferimento analogo nel passo del Fiore in cui s., nel senso di " inospitale ", " deserto ", qualifica la terra dove l'Amante approda, costrettovi dalla tempesta (XXXIII 11 [in funzione predicativa], con ripresa in XXXIV 2 quel salvaggio loco).
Il senso dell'aggettivo si connette a quello già visto per If I 5 quando s. è riferito a fiere, come risulta dal fatto che esse 'n odio hanno / ... i luoghi cólti (If XIII 8): sono dunque animali " selvatici ", " amanti delle selve ", fuori delle quali non " truovano pastura " né sicurezza (Boccaccio). Con significato analogo, ma più specificamente tecnico, in Pg XIII 71 (agl'invidiosi un fil di ferro i cigli fóra / e cusce sì, come a sparvier selvaggio / si fa però che queto non dimora): il Porena precisa che " sparvier selvaggio è quello che si prendeva, per la caccia, già adulto, avvezzo alla libertà, e quindi impaziente e irrequieto, soprattutto alla vista dell'uomo: onde durante l'educazione per la caccia gli si cucivano gli occhi ".
Sulla stessa linea si colloca l'esempio relativo all'Italia, vista, come una fera che il malgoverno ha reso indomita e selvaggia (Pg VI 98, in funzione predicativa come in qualche altro caso); o, secondo il Boccaccio, quello della parte selvaggia (If VI 65), il partito dei Bianchi, così definiti " per ciò che messer Vieri de' Cerchi... e ' suoi consorti erano tutti ricchi... e per questo erano non solamente superbi e altieri, ma egli erano salvatichetti intorno a' costumi cittadineschi per ciò che non erano acostanti all'usanza degli uomini " (cfr. anche Compagni I 50, Villani VIII 39). Ma il Parodi, nella recensione al commento Scartazzini-Vandelli: " Vedo che qui, come, per es., nel Torraca, si intende selvaggia ‛ poco socievole ' o simile, e non nel senso tecnico che aveva cittadino selvatico, ‛ venuto dalla campagna ', ‛ non indigeno ' " (Lingua 347; cfr. Pg XXVI 67-69 Non altrimenti... si turba / lo montanaro... / quando rozzo e salvatico s'inurba): e così intende la maggioranza dei commentatori antichi e moderni. Da qui il significato di " forestiera ", che il contesto impone di estendere a quello di " inesperta ", " non saputa del loco " (Buti), in Pg II 52 La turba [di anime]... selvaggia / parea del loco, rimirando intorno / come colui che nove cose assaggia (cfr. i vv. 61-62 Voi credete / forse che siamo esperti d'esto loco). Il Torraca rimanda a Cino Lo gran desio (al v. 34): " selvaggia cioè strana d'ogni pietà ", e a Francesco da Barberino v. 21 " Sta donna [che va a nozze] non dee mostrar d'esser troppo maestra [nelle arti amorose, o simili], Anzi selvaggia e nova ".
Si può accostare qui l'uso figurato di Fiore LXI 8 bestia salvaggia, per indicare " uno strano essere che non conosce l'uso del mondo " (Petronio); e anche il passo di XIV 7, in cui Pietà raccomanda allo Schifo di non essere salvaggio verso l'Amante che non ha mal intendimento: dove s., nota il Petronio, riprende lo strano di XIII 10 e vale " duro e villano ".
La ‛ selvatichezza ' può assumere anche una coloritura di carattere morale, più o meno accentuata: così in Rime LXXXIII 127 (l'uomo che segue leggiadria per sé caro è tenuto / e disiato da persone sagge, / ché de l'altre selvagge / cotanto laude quanto biasmo prezza: Barbi-Pernicone commentano " rozze, prive di saggezza ", con rinvio a Guittone O motto vile 2 " d'onni vertù salvaggio "), e più ancora in Pg XVI 135, dov'è vista come conseguenza dello scadimento degl'ideali di valore e cortesia (cfr. Chimenz): qual Gherardo è quel che tu per saggio / di' ch'è rimaso de la gente spenta, / in rimprovèro del secol selvaggio? " Questo testo è chiaro; ma è notabile, però che chiosa... ‛ E la parte selvaggia ' [If VI 65], cioè nuova, partita dal vivere politico e dalle leggi; sì che dice del secol selvaggio, cioè che vive viziosamente e con peccato " (Ottimo; analogamente gli altri).
Con minore pregnanza di significato, e quindi soltanto " grossolana... a confronto della gentilezza di amore " (Barbi-Maggini), selvaggia dilettanza è il piacere che gli uomini traggono dalla caccia, trascurando le donne e lor gaia sembianza (Rime LXI 11).
Con tutt'altro valore in Fiore XCVI 13, dove l'abito salvaggio, contrapponendosi a roba di color (vv. 3 e 7), com'è definita la veste secolare, indica, contestualmente, l'abbigliamento dei monaci (" che vestono abito salvaggio, diverso dal comune ", Petronio). Vedi SELVATICO.