Senatori a vita
Quella dei senatori a vita è una carica peculiare cui accedono i Presidenti della Repubblica al termine del mandato o cittadini nominati dal Capo dello Stato per avere illustrato la Patria per altissimi meriti. La delimitazione del potere presidenziale di nomina è stata differente nella prassi dei singoli Presidenti così come diverse sono le opinioni registratesi in merito alla determinazione dello status di senatore a vita ed in particolare con riguardo alla partecipazione dei senatori a vita a votazioni politicamente significative. In questo quadro le nomine poste in essere dal Presidente Napolitano si intersecano con il peculiare momento politico-istituzionale del Paese e, in questo ambito, particolare significato ha avuto la nomina a Presidente del Consiglio di un neo senatore a vita, il quale, nelle successive elezioni politiche, si è canditato quale leader di una neonata forza politica.
Il Presidente Napolitano, dopo aver nominato, nel primo mandato, un solo senatore a vita (Mario Monti), il 30.8.2013 ne ha nominati altri quattro (Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia) ed ha definito tali nomine «un segno di ... continuità istituzionale» ritenuto necessario quale conseguenza dei «vuoti» venutisi a determinare «nelle fila dei senatori a vita di nomina presidenziale». Napolitano dunque ribadisce l’interpretazione dell’art. 59, co. 2, Cost. secondo cui cinque sono i seggi dei senatori di nomina presidenziale ed aggiunge un elemento di “doverosità” nell’operato del Capo dello Stato («ho ritenuto di dover colmare i vuoti tristemente determinatisi»), difendendo la validità dell’istituto dei senatori a vita e l’attribuzione del relativo potere al Capo dello Stato («Sempre convinto delle ragioni che indussero i padri costituenti a prevedere quella speciale presenza nel Senato ... e ad attribuire quella facoltà al Presidente della Repubblica») ed indicando i criteri di massima che hanno ispirato le sue scelte («ho questa volta teso in modo particolare a compiere scelte che riprendessero i criteri ispiratori delle nomine effettuate ... dal Presidente Einaudi. Le mie scelte sono così cadute su personalità rappresentative del mondo della cultura e della scienza»). In controluce può forse leggersi, in tale motivazione, il distacco dalla decisione che condusse (9.11.2011) alla nomina di Mario Monti che pochi giorni dopo avrebbe ricevuto l’incarico di formare un "governo tecnico" chiamato ad affrontare la grave crisi economico-finanziaria del Paese1. Perplessità ha fatto sorgere la successiva decisione del senatore a vita Mario Monti di dar vita ad una formazione politica e di candidarsi alle successiove elezioni politiche ponendosi così in contrasto con i caratteri generalmente riconosciuti alla figura del senatore a vita, ritenuta invece estranea all'agone politico.
Nella XV legislatura (2006-2008) l’istituto dei senatori a vita si è posto all’attenzione degli osservatori e della dottrina giacché la situazione di sostanziale parità fra i due schieramenti politici rese decisivo il voto dei senatori a vita (in gran parte favorevoli al Governo Prodi). In quell’occasione si sostenne che l’assenza di una diretta legittimazione democratica imporrebbe ai senatori a vita di astenersi dalla partecipazione a votazioni politicamente significative (quale in primis la fiducia al Governo). A queste argomentazioni sembra rispondere sottotraccia la nota di Napolitano quando difende l’istituto proprio in occasione della nomina di quattro senatori in un momento politico peculiare (quale quello dell’estate 2013) e con la possibilità che al Senato il Governo in carica possa avere bisogno di uno specifico sostegno.
Deve aggiungersi che tale ruolo dei senatori a vita è conseguenza di una legge elettorale che, proprio con riguardo alla composizione del Senato, è (volutamente) sì mal congegnata da rendere non improbabile l’assenza di una maggioranza politica. La possibilità che le scelte presidenziali in materia possano incidere sulle dinamiche politiche (e sulla tenuta del Governo) dimostra quanto il sistema politico-istituzionale si sia allontanato dal modello costituzionale.
1 Al riguardo v. Politi, F., Governo tecnico, in Il libro dell’anno del diritto 2013, Treccani, Roma, 2013.