SERAFINI FRACASSINI, Cesare Salvatore
SERAFINI FRACASSINI, Cesare Salvatore. – Nacque a Roma il 18 dicembre 1838, settimo dei tredici figli avuti dall’orafo e mercante di tessuti Paolo Serafini di Orvieto (il quale assunse poi il cognome del padrino Domenico Fracassini) con la romana Teresa lacobini.
Trascorse l’infanzia ad Albano, presso la zia materna Rosa, che vi teneva uno dei punti vendita del padre, per trasferirsi a Roma nel 1848 e risiedere con la famiglia in un’abitazione al di sopra del negozio paterno di tessuti in piazza Navona, indirizzo riferito dai biografi come via della Sapienza n. 32 ma riportato in un documento del 1857 come piazza Navona n. 101 (Roma, Accademia di S. Luca, Archivio storico, Misc. Tomassetti, vol. 121, n. 105; vol. 143, n. 49, c. 405).
A Roma il giovane Serafini Fracassini frequentò la scuola elementare diretta da Filippo Canini (più tardi divenuto suo precettore privato), partecipando all’attività di burattinai dei propri fratelli Augusto e Ignazio con disegni di scene, costumi e pupazzi. Iniziò a dilettarsi nel disegno, copiando a penna le stampe antiche, e il padre, tramite il pittore Domenico Serafini, riuscì a introdurlo nello studio di Tommaso Minardi, indiscusso caposcuola della corrente purista in Italia. Seguito personalmente da Guglielmo De Sanctis, che gli dette lezioni di geometria, prospettiva e disegno a contorno dall’antico, iniziò così nel dicembre del 1849 la propria formazione artistica, per entrare come allievo nel frequentatissimo studio di Minardi a palazzo Colonna in piazza Ss. Apostoli il 2 gennaio dell’anno seguente (Roux, 1908, pp. 20-24).
Nello stesso 1850 allestì con i fratelli un teatro di marionette nella casa di famiglia, diretto dal maestro Canini, con la collaborazione per scene e costumi di un altro allievo di Minardi, Luigi Fontana. Trasformato in teatro drammatico, nel quale lo stesso Serafini Fracassini recitò come attore, l’esperimento ebbe fine nel 1852 per decisione di Minardi, desideroso che l’allievo si concentrasse negli studi artistici. Sempre nel 1850, infatti, il giovane era stato ammesso come allievo all’Accademia di S. Luca, e nel giugno del 1851 alla Scuola del nudo e delle pieghe, dove ottenne il primo premio nel mese di settembre per il disegno di drappeggio (Roma, Accademia di S. Luca, Archivio storico, Catalogo dei disegni della Scuola del nudo 1754-1872, c. 154). Nel novembre successivo Serafini Fracassini iniziò a frequentare anche la Scuola del nudo, ripetendo nel 1852 il concorso d’ammissione e ottenendo quell’anno il terzo premio ma, come confessava nelle sue Memorie, solo per aver copiato il nudo disegnato dal condiscepolo Marino Marini, che scelse da allora come vicino di posto: «fu il primo anno – ricorda – in cui cominciai a capire qualche cosa del nudo» (Roux, 1908, p. 37; successivamente le Memorie di Serafini Fracassini furono pubblicate, con l’aggiunta di appunti inediti, in Della Massèa, 1948). Nei concorsi della Scuola del 1853 e del 1854 fu «considerato con lode», vincendo il primo premio nel 1856 (Roma, Accademia di S. Luca, Archivio storico, Catalogo dei disegni della Scuola del nudo 1754-1872, cc. 156-157, 159). All’Accademia seguì le lezioni di prospettiva di Annibale Angelini, dedicando il 1854 allo studio delle pieghe.
Negli stessi anni si esercitò sotto la guida di Minardi a disegnare dai gessi, copiare in disegni a puro contorno le statue antiche in Campidoglio (dove si recava con il condiscepolo Giovan Battista Polenzani), disegnare le teste dal vivo sul modello, e studiare l’anatomia (sui trattati di Giuseppe Del Medico e Costantino Squanquerillo, e a lezione dal chirurgo Luigi Laurenzi all’ospedale S. Spirito). Dal 1855 iniziò a esercitarsi alla composizione, tentando invano quell’anno il concorso dei Virtuosi al Pantheon. Il primo premio per la prima classe di pittura ottenuto nel 1857 al concorso sessennale Clementino Pellegrini con la tela Saul irato che scaglia l’asta contro David (Roma, Accademia di S. Luca, inv. 21; bozzetto nei Musei Vaticani), di stretta osservanza minardiana, concluse il suo corso di studi (Baroni, 2002).
Aperto uno studio in via Margutta n. 33, a palazzo Dovinzelli, Serafini Fracassini ottenne nel 1857, tramite uno zio frate, la sua prima commissione pubblica, la pala con l’Apparizione dell’Immacolata Concezione ai ss. Antonio e Girolamo per la basilica di S. Sebastiano fuori le Mura. Iniziò quell’anno la propria attività espositiva, presentando alcuni quadretti di genere alla mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti, cui avrebbe partecipato annualmente fino al 1861. Sempre nel 1857 si fidanzò con Maria Reanda, proveniente da una famiglia titolare di un’importante sartoria a Roma, che aveva dimora nello stesso palazzo dello studio Minardi. Si sarebbero più tardi sposati e avrebbero avuto il figlio Riccardo, poi divenuto pittore, e un secondo figlio morto in tenera età.
Nel 1861 partecipò all’Esposizione italiana agraria, industriale e artistica tenutasi a Firenze, la prima mostra nazionale, con Un dispiacere e Dafne e Cloe, oggi non localizzati ed erroneamente datati al 1857 dai biografi. A Firenze conobbe Bernardo Celentano, che lo iniziò al «principio del verismo» (Gnoli, 1869, p. 556). Il principe Alessandro Torlonia gli commissionò nel 1861 il sipario del teatro Argentina con Numa che ascolta i consigli della ninfa Egeria (perduto; cartone e disegni preparatori a Roma, Museo del Teatro Argentina) e la decorazione del teatro Apollo: sipario con Apollo che consegna a Fetonte il carro del Sole con le Ore e l’Aurora (distrutto; cartone nei Musei Vaticani, disegni preparatori a Roma, Museo del Teatro Argentina) e figure dei Mesi per il soffitto (perdute, disegni nei Musei Vaticani e in collezione privata). Per il principe Torlonia eseguì anche le pitture decorative del casino in S. Pietro in Montorio (Apollo, Muse e putti, 1862-66). Tra il 1863 e il 1867 realizzò la decorazione del teatro Mancinelli di Orvieto: sipario con Orvieto assediata dai Goti e liberata da Belisario (1866, in situ; cartone nei Musei Vaticani, dov’è anche il disegno di una prima idea con il Ratto di Elena e un ritratto a olio del committente, Fabio Pandolfi), pitture del soffitto e bocca d’opera (documenti e pagamenti in Alunni, 1999, pp. 189 s., 204 s., nn. 97, 99).
La lunetta con il Cristo che resuscita il figlio della vedova di Naim dipinta nel 1864 per il monumento Barbosi nel Quadriportico del Verano fu la sua prima opera ad affresco (dispersa; bozzetto nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, disegno preparatorio in collezione privata a Roma). Intraprese quell’anno un viaggio a Napoli, dove studiò soprattutto la pittura di Domenico Morelli. Tra il 1864 e il 1868 eseguì per la chiesa del Suffragio di Albano la Madonna con santi e anime purganti.
Serafini Fracassini fu chiamato da Pio IX a eseguire i dipinti a tempera per le beatificazioni di Pietro Canisio e Margherita Maria Alacoque (1864, Terracina, chiesa del Salvatore) e di Maria degli Angeli e Giovanni Berchmans (1865), e poi per la canonizzazione dei martiri gorgomiensi (1865). Eseguì inoltre su questi temi quattro grandi tele a olio: nel 1864 Il beato Canisio che persuade Ferdinando d’Ungheria a resistere al Luteranesimo (Musei Vaticani) e nel 1867 I Martiri Gorgomiensi (Musei Vaticani), S. Margherita Alacoque in visione (Roma, S. Maria della Pace, terminata da Paolo Mei nel 1869) e la Predica di s. Leonardo da Porto Maurizio in piazza Navona (attualmente non localizzato). I Martiri Gorgomiensi, che celebrava la canonizzazione dei cristiani uccisi a Gorcum dai calvinisti, ebbe un successo enorme: più di ventimila furono i visitatori accorsi ad ammirare la tela nello studio dell’artista prima che venisse trasportata nella sala dei Santi e dei Beati in Vaticano. Essa costituì agli occhi dei contemporanei il capolavoro dell’artista e della pittura moderna a Roma (Gnoli, 1869, p. 559).
Pio IX in persona incaricò Serafini Fracassini della decorazione a fresco della basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, poi completata da Cesare Mariani, Francesco Grandi, Francesco Coghetti e Paolo Mei in seguito alla prematura morte dell’artista. Il primo incarico, nel 1863, riguardò l’arco trionfale, per il quale Serafini Fracassini dipinse nel 1865 il finto mosaico con la Vergine col Bambino fra i ss. Ciriaca, Stefano, Lorenzo e Giustino (bozzetto nei Musei Vaticani, disegni preparatori presso l’Istituto nazionale per la grafica e in collezione privata) e i profeti Daniele e Isaia nei pennacchi sottostanti. In una seconda fase dei lavori l’artista progettò in collaborazione con il cognato scenografo Luigi Bazzani, che aveva sposato la sorella Elena, gli affreschi da eseguire nella navata centrale con storie dei santi Stefano e Lorenzo. Riuscì a eseguire S. Stefano consacrato diacono, unico affresco sopravvissuto al bombardamento del 1943, e oggi trasportato su tela e collocato sopra la porta principale d’ingresso (cartone preparatorio e bozzetti nella Galleria nazionale d’arte moderna di Roma; modello preparatorio per l’intera parete all’Accademia di S. Luca di Roma).
L’affresco con S. Lorenzo che presenta i poveri al proconsole fu terminato dall’amico e collaboratore Mei, il quale realizzò, su cartone di Serafini Fracassini, La condanna di s. Stefano (documenti e pagamenti in Alunni, 1999, p. 182, n. 19; il cartone è conservato presso la Galleria nazionale d’arte moderna, il modello preparatorio per l’intera parete all’Accademia di S. Luca). Gruppi di disegni preparatori per il ciclo si trovano presso la Galleria nazionale d’arte moderna, l’Archivio storico di Terni, e nel Fondo Lanciani della Biblioteca di archeologia e storia dell’arte a Roma.
Nel 1866 Serafini Fracassini ricevette la commissione da un certo Aspinwall di Filadelfia di un dipinto raffigurante lo Sbarco in America di Cristoforo Colombo, oggi noto attraverso due bozzetti preparatori (uno nei Musei Vaticani, l’altro nella collezione Andreoni Nascimbene). A essa fece seguito una seconda commissione americana con il Ritorno di Cristoforo Colombo a Barcellona, rimasta incompiuta e nota per il bozzetto nei Musei Vaticani (Sapori, 1920, pp. 21-22; Alunni, 1999, pp. 207 s.).
Nell’agosto del 1867 il pittore compì un viaggio in Europa: a Parigi per visitare l’Esposizione universale, in Svizzera, Belgio e Inghilterra. Acclamato dai contemporanei come il nuovo Raffaello, fu nominato virtuoso di merito dell’Accademia pontificia dei Virtuosi al Pantheon il 6 settembre di quell’anno, su proposta dell’architetto Salvatore Bianchi (Imbellone, 2016, con documenti). L’anno seguente iniziò una grande pala destinata a Terracina, rappresentante La chiamata di s. Pietro, rimasta incompiuta.
Morì a Roma di febbre tifoide il 13 dicembre 1868, e fu sepolto nel Quadriportico del Verano. Il funerale si svolse con grande concorso di artisti e di popolo, come documenta un acquerello di Pio Joris eseguito per commemorare la cerimonia (Roma, Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea).
Fonti e Bibl.: Orvieto, Biblioteca civica, ms. Cesare Fracassini, Memorie, (1868); Roma, Accademia di S. Luca, Archivio storico, Catalogo dei disegni della Scuola del nudo 1754-1872, cc. 154, 156-157, 159; Misc. Tomassetti, vol. 121, n. 105; vol. 143, n. 49, cc. 405, 407; vol. 144, n. 147; Descrizione del sipario del teatro di Apollo dipinto da Cesare Fracassini, in Eptacordo, 4 gennaio 1864; P. Codronchi, Di un dipinto di Cesare Fracassini, in Il Buonarroti, I (1866), pp. 26-28; L. Meucci, Cesare Fracassini, Roma 1868; E. Narducci, C. S. F. pittore romano. Ricordi biografici, Roma 1868; Cesare Fracassini, in Il Divin Salvatore, 1869, p. 190; D. Gnoli, Pitture di Cesare Fracassini romano, in Nuova Antologia, X, 1869, pp. 555-569; Biografia di Cesare Fracassini pittore, in Roma artistica, I (1872), 8, pp. 56-60; P.E. Castagnola, Cesare Fracassini, in Il Novellatore, I (1872), pp. 73-79; T. Piccolomini Adami, Lettere artistiche di Federico Overbeck e Cesare Fracassini intorno ai lavori in parte progettati in parte eseguiti in Orvieto, Orvieto 1885; O. Roux, Illustri italiani contemporanei..., II, 2, Firenze 1908, pp. 3-42; Cesare Fracassini: discorso tenuto da Saverio Kambo all’Associazione artistica internazionale di Roma..., Roma 1919; F. Sapori, Cesare Fracassini pittore 1838-1868, Roma 1920; P. D’Achiardi, Cesare Fracassini, in L’Urbe, III (1936), 12, pp. 15-26; Id., Cesare Fracassini. Conferenza tenuta alla Pontificia insigne Accademia dei Virtuosi al Pantheon..., Roma 1938; A. Della Massèa, Un pittore troppo celebre e troppo dimenticato: Cesare Fracassini, in L’Illustrazione italiana, LXV (1938), pp. 633 s.; Id., Cesare Fracassini, Roma 1948; S. Alunni, Cesare Fracassini, tesi di laurea, Università di Roma III, a.a. 1996-97; Ead., Cesare Fracassini per i teatri di Roma e di Orvieto, in Bollettino dei Musei Comunali di Roma, XII (1998), pp. 104-122; Ead., Opere inedite di Cesare Fracassini (1838-1868) nei depositi dei Musei Vaticani, in Bollettino dei monumenti, musei e gallerie pontificie, XIX (1999), pp. 177-208; S. Baroni, 1853-1869: i concorsi dell’Accademia Romana di S. Luca, in Le “scuole mute” e le “scuole parlanti”..., a cura di P. Picardi - P. Racioppi, Roma 2002, pp. 425, 429, 435; M.A. De Angelis, Cesare Fracassini, in Allgemeines Künstlerlexikon, XLIII, München-Leipzig 2004, pp. 199-201; S. Alunni, Cesare Fracassini per gli affreschi ottocenteschi della Basilica di San Lorenzo, in Bollettino telematico dell’arte, 25 giugno 2008, n. 499 (in rete); F. Franco, Paolo Mei (1831-1900). Notizie inedite fino al 1867, dalle lettere a Cesare Fracassini, ibid., 13 marzo 2008, n. 483 (in rete); S. Alunni, Lo sbarco di Cristoforo Colombo in America: un bozzetto inedito di Cesare Fracassini, ibid., 10 luglio 2009, n. 530 (in rete); A. Lo Presti, Un “inedito” e ... mezzo di Cesare Fracassini, in Miscellanea orvietana, 2012, n. 4, pp. 29-33; F. Buranelli, Nuove lunette di Cesare Fracassini e Paolo Mei nel Quadriportico del Verano, in Bollettino dei musei comunali di Roma, XXVI (2012), pp. 133-156; A. Imbellone, Cesare Fracassini, in V. Tiberia, La collezione della Pontificia Insigne Accademia di belle arti e lettere dei Virtuosi al Pantheon, a cura di A. Capriotti - P. Castellani, Roma 2016, pp. 256 s. (con documenti).