SECCHI, Serafino
– Nacque a Pavia nel 1560. Non vi sono elementi circa la sua famiglia, sebbene Jacques Quétif e Jacques Échard lo dicano di antica e nobile stirpe e Daniel-Antonin Mortier lo definisca appartenente all’alta nobiltà cittadina. Lo stesso dicasi per la sua infanzia ed educazione. Entrato adolescente nell’Ordine di frati predicatori, dovette seguire il percorso di studio dei novizi di famiglia quanto meno agiata.
Il primo dato certo è quello dalla vera e propria svolta esistenziale che giunse per lui nel 1595, allorché Paolo Isaresi da Mirandola, procuratore generale dell’Ordine, lo prese con sé come socius, figura a metà strada fra il compagno di viaggi, il segretario e il facente funzioni in caso di necessità. L’opportunità per il frate lombardo di entrare in contatto con le faccende connesse al governo di un ordine religioso diffuso in tutto il mondo allora conosciuto fu decisiva. Al seguito di Paolo da Mirandola si stabilì anche a Roma, dove intessé una rete di relazioni. Nel 1601, essendo stato il suo mentore promosso al vescovado di Squillace, Secchi fu designato priore del convento di S. Tommaso di Pavia. Tuttavia il soggiorno nella città d’origine fu di breve durata, perché nel dicembre 1602 la congregazione romana del S. Uffizio lo nominò inquisitore di Ancona. Da lì passò al tribunale di Mantova nell’agosto 1605.
Nel maggio 1608, Angelo Galamini, neoeletto maestro generale dei frati predicatori scelse Secchi come procuratore generale. Ormai stabilitosi a Roma, nell’ottobre successivo, questi cominciò a svolgere l’attività di consultore della congregazione del S. Uffizio. Nel 1609, risulta anche docente di teologia allo Studio della Sapienza.
Nel giugno 1612, in seguito alla concessione della porpora cardinalizia a Galamini, fu celebrato a Roma il capitolo generale per la nomina del successore. Secchi, nonostante la pretesa di Filippo III affinché fosse scelto un frate spagnolo, fu eletto maestro generale con 53 voti sui 60 vocali presenti, grazie al sostegno esplicito del cardinale Scipione Borghese, protettore dell’Ordine, e del medesimo Galamini.
Dotato – secondo Mortier – di grande dirittura morale e di una memoria prodigiosa, il suo governo dell’Ordine fu improntato alla tipica austerità dell’osservanza domenicana, che promosse nelle province francesi. Inoltre, nel corso del suo lungo mandato, durato ben sedici anni, Secchi dovette affrontare questioni annose che tormentavano da decenni l’Ordine. Per esempio, il problema di limitare il numero dei gradi di maestro in teologia e di predicatore generale, inflazionati dalla pressione sociale connessa al desiderio di distinzione e di accesso alle cariche direttive, e quello dell’abitudine di molti frati di vivere al di fuori delle province di appartenenza. Su quest’ultimo punto intervenne un decreto del capitolo generale parigino del 1615 che riaffermava l’obbligo per i religiosi di risiedere nei conventi loro assegnati. Inoltre Secchi s’impegnò affinché la dottrina di s. Tommaso d’Aquino fosse insegnata negli studi domenicani a partire dai testi del dottore della Chiesa, che gli studenti erano obbligati a imparare a memoria. Per l’interpretazione dei medesimi i docenti erano tenuti a servirsi dei commenti di Tommaso De Vio.
Scelse come procuratore generale Luca Castellini da Faenza e come vicario generale, incaricato di governare in sua vece a Roma, Rafael Ripoz da Barcellona. Come socius di quest’ultimo fu chiamato Tommaso De Marinis, destinato a una brillante carriera.
In qualità di maestro generale, celebrò quattro capitoli generali – Bologna (1615), Lisbona (1618), Milano (1621) e Tolosa (1628) – e fu in costante movimento per visitare le province italiane dell’Ordine (1613-17) e quelle iberiche (1617-19). Durante il suo generalato, i domenicani dovettero affrontare varie spinose questioni: in primo luogo il riaccendersi in Spagna della disputa sull’Immacolata Concezione della Vergine Maria, intorno alla quale autorevoli figure dell’Ordine, quale Luis de Aliaga, confessore di Filippo III, cercarono l’appoggio di Secchi, soprattutto rispetto alle pressioni del sovrano affinché i frati spagnoli consentissero, a quelli fra loro che lo desideravano, di pregare e predicare con la coscienza tranquilla a favore dell’Immacolata. Inoltre Secchi dovette far fronte all’ennesimo tentativo di un pontefice di ridurre gli enormi privilegi di cui godevano da secoli i mendicanti: la bolla Inscrutabili Dei providentia emanata da Gregorio XV nel febbraio 1622. Soprattutto furono le province spagnole dei predicatori a mobilitarsi, inviando Domingo de Molina a Roma. Questi ottenne da Urbano VIII, nel febbraio 1625, una prima revoca a favore dei frati iberici e quindi, nel maggio successivo, una seconda bolla che confermava i privilegi dei domenicani. Ciononostante la posizione del maestro generale, nuovamente in visita alle province dei regni di Napoli e di Sicilia, si fece complessa di fronte a un papa, come Urbano VIII, che cominciò a intervenire pesantemente nella regolazione della vita degli ordini religiosi. Infatti, proprio nell’agosto 1625, il papa, a richiesta di numerosi provinciali, stabilì che, per ridurre le spese cui essi erano tenuti per recarsi ogni tre anni ai capitoli generali, questi ultimi si dovessero celebrare solo ogni sei anni. Tale decisione fu assunta senza consultare Secchi. Nel frattempo anche il capitolo generale, previsto a Tolosa per l’anno 1625, a motivo della coincidenza con il giubileo fu rinviato al 1626 e quindi, a causa della situazione politico-religiosa in Francia, legata al conflitto tra la Corona e gli ugonotti, fu rinviato al 1628.
Nella sua qualità di maestro generale, Secchi nel gennaio 1627 fu incaricato dalla congregazione del S. Uffizio di far parte della commissione di 11 qualificatori – composta fra l’altro dai frati predicatori Niccolò Ridolfi, maestro del Sacro Palazzo, e Niccolò Riccardi – per l’esame dell’Atheismus triumphatus del confratello Tommaso Campanella. Il giudizio unanime della commissione fu che il testo conducesse all’eresia e all’ateismo e l’autore dovesse essere processato per tali crimini.
Recatosi finalmente a Tolosa, Secchi partecipò l’11 giugno 1628 al trasferimento dei resti di s. Tommaso d’Aquino – conservati nella chiesa del locale convento dei predicatori – da una cassa di legno a una teca d’argento, avvenimento accompagnato da una fitta serie di cerimonie e di pubbliche processioni all’interno della città, in cui il dottore della Chiesa e l’intero Ordine furono ampiamente celebrati nel quadro della campagna antiprotestante. Una volta concluso il capitolo generale a Tolosa, nell’agosto 1628, Secchi si recò prima a visitare il re Luigi XIII, a La Rochelle, dove si era da poco concluso l’assedio, e poi a Parigi, dove incontrò la regina madre, Maria de’ Medici, e Anna d’Austria, consorte del sovrano.
Mentre era sulla strada del ritorno per Roma, fu colpito dalla febbre e morì ad Avignone il 24 settembre 1628. Prima di morire, chiese che il suo cuore fosse traslato alla chiesa dell’Annunciazione di Parigi, volontà che fu eseguita, come testimonia ancora una lapide.
Fonti e Bibl.: G.M. Piò, Delle vite de gli huomini illustri di S. Domenico, II, Pavia 1613, coll. 392-395; V.M. Fontana, Sacrum theatrum dominicanum, Romae 1666, pp. 468 s.; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, II, Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 379 s.; D.-A. Mortier, Histoire des maîtres généraux de l’Ordre des frères prêcheurs, VI, Paris 1913, pp. 191-281; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis Praedicatorum, Romae 1916, pp. 12, 108; S.L. Forte, I domenicani nel carteggio del card. Scipione Borghese, protettore dell’Ordine (1606-1633), in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXX (1960), passim; M. Miele, La riforma domenicana a Napoli nel periodo post-tridentino (1583-1725), Roma 1963, ad ind.; R. Creytens, Il registro dei maestri degli studenti dello studio domenicano di Bologna (1576-1604), in Archivum Fratrum Praedicatorum, XLVI (1976), pp. 60, 91; I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787: rotuli e altre fonti, a cura di E. Conte, Roma 1991, p. 168; S. Ricci, Davanti al Santo Uffizio. Filosofi sotto processo, Viterbo 2009, p. 204; E. Callado Estela, El confesor regio fray Luis de Aliaga y la controversia inmaculista, in Hispania sacra, LXVIII (2016), pp. 322 s.; H.H. Schwedt, Die Anfänge der Römischen Inquisition. Kardinäle und Konsultoren 1601 bis 1700, Freiburg 2017, pp. 550 s.; J. Schepers, s.v., in Personen und Profile 1542-1700, a cura di H. Wolf, II, L-Z, Tübingen-Paderborn 2020, pp. 1443-1444.