Sessantotto
Movimento di protesta (1967-68) che coinvolse settori del mondo giovanile, in partic. studentesco (➔ ), negli Stati Uniti e in molti Paesi europei. Alla nascita del movimento contribuirono, tra l’altro, la crescita numerica delle masse studentesche, lo sviluppo di una cultura giovanile di massa, l’elaborazione e la diffusione di nuovi contributi teorici di ispirazione marxista, l’influenza esercitata presso ampi strati dell’opinione pubblica dalle lotte di liberazione dal dominio coloniale, dai movimenti rivoluzionari operanti nel Terzo mondo e dai nuovi modelli di socialismo proposti da Paesi come Cuba o la Cina. Del concorso di questi e altri fattori si alimentarono, durante gli anni Sessanta, correnti di opinione e movimenti di protesta che raggiunsero il massimo della diffusione e intensità verso la fine del decennio. In partic., nel 1968, una forte ondata di agitazioni studentesche investì numerosi Paesi occidentali, riuscendo in alcuni casi a estendersi anche ad altri strati sociali. Il S., nato nel contesto della protesta contro l’intervento americano in Vietnam, fece proprie le istanze antiautoritarie ed egualitarie, rivendicando forme di democrazia diretta e di «partecipazione integrale» alla vita politica, che, in assenza di riferimenti teorici alternativi, si concentrarono in una radicale critica delle istituzioni sociali, dalla famiglia alla scuola e al lavoro. Le agitazioni, che culminarono nel cosiddetto «maggio francese», in Cecoslovacchia assunsero i tratti della contestazione antisovietica della Primavera di Praga, mentre altri Paesi, come l’Italia, si misurarono (1968-69) con le lotte del movimento operaio. Il movimento studentesco del 1968, in Italia, segnò l’inizio di una lunga fase di agitazioni sociali, che si estesero dagli studenti ai lavoratori, a settori intellettuali e professionali, e mantennero notevole intensità fin verso la metà degli anni Settanta.