FERRARI, Severino
Nacque il 25 marzo 1856 a San Pietro Capofiume (nell'agglomerato di Alberino), fraz. di Molinella (Bologna), da Luigi, medico condotto, e Giuseppina Sarti, sorella dello scultore Diego. Compiuti gli studi ginnasiali e liceali a Bologna, nel 1874 vi si iscrisse alla facoltà di filosofia, trasferendosi però l'anno dopo all'Istituto di studi superiori di Firenze. Nell'estate del 1876 conobbe G. Carducci, per il quale provò presto grande stima e devozione quasi filiale, testimoniata nel lungo carteggio durato tutta la vita. L'incontro fu decisivo a determinare, sin dagli inizi, l'attività filologica e poetica del F.: ad instillargli, cioè, un entusiasmo per la civiltà latina ed i suoi valori fondanti, un'ammirazione incondizionata per la tradizione lirica italiana e quel "culto della poesia, esercitato col rispetto e con lo studio particolare e paziente dell'opera e della tecnica dei grandi" (Serra).
Proprio nell'ambiente carducciano fiorentino il F., vagamente simpatizzante per il movimento socialista, maturò le sue prime esperienze letterarie. Nel '77, quando A. Bartoli con i suoi studi rendeva popolare la vicenda goliardica, fondò insieme con G. Marradi, L. Gentile, A. Straccali, G. Biagi, U. Brilli e G. Trezza la rivista I Nuovi Goliardi. Quiesordiva come critico con un saggio sulle poesie del primo Parini (fasc. 1, febbraio '77), e curava la pubblicazione di alcuni madrigali inediti di G. B. Strozzi (fasc. 4-5, giugno-luglio). Nello stesso anno componeva le prime liriche: Allo specchio, Un pino, A Maria, di evidente intonazione carducciana, quanto a stilemi figurativi e scelte tematiche (Felcini).
Nel 1878 ottenne il dottorato in filosofia e nel novembre dell'anno Seguente, dopo quattro mesi di vita militare, accettò una supplenza nel ginnasio comunale "G. Guinizzelli" di Bologna, mentre seguiva i corsi universitari di perfezionamento del Carducci. Sempre nel '79, come primo frutto delle ricerche archivistiche sulla letteratura popolare, condotte sotto l'influenza dei lavori carducciani. del D'Ancona di Poesia popolare italiana (1876) e di un maestro della scuola storica come A. Bartoli, arrivava ad attribuire La brunettina, già assegnata al Poliziano, a Baldassarre Olimpio, da Sassoferrato.
Nell'anno scolastico 1880-81 insegnò lettere italiane all'istituto tecnico comunale di Macerata, l'anno seguente era di nuovo a Firenze, ove nell'estate dell'82 presso l'Istituto di studi superiori si abilitava all'insegnamento dell'italiano e della storia. Alla fine dell'anno ottenne a pieni voti la cattedra di lettere, divenendo poi anche preside, al liceo comunale di La Spezia, insegnando anche nel locale istituto tecnico. Sempre nel 1882 pubblicò a proprie spese il primo volume della "Biblioteca popolare italiana" (Firenze), che aveva come scopo l'edizione di documenti di "letteratura popolare antica" giacenti, quasi del tutto ignorati, nelle biblioteche italiane. L'opera, ambiziosa summa "di tutte le forme nelle quali si manifestò e atteggiò lo spirito del popolo italiano", non ebbe grande successo immediato. Più duratura fu invece l'influenza che esercitò, fungendo da repertorio di temi e soluzioni formali, su poeti quali G. Carducci, G. Pascoli e G. D'Annunzio (Felcini).
Nel 1884 il F. pubblicò Il mago (Roma), frutto tardivo delle polemiche dei "nuovi goliardi" (suscitate dalle carducciane Confessioni e battaglie), composto a più riprese (il primo canto è del '77).
Si tratta di un poemetto satirico e allegorico, ispirato all'AttaTroll di H. Heine, ove si narra la fantastica battuta di caccia del mago (Ugo Brilli), innamorato di Biancofiore (la giovinetta del boccacciano Filocolo, qui simbolo della poesia), il quale con i suoi cani (i goliardi) fa strage di numerose bestie (i nemici letterari del Carducci). Nel mirino del F. i bersagli sono molti: l'arte facile e troppo sentimentale dei manzoniani, gli affettati sonetti del fiorentino L. Alberti, la prosa diluita e un po' femminea di E. De Amicis, il turpe realismo di G. Stiavelli e il crudo verismo dei licenziosi imitatori di L. Stecchetti, infine l'infuocata approssimazione del vate M. Rapisardi "che le chiome apre e distende / come un ombrello". In tale opera l'antica poesia popolare e la grande tradizione lirica italiana sono ricreate con eleganza. Ma gli strambotti, le ballate ed i sonetti non si trasfigurano né trasuonano, come già notò il Flora, "in una assertiva originalità di nuova poesia", cadendo talvolta nell'artificio e nell'imitazione.
Ne Ilmago, quando la satira tace per dare spazio alla rievocazione nostalgica e all'idillio amoroso, la poesia guadagna toni dimessi e vagamente intimistici che si intensificheranno nei primi (Ancona 1885) e nei secondi Bordatini (Firenze 1886), e quindi nei Nuoviversi (Faenza 1888), poi in gran parte raccolti nella più ampia e composita Versi raccolti e ordinati (Modena 1892), accanto a poesie già edite in periodici ed a dieci testi inediti.
Nel settembre del 1886 il F. sposò Ida Gini, destinataria di molti suoi versi, e per l'occasione il Pascoli stampò l'Ultima passeggiata. Nello stesso mese ottenne una cattedra nell'istituto tecnico di Reggio Calabria e dovette lasciare La Spezia. Quasi subito però fu trasferito al liceo di Faenza, rimanendovi fino all'88, per esser poi inviato al liceo di Palermo, ove restò un anno. Affetto da una grave malattia agli occhi ottenne il trasferimento al liceo di Modena, in cui insegnò fino al giugno del '93.
In questo torno di anni il F. non dismise l'attività critica e filologica. Nel 1890 curava per la "Biblioteca scolastica dei classici italiani", più nota come "Sansoniana". La Gerusalemme liberata, dando il poema nella forma rispondente agli intendimenti del Tasso, con un commento esegetico di notevole mole documentaria e storica, arricchito da un prezioso apparato di varianti. Nel '91 curava l'edizione e il commento de I sepolcri e Le grazie foscoliani, quindi, l'anno seguente, proponeva l'Antologia della lirica moderna italiana (Bologna), corredata di notizie metriche, ove raccoglieva una scelta di poesie dal Parini al Carducci. Nel contempo, interveniva sul Giornale storico della letteratura italiana a proposito dei Cantici di Fidenzio e dello sviluppo della poesia anacreontica in Italia nel sec. XVI. Nel '93 curò le Prose scelte di Galileo Galilei (Modena) e pubblicò sul Propugnatore (n.s. [VI]) il saggio Questioni e notizie petrarchesche, foriero di nuovi sviluppi negli studi esegetici, con indagini concernenti la storia del testo petrarchesco, delle sue prime edizioni e lo stesso ordinamento delle rime: ad inaugurare un periodo di studi che culminerà nell'edizione critica de Le rime allestita in collaborazione con il Carducci (Firenze 1899).
Nell'agosto del '93 ottenne una cattedra nel liceo "Galilei" di Firenze e venne comandato nell'università di Bologna per coadiuvare il Carducci, trattenuto spesso a Roma in qualità di senatore del Regno. Nel '97 veniva nominato professore ordinario di lettere italiane presso l'istituto superiore di magistero femminile di Firenze, al posto del defunto critico E. Nencioni, continuando, con grave disagio, a sostituire il Carducci sulla cattedra universitaria bolognese. Nel 1900 curava l'edizione commentata delle prose scelte di G. Della Casa, una delle prove migliori del F. filologo (Felcini), volto alla determinazione stilistica di due apocrifi attribuiti all'autore del Galateo. Il28 aprile dello stesso anno inaugurava i suoi studi danteschi con la lettura IlParadiso di Dante tenuta al circolo filologico di Bologna, seguita da una seconda dedicata al canto III del Purgatorio, pronunciata in Orsanmichele il 31 genn. 1901.
Sempre nel nel 1901 furono pubblicati I sonetti (Bologna) che raccolgono ventotto liriche di Maggio (Modena 1893), tutte quelle di Primavera fiorentina (Bologna 1900), più tre inedite.
In questa opera, conclusiva e riassuntiva della sua attività, il F., abbandonate le forme metriche popolareggianti, riprende la misura classica e aristocratica del sonetto. L'idillio amoroso e familiare dei Bordatini è fortemente ridimensionato a vantaggio dei grandi temi sociali ed umanitari e degli argomenti storico-patriottici, in una lingua di aspirazione classicheggiante, talvolta paludata, e dai toni carduccianamente accesi, che spesso rasenta la mera esercitazione accademica. Per unanime giudizio della critica, il F. è orinai lontano dai suoi risultati migliori: da quel sorvegliatissimo recupero di moduli dell'antica poesia popolare, nel segno di un plurilinguismo carico di suggestioni stilistiche; da quel sapiente e limpido tratteggio di figure e luoghi domestici che lo collocano, senza dubbio, in una posizione importante nella poesia del secondo Ottocento italiano, alle soglie della grande esperienza pascoliana.
Nel dicembre igoi fu ordinato docente di lessigrafia e stile italiano nell'università di Bologna. Nell'ottobre del 1904, a causa di un grave disturbo cerebrale., era costretto a lasciare l'incarico, e il 24 dic. 1905 si spegneva nella casa di salute a Collegigliato, nella campagna pistoiese, ove era ricoverato dal gennaio.
Per l'elenco completo degli scritti filologici, critici e storici del F. vedi C. Rivalta, S. F., Note bio-bibliografiche, Bologna 1915. Dell'intera opera poetica, comprese le poesie rifiutate, disperse e inedite, si veda l'edizione critica curata da F. Felcini, Tutte le poesie, Bologna 1966. Per l'epistolario vedi, a cura di D. Manetti, Lettere di S. F. a G. Carducci, Bologna 1933.
Bibl.: Tra i più importanti studi sul F. si ricordano G. Carducci, Arte e poesia, in Nuova Antologia, 1º luglio 1886, pp. 9-15; G. Mazzoni, S. F., Poeti giovani, Livorno 1888; Ph. Monnier, La poésie domestique en Italie, in Bibl. universelle et Revue Suisse (Genéve-Lausanne), agosto 1893, pp. 227-51; P. Mastri, Su per l'erta, Bologna 1903, pp. 75-82; A. Panzini, Per S. F. poeta, in Nuova Antologia, 1º apr. 1906, pp. 427-36; B. Croce, S. F., in La Critica, IV (1906), pp. 357 s.; R. Serra, S. F. poeta [1911], in Scritti, a cura di G. De Robertis - A. Grilli, Firenze 1958, pp. 149-78; P. Pancrazi, S. F. [1923], in Scrittori d'oggi, II, Bari 1946, pp. 251-64; M. Marinelli, La poesia di S. F., Milano 1915; E. Chiorboli, Luci e voci di poesia in S. F., Faenza 1926; G. De Robertis, I versi di S. F. [1929], in Saggi, Firenze 1939, pp. 129-34; M. Valgimigli, S. F. e la religione delle lettere, in Uomini e scrittori del mio tempo, Firenze 1943, pp. 311-38; E. Chiorboli, Il tramonto di S. F. e il ritorno di G. Pascoli a Bologna, in Nuova Antologia, 3 gennaio 1946, pp. 3-14; Id., I "Nuovi goliardi", il F. e i loro amici, ibid., 30 settembre 1950, pp. 30-47; Id., IlF., il D'Annunzio, il Pascoli e il Carducci, ibid., ottobre 1950, pp. 162-82; P. P. Trompeo, Il poeta dei gigli [1945] e Schicchi e Severino [1950], in La pantofola di vetro, Napoli 1952, pp. 203-10; G. Petrocchi, La formazione letteraria di G. Pascoli, Firenze 1953, pp. 13-27; D. Petrini, Dal Barocco al Decadentismo, Firenze 1957, pp. 283-89; F. Flora, Storia della lett. it., V, Milano 1961, pp. 141-48; F. Felcini, Introduzione a Tutte le poesie, cit.; Id., S. F., in Letteratura italiana. I critici, I, Milano 1969, pp. 701-32 (con ricca bibl.); G. Contini, Pref. a Le rime di Petrarca, a cura di S. Ferrari - G. Contini [1957], ora in Varianti e altra linguistica, Torino 1970, pp. 635-43; R. M. Monastra, La "scuola" carducciana, in La letteratura italiana. Il secondo Ottocento, VIII, 2, Roma-Bari 1975, pp-151-87 (con bibl.); S. Comes, Scrittori in cattedra, Firenze 1976, pp. 1-37; P. Zambon, S. F., in Dizionario critico della lett. ital., II, Torino 1986, pp. 238-40 (con bibl.).