tonni, sgombri e pesci spada
Pesci d’alto mare, non scatolette
L’ordine dei Perciformi comprende numerose specie di grande interesse alimentare e commerciale, tra i quali tonni, sgombri e palamite. Si tratta di pesci pelagici di grossa e media taglia che vivono in branchi e nuotano veloci in acque profonde. In primavera si avvicinano alle coste per deporre le loro uova galleggianti. Il pesce spada e i pesci vela invece conducono una vita solitaria
La famiglia degli Scombridi è caratterizzata da una serie di piccole pinne (pinnule) presenti alla base della coda, sia dorsalmente sia ventralmente. Le specie di maggiore importanza alimentare sono il tonno (Thunnus thynnus), lo sgombro (Scomber scombrus) e la palamita (Sarda sarda). Si tratta di nuotatori potenti e veloci, dotati di carni più o meno rosse a causa della presenza di mioglobina nei muscoli. Il tonno, per esempio, è un pesce di grande taglia, caratterizzato da un profilo lanceolato, pinne allungate, ricurve e appuntite, che può raggiungere i 90 km/h. Le sue carni sono molto apprezzate sia fresche sia in scatola ma debbono essere congelate o trattate subito, altrimenti diventano tossiche. I Giapponesi sono i maggiori acquirenti di tonno che comprano da tutti il mondo per circa 200 mila tonnellate all’anno: consumato crudo, il tonno rappresenta uno dei loro più celebri piatti tradizionali.
La pesca del tonno era un’attività secolare dei paesi del Mediterraneo: avveniva nelle cosiddette tonnare, e si svolgeva dalla primavera alla fine dell’estate, quando questi animali si avvicinavano alle coste in grande numero per riprodursi. Purtroppo, le popolazioni mediterranee di tonno sono ormai molto ridotte e il commercio internazionale si è orientato su altre specie, come Thunnus albacares dell’Atlantico.
Lo sgombro è un altro pesce che, come prodotto ittico a lunga conservazione, viene inscatolato e venduto ovunque. In diversi dialetti italiani lo sgombro viene chiamato maccarello, dall’inglese mackerel e dal francese maquereau («ruffiano», perché si dice che accompagni le sardine e le acciughe durante le loro migrazioni).
Il pesce spada (Xiphius gladius) è l’unico rappresentante della famiglia Xifidi ed è diffuso nei mari tropicali e temperato-caldi. Le ossa mascellari e nasali di questo pesce sono estremamente allungate a formare una spada appiattita e aguzza, con i margini taglienti. L’adulto è privo di squame e di denti mascellari, e può raggiungere 4,5 m di lunghezza e 650 kg di peso. Si nutre di pesci, gamberi e calamari che cattura sia in superficie sia in acque profonde. Il pesce spada è uno dei simboli della pesca tradizionale nel Mediterraneo, in particolare nelle regioni dell’Italia meridionale, dove viene cacciato in vari modi ma soprattutto con le cosiddette spadare. Queste sono reti derivanti – cioè non fissate al fondo – che si estendono per diversi chilometri e formano uno sbarramento a elevato impatto ambientale. Infatti numerosi sono i delfini e le tartarughe marine che vengono così intrappolati e annegano. La caccia con l’arpione, anche se molto crudele, è senza dubbio più selettiva, ma richiede una grande esperienza. Durante questo tipo di caccia, se viene avvistata una coppia – cioè un maschio che sta seguendo una femmina – il pescatore cerca di colpire prima la femmina: in questo modo si assicura anche il maschio perché questo si trattiene accanto a lei anche dopo la sua morte.
Molto affini al pesce spada sono i pesci vela (genere Istiophorus) e i marlin (Makaira e Tetrapturus), attribuiti a una famiglia distinta, quella degli Istioforidi. Sono diffusi in prevalenza nei mari tropicali e subtropicali, e si riconoscono immediatamente per la pinna dorsale anteriore molto alta. Insieme al pesce spada rappresentano una delle prede più ambite nella pesca sportiva in alto mare, soprattutto negli Stati Uniti e nelle zone turistiche dell’Oceano Indiano.