SICUREZZA INDUSTRIALE
. La s. i. è determinata dall'assenza di pericoli che possano minacciare l'integrità fisica, psichica e psicologica dell'uomo impegnato nelle attività necessarie per la produzione di beni o nello svolgimento dei servizi destinati ad appagare le esigenze sociali. Esiste s. i. solo quando l'intero complesso dell'industria offre garanzie contro gl'infortuni, le malattie professionali (o da lavoro) e gli altri agenti che abbiano possibilità di alterare il naturale equilibrio del modo di vivere del lavoratore.
La s. i. ha assunto il significato di condizione intrinseca esente da particolari pericoli, si differenzia dall'ergonomia (v. in questa App.) e dalla prevenzione degl'infortuni (v. infortunio, XIX, p. 215; App. I, p. 728; II, 11, p. 36; III,1, p. 876), che costituiscono i sistemi mediante i quali si tende al conseguimento della sicurezza, e non va intesa nel senso limitativo di garanzia di funzionalità ed efficienza dell'azienda o di parte di essa, anche se in mancanza di sicurezza questa non può esistere. Al contrario di quanto potrebbe apparire, non può essere considerata in senso meramente statico, bensì nel quadro di un dinamismo, funzione della continua evoluzione del pensiero umano, che influisce sullo sviluppo della tecnica e sul costume. In altri termini, uno stato industriale ritenuto sicuro in un determinato momento, potrà risultare in un futuro non tale oppure non più tale: nel primo caso l'esperienza avrà smentito le valutazioni preventive, nel secondo la naturale evoluzione e il progredire delle conoscenze potranno essere la causa del mutamento. Questa possibilità appare più evidente allorché riferita alle malattie professionali, molte delle quali sono tuttora ignote alla scienza medica; tuttavia l'organismo umano, che non è in grado di adeguarsi allo stato delle conoscenze scientifiche, subisce ugualmente il danno e perciò la s. i., anche se conseguita in apparenza, quando le scoperte avranno arricchito le conoscenze, non risulterà più tale.
A mutare le condizioni necessarie all'instaurazione dello "stato di s. i." interviene principalmente la presa di conoscenza da parte del lavoratore della personalità intrinseca, di mutate esigenze e di altri numerosi fattori soggettivi: è questo un settore vasto, difficile a intendersi e ancora non completamente esplorato, nel quale la psicologia ha possibilità di operare e d'intervenire in modo determinante.
Pare quindi giusto affermare che la s. i. è in massima parte rappresentata da uno stato oggettivo, valutabile tuttavia in funzione di reali e potenziali effetti sull'uomo, e dipende dall'instaurazione e mantenimento di particolari equilibri fra molti elementi oggettivi e soggettivi; questi equilibri vanno definiti con criteri fisici di tipo perfetto, ipotizzabili all'istante ma impossibili a conservarsi.
La prevenzione degl'infortuni e l'ergonomia tendono entrambe all'instaurazione di simili equilibri, che definiscono "armonizzazione fra uomo, macchina e ambiente di lavoro", non limitati ai soli aspetti che possano interessare il fisico dell'uomo, ma estesi al più vasto contesto della sfera psichica e psicologica. Realizzare praticamente la s. i. riesce estremamente difficile perché bisogna saper armonizzare con l'uomo un'infinità di elementi eterogenei che non è facile enumerare. Per fornire un'idea si dirà che quelli oggi reputati più importanti, e dei quali nel sistema moderno occorre tener particolarmente conto, sono oltre alle macchine, agl'impianti e ai processi produttivi: l'ambiente fisico di lavoro, i sistemi di conduzione e governo delle persone, il grado d'impegno mentale richiesto dal lavoro, la monotonia, i rumori, le vibrazioni, le radiazioni ionizzanti, i campi elettromagnetici, il "microclima" con la temperatura, umidità relativa, velocità dell'aria, presenza di gas, fumi, polveri, vapori, ecc.
Tutto questo ha fatto sì che i più attuali criteri e indirizzi per la realizzazione della s. i. suggeriscano la predisposizione del grado possibile di sicurezza prima che l'esercizio dell'impianto abbia a iniziare.
Al mantenimento dell'equilibrio conseguito si tende a mezzo di un sistema di vigilanza avente lo scopo d'impedire che il tenore iniziale abbia a deteriorarsi; questo riesce impossibile come il seguente esempio cercherà di porre in evidenza. Uno dei tanti equilibri necessari, e la somma dei quali determina la s. i., va instaurato fra lavoratore-operatore e la macchina utensile che lo coadiuva nella propria opera. Quest'ultima, progettata opportunamente e costruita abilmente, all'inizio della operatività, se sono stati tenuti presenti tutti i necessari canoni, può essere "armonizzata" con l'uomo e perciò innocua in assoluto. È noto che la progettazione si basa essenzialmente sulla conoscenza dei materiali, con particolare riferimento alla loro resistenza, e sulla conoscenza dell'entità e natura delle sollecitazioni alle quali verranno sottoposti; la buona conoscenza della meccanica e della scienza delle costruzioni contribuiscono al conseguimento di un risultato soddisfacente. Ancora oggi tuttavia la conoscenza dei materiali e della natura e reale entità delle sollecitazioni è approssimata in modo tale da lasciare fasce d'incertezza alle quali si tenta di sopperire adottando opportuni coefficienti di sicurezza che non riescono ugualmente, per motivi noti, ad annullare il rischio. Le incertezze si accentuano e aumentano, nonostante la manutenzione preventiva, allorché si progetta in presenza di sollecitazioni a fatica. Perciò una parte o un pezzo di quella macchina, importante ai fini della sicurezza, può all'improvviso spezzarsi, né esiste sistema o metodo praticamente attuabile e compatibile con le esigenze economiche, idoneo a impedire l'evento sfavorevole; assai spesso il guasto determina un infortunio e rompe l'iniziale equilibrio.
Tutto quanto considerato fa sì che alla s. i. oggi si tenda con ogni mezzo, in vista di uno stato di perfezione irraggiungibile.
Risultati soddisfacenti si conseguono considerando, in antitesi con un taylorismo mal interpretato, l'uomo come realtà inalienabile, immodificabile, intangibile, né passibile di adattamento (oltre certi limiti) ad altre esigenze, e quindi imponendo un adeguamento a tale uomo dell'intero processo industriale a mezzo di interventi ergonomici, oggi facilitati dallo sviluppo della cibernetica: in tal senso vengono indirizzati verso concezioni più consone l'ideazione, l'intera progettazione, la realizzazione dell'impianto e perfino l'industrial design. Anche l'esercizio resta totalmente interessato ed è proprio per questo che non è sufficiente tener conto della realtà in atto, ma occorrono previsioni (sugli aspetti oggettivi e soggettivi) che conservino validità per tutta la durata produttiva degl'impianti. La prevenzione degl'infortuni, che deve anche tentare l'adeguamento (a posteriori) degl'impianti alle mutate esigenze del soggetto o fornire correzioni per le previsioni errate, ottiene risultati molto modesti che non accontentano. L'indirizzo più recente per il conseguimento di un grado di s. i. abbastanza soddisfacente, è basato su un particolare sistema denominato "omologazione di sicurezza", che prevede una compartecipazione più ampia e un contributo generalizzato più qualificato alla causa della s. industriale.
Si tratta in realtà di attribuire a gruppi di persone specializzate in discipline varie (ingegneria, medicina, sociologia, psicologia, matematica, fisica, architettura, sindacalismo), riunite in équipe, il compito d'individuare i parametri di sicurezza nell'ambito dei quali debbono operare progettisti, costruttori, installatori, impiantisti, ecc. Individuati i parametri, questi vanno tradotti in norme di legge e di buona tecnica, che debbono indirizzare obbligatoriamente la progettazione e la costruzione. Infine va previsto un istituto incaricato di accertare, a mezzo dell'omologazione, se l'impianto ultimato sia stato costruito nel rispetto delle norme indicate. L'omologazione di sicurezza prevede non solo l'ultima operazione, ma tutto il complesso indicato.
L'Italia in questa materia è all'avanguardia: già viene effettuata un'omologazione molto simile a quella di sicurezza sui ponteggi metallici che costituiscono opera provvisionale nelle costruzioni edili; i controlli vengono effettuati dall'Ente Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni (ENPI), nel proprio centro di ricerche e controlli di Monteporzio Catone (Roma) e consistono in prove di collasso che pongono in particolare evidenza il modo di operare e reagire dei vincoli, nonché la resistenza del materiale. Altra omologazione di sicurezza, più limitata, è in atto per gli apparecchi di sollevamento e gl'idroestrattori a uso industriale, soggetti a verifica periodica obbligatoria.
La misura del grado di s. i. o dell'esatto tenore di sicurezza settoriale o della singola azienda è uno dei problemi, la cui soluzione ha interessato e interessa gli studiosi. Applicando alcuni aspetti della teoria dell'informazione si cerca di ricavare il grado di sicurezza dal valore medio dell'informazione fornita dai sistemi di allarme, dai comandi, ecc.; sono stati rilevati ingegnosi parametri che non è stato possibile utilizzare con buoni risultati pratici soprattutto per difetto di uniformità.
Anche l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gl'Infortuni sul Lavoro (INAIL) è direttamente interessato alla valutazione preventiva del grado di sicurezza per poter fissare con equità il tasso assicurativo. Per questo si è ricorsi alla valutazione del rischio specifico delle lavorazioni, elemento che ha senso esclusivamente se riferito all'insieme delle industrie e subordinato all'indice infortunistico: si tratta comunque di valutazioni a consuntivo trasferite alla sede previsionale e consistenti in stime dirette del grado di sicurezza basate sul numero di infortuni causati e anche sulla gravità degli stessi.
È evidente che il grado di s. i. nazionale deriva dalla somma ponderale dei gradi di sicurezza delle singole aziende.
Il conseguimento di una soddisfacente s. i. è l'unico mezzo idoneo per ridurre il grave fenomeno infortunistico che oggi affligge tutti gli stati. Il problema ha assunto un aspetto sociale di sì vasta portata da indurre lo stato moderno a farsene direttamente carico e perciò a emanare norme e leggi tendenti all'instaurazione del miglior grado di sicurezza ipotizzabile.
Il ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha chiesto da tempo al Parlamento la delega per poter emanare norme sull'omologazione di sicurezza di macchine particolarmente pericolose. L'incarico di approfondire scientificamente la materia è stato attribuito alla presidenza dell'ENPI, che sta espletando l'incarico con l'ausilio di un Comitato tecnico di esperti.
Con la l. 23 dicembre 1978, n. 833, lo stato italiano si è assunto l'onere della tutela della salute che ha considerato fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. Il legislatore ha ritenuto che la prevenzione delle malattie e degl'infortuni, in ogni ambito di lavoro, contribuisca al conseguimento di tale finalità.
La s. i., nel nuovo contesto, pur mantenendo caratteristica immutata, viene a proiettarsi più marcatamente nell'insieme delle condizioni che contribuiscono alla conservazione della salute; per realizzarla, la partecipazione attiva dei lavoratori diviene presupposto insostituibile e la responsabilità di attuarla viene trasferita dal ministero del Lavoro a quello della Sanità.
Allo stato viene fatto obbligo di dettare, con legge per fini prevenzionali, norme in materia di omologazione di macchine, di impianti, di attrezzature e mezzi personali di protezione: l'omologazione di sicurezza viene riconosciuta ufficialmente metodo per il conseguimento all'origine della s. industriale.
Il governo è delegato a emanare, entro il 31 dicembre 1979, un decreto, avente valore di legge ordinaria, per la fondazione dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro. All'Istituto è attribuito anche il compito della determinazione dei criteri di sicurezza e dei relativi metodi di rilevazione: riuscirà conseguentemente possibile accertare se lo stato di s. i. sia in sincronismo con l'evoluzione e il tenore di civiltà in atto.
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