sicurezza sociale
Lo Stato tutela i cittadini
Il sistema di sicurezza sociale è costituito da un insieme di interventi e di prestazioni erogati dalle istituzioni pubbliche che mira a tutelare i cittadini in condizioni di bisogno e a coprire rischi come disoccupazione, infortuni, malattie. Le prestazioni, che possono essere monetarie o ‘in natura’, per esempio istruzione di base e assistenza sanitaria, sono finanziate mediante il fisco oppure attraverso un fondo costituito dai contributi versati dai cittadini
L’idea che lo Stato debba assicurare la tutela dei cittadini che si trovano in una situazione di bisogno, garantendo un certo benessere sociale (benessere, Stato del), comincia a farsi strada nel 19° secolo.
I passi fondamentali in questa direzione sono le Poor Laws («leggi sui poveri») inglesi del 1834, l’assicurazione obbligatoria per infortuni, vecchiaia e malattia introdotta in Germania negli anni Ottanta dell’Ottocento, e il cosiddetto Piano Beveridge (dal nome del deputato liberale che lo presentò) adottato in Gran Bretagna nel 1942, che prevedeva un reddito minimo e un servizio sanitario gratuito per tutti i cittadini.
I sistemi di sicurezza sociale sono detti universalistici quando le prestazioni sono estese a tutti i cittadini, occupazionali quando i diritti alle prestazioni sono riservati ai lavoratori e assistenziali quando tali prestazioni sono subordinate all’accertamento di uno stato di bisogno o di povertà. Infine sono detti previdenziali quei sistemi nei quali l’erogazione delle prestazioni è legata al precedente versamento di contributi da parte dei cittadini.
I sistemi di assistenza sociale sono ispirati al principio secondo cui ogni individuo ha diritto alla garanzia di uno standard minimo di benessere. Le prestazioni non sono legate al versamento di contributi da parte dei beneficiari e quindi i mezzi finanziari vengono attinti tramite il sistema fiscale (fisco). Gli interventi assistenziali possono essere monetari (integrazioni e sussidi salariali) e ‘in natura’ (beni e servizi pubblici gratuiti: alloggi, sanità, istruzione).
La previdenza sociale serve a prevenire condizioni di bisogno di persone che dipendono totalmente dal loro lavoro. Le istituzioni fondamentali sono i sussidi di disoccupazione e i sistemi pensionistici. I sistemi pensionistici distribuiscono pensioni al verificarsi di una delle tre seguenti condizioni: raggiungimento di un limite di età (età pensionabile) e cessazione di ogni attività lavorativa; morte di un partecipante al sistema e presenza di eredi diretti che non lavorano; condizioni di invalidità che riducono in tutto o in parte le capacità lavorative. Le prime due condizioni danno luogo a un’unica categoria di pensioni, chiamata pensioni vecchiaia e superstiti, la terza a quella delle pensioni di invalidità.
Le pensioni vecchiaia e superstiti sono finanziate in genere con il metodo della ripartizione: le prestazioni a favore dei pensionati sono coperte con il prelievo contributivo sui lavoratori attivi.
Una serie di fattori, tra cui in particolare l’aumento della popolazione anziana, ha messo in crisi questo sistema, inducendo molti paesi occidentali a intraprendere una serie di riforme. In Italia la riforma del 1998 ha sostituito il sistema pensionistico retributivo, in cui la pensione è calcolata sulla media degli stipendi percepiti dal lavoratore negli ultimi cinque anni, con un sistema contributivo, in cui la pensione è calcolata in base ai contributi versati per tutta la vita lavorativa.
I sistemi di sicurezza sociale basati sui diritti di cittadinanza interessano tutti i cittadini in quanto tali: essi sono quindi caratterizzati dalla globalità, dall’equità e dall’uniformità degli interventi. Le prestazioni legate ai diritti di cittadinanza intendono assicurare il raggiungimento dello standard minimo di benessere, assicurando un reddito minimo garantito o servizi pubblici gratuiti (istruzione di base e assistenza sanitaria).
Il dibattito sul ridimensionamento del ruolo dello Stato, che ha investito anche il sistema della sicurezza sociale, ha visto emergere proposte che, nelle versioni più radicalmente liberiste (liberismo), prevedono da un lato l’attribuzione allo Stato delle sole prestazioni legate ai diritti di cittadinanza e alle funzioni assistenziali, e dall’altro la privatizzazione delle funzioni di tipo previdenziale.