SIEGBURG
Città della Germania, nel Nordrhein-Westfalen, fondata in epoca medievale sul Siegberg (od. Michaelsberg), cima vulcanica lungo il corso del fiume Sieg.In origine in questo luogo sorgeva il castello dei conti di Auelgau, divenuti nel sec. 10° conti palatini. Nel corso della lotta contro l'arcivescovo di Colonia Annone II (1056-1075), il conte palatino Enrico il Furioso perse il castello, che lasciò il posto alla costruzione di un'abbazia benedettina, fondata dallo stesso arcivescovo. L'insediamento posto ai piedi del monte, Vicus Antreffa (Wisplinghoff, 1964), che aveva una parrocchiale sin dal tempo dei conti palatini, venne ampliato e affidato all'abbazia appena fondata. Poco dopo, nel 1069, la località ottenne dall'imperatore Enrico IV i diritti doganali, di mercato e di monetazione; successivamente, nel sec. 12°, essa venne rafforzata; al 1182 risale la prima citazione di S. come città (Monumenta Annonis, 1975, p. 52).Nell'abbazia di St. Michael, fondata nel 1064, si insediarono dapprima monaci provenienti da St. Maximin di Treviri e quattro anni più tardi monaci cluniacensi riformati, provenienti dall'abbazia di S. Benigno di Fruttuaria (prov. Torino). La consacrazione dell'edificio protoromanico avvenne a opera dell'arcivescovo Annone II nel 1066. Esso, secondo gli scavi (1948-1949), doveva essere una basilica a pilastri, a tre navate e a cinque campate con transetto poco emergente, cripta, torri a pianta circolare agli angoli del coro, una breve campata prima dell'abside semicircolare a E e due absidi laterali; non si è potuto stabilire invece come la chiesa terminasse nella parte occidentale. Nel 1180 la cripta venne ampliata per la prima volta e nel 1404-1410, sotto l'abate Pellegrino di Drachenfels, avvenne la ricostruzione del coro, a una campata e con conclusione a 5/8, insieme a l'ultimo ampliamento della cripta. Nel sec. 17° si ebbe la riedificazione del corpo longitudinale; dopo la distruzione avvenuta in seguito alla seconda guerra mondiale ci fu la ricostruzione in stile romanico. Per la cripta dell'edificio originario è stata accertata l'esistenza di alte nicchie a sezione semicircolare e di un'ampia navata centrale. Nel 1080, con l'abbassarsi del pavimento del transetto nella chiesa superiore si abbassò anche la volta. Per questa ragione la cripta sottostante ottenne in quest'epoca una nuova suddivisione interna in sette navate e tre campate, con volte a crociera, non costolonate e prive di archi longitudinali e trasversali, sostenute da colonne. Il tipo di capitello a dado, con aggetti angolari e privo di abaco, si ritrova anche nelle parti più antiche della cripta del duomo di Bonn.Gli scavi del 1948-1949 hanno individuato nel corpo longitudinale la base dell'altare romanico, davanti al quale si trovava la tomba del fondatore del monastero, l'arcivescovo Annone II. Già nel 1183 questi venne proclamato santo e le sue spoglie furono deposte in una cassa-reliquiario, detta poi di Annone, e collocata al di sopra dell'antica sepoltura. La cassa (cm 157 ´ 46 ´ 78), oggi in prestito permanente della chiesa di St. Servatius, dove fu portata nel 1812, si avvicina all'opera di Nicola di Verdun e va annoverata tra i capolavori dell'oreficeria renano-mosana del 12° secolo. Sfortunatamente è andata perduta la decorazione plastica dell'opera (fusa ai primi dell'Ottocento insieme ad altri pezzi del tesoro dell'abbazia); tuttavia lo stato originario può essere ricostruito in base alle descrizioni e ai dipinti settecenteschi raffiguranti la cassa. Al di sotto dell'arco trilobo della fronte si trovava Annone II, fiancheggiato da due angeli, e nei tre medaglioni sovrastanti erano raffigurati il busto di Cristo e due angeli. Sul lato posteriore compariva S. Michele con il fondatore, il custos Henricus, tra gli arcangeli Gabriele e Raffaele e nei medaglioni si trovava la Vergine tra s. Serapia e s. Sabina. I rilievi che costituivano la copertura a spioventi del reliquiario narravano scene della Vita di Annone II. Nelle arcate di uno dei lati lunghi erano raffigurati, seduti in trono, i Ss. Materno, Severino, Ebregisilo, Cuniberto, Agilulfo ed Eriberto, arcivescovi di Colonia; sul lato opposto si trovavano i Ss. Maurizio, Innocenzo, Benigno, Vittore, Vitale e Demetrio. Negli spazi di risulta tra gli archi sono conservate figure di evangelisti e apostoli.Sia la struttura architettonica della cassa sia le figure negli spazi di risulta indicano una parentela con la cassa dei Re Magi nel duomo di Colonia. Le restanti figure sono molto prossime al Maestro di Maria, nella cassa di S. Eriberto (Deutz, Neu St. Heribert, Schatz), e ai più antichi rilievi nelle casse-reliquiario di S. Maurino e di S. Albino (Colonia, St. Pantaleon, Schatz). Quest'ultima in particolare può considerarsi la più diretta discendente del reliquiario di Annone.La parrocchiale di St. Servatius venne fondata nel sec. 10° dai conti palatini che erano allo stesso tempo anche balivi della fondazione di S. Servazio a Maastricht. Nel sec. 11° la chiesa divenne possedimento dell'abbazia e nel 1170 cominciò a essere ricostruita come basilica con tribune a tre navate, con copertura piana e torre occidentale inserita nell'edificio; la conclusione orientale non è nota. Nell'ultimo quarto del sec. 13° fu costruito un coro più grande in forme protogotiche. Contemporaneamente era stata programmata anche una ricostruzione della navata, che tuttavia non fu mai effettuata. Soltanto nel sec. 16° si ebbe un nuovo edificio. Nel corso della seconda guerra mondiale la chiesa subì gravi danni e venne quindi ricostruita.Particolarmente imponente è la torre del tardo sec. 12°, che si erge per cinque piani a O, costruita in tufo di Wolsdorf con membrature di tracite. Al di sopra del portale ad archivolti, all'interno di una cornice rettangolare emergente, cinque arcate cieche e cinque colonne decorano il piano terreno. I piani seguenti sono articolati tramite lesene angolari, pilastri, semicolonne e fregi ad archetti tondi, quindi la torre termina con il piano della cella campanaria dell'inizio del 13° secolo.Della chiesa tardoromanica si sono conservate solo la navata mediana, fino a metà altezza, e quella laterale nord, coperta a crociera, con l'atrio posto di fronte alla campata mediana, risalente al 1200 circa. Le aperture romaniche delle tribune, con la triplice arcatura inscritta in un arco cieco a pieno centro, si sono conservate soltanto nella campata occidentale della navata centrale. L'edificio romanico era strettamente collegato alla chiesa di St. Ursula a Colonia. All'ultimo quarto del sec. 13° risale l'impianto del coro con conclusione a 5/8, composto da un coro maggiore di due campate e due cori laterali a campata unica. La volta a stella di epoca tardogotica e le finestre biassiali a traforo tra i contrafforti costituiscono uno dei capolavori della scuola architettonica di Colonia del maestro del duomo Arnoldo. La pianta del coro presenta sostanzialmente analogie con quella del coro dell'abbaziale di Mönchengladbach, nei pressi di Düsseldorf, mentre la struttura e la plastica architettonica mostrano parallelismi con le cappelle del coro nel duomo di Colonia, dal quale deriva anche il traforo delle finestre.Nella chiesa di St. Servatius (Schatzkammer) si conserva uno dei più ricchi tesori di oreficeria di epoca romanica, costituito da manufatti realizzati per l'abbazia di St. Michael ed entrati in possesso di St. Servatius solo nel 1812. Tra gli altri oggetti si può ricordare la cassa detta dei ss. Maurizio e Innocenzo (cm 153,5 ´ 48 ´ 72,5), che, ispirata al reliquiario di Annone, fu prodotta in una bottega di Colonia intorno al 1180-1190. Anch'essa è realizzata in forma di edificio, rivestita da lamina di rame dorato e smaltato e presentava in origine un programma figurativo che non si è conservato.Anche il reliquiario a cassa detto di s. Benigno (cm 102 ´ 43 ´ 62) presenta la medesima forma dei precedenti e fu realizzato dopo quello di Annone, tra il 1185 e il 1190. La sua decorazione architettonica è arricchita da filigrana, ornata da pietre preziose agli angoli e ai timpani, da capitelli e da un coronamento con decorazione di foglie e palmette, con l'aggiunta di motivi figurativi.L'altare portatile detto di s. Maurizio (cm 33 ´ 22 ´ 16,5) fu realizzato nella bottega di Eilberto di Colonia intorno al 1160. La cassa è in legno di quercia, rivestita da rame dorato e smaltato con piedi in bronzo a testa di drago. Lungo i lati si trovano placchette a smalto con figure stanti di profeti, mentre intorno alla lastra di porfido di copertura compaiono i dodici apostoli, la Trinità, Adamo nel sepolcro, il Noli me tangere, le Pie donne al sepolcro e l'Ascensione. Un analogo altare portatile si trova anche nell'abbaziale di Mönchengladbach (Propstei- und Münsterkirche St. Vitus, Münsterschatzkammer).L'altare portatile detto di s. Gregorio (cm 37,5- 23-16,8), datato al 1180, simile a quello di s. Maurizio, è anch'esso originario di Colonia ed è datato al 1180. L'artista che lo realizzò viene convenzionalmente chiamato Gregoriusmeister. Alle pareti sono raffigurati a smalto profeti impegnati in una disputa e sulla copertura, intorno alla lastra di serpentino, otto scene dalla Vita di Cristo. Il programma figurativo è infine completato da girali in smalto con ornamentazione fitomorfa, finemente dentellata, nella quale sono rappresentati gli apostoli e altri santi.
Bibl.:
Fonti. - Libellus de translatione sancti Annonis archiepiscopi et miracula sancti Annonis, a cura di M. Mittler, H.R. Fehlmann, W. Löhr (Siegburger Studien, 3-5), 3 voll., Siegburg 1966-1968; E. Wisplinghoff, Urkunden und Quellen zur Geschichte von Stadt und Abtei Siegburg, Siegburg 1964.
Letteratura critica. - H. Schnitzler, Die Goldschmiedeplastik der Aachener Schreinswerkstatt (tesi), Bonn 1934; id., Der Dreikönigenschrein, Bonn 1939; S. Gevaert, A propos de la châsse de Saint Annon, RBAHA 10, 1940, pp. 5-10; H. Peters, Der Siegburger Servatiusschatz, Honnef 1952; A. Verbeek, Der salische Gründungsbau der Siegburger Abteikirche und seine Nachfolge, in Gedenkschrift Ernst Gall, a cura di M. Kühn, L. Grodecki, München-Berlin 1965, pp. 31-50; G. Zehnder, Der Siegburger Servatiusschatz, in Heimatbuch der Stadt Siegburg, II, Siegburg 1967; H. Roggendorf, Die Minoriten in Siegburg, ivi, pp. 79-110; O. Treptow, Quellen zur Baugeschichte der Pfarrkirche St. Servatius in Siegburg und ihrer Ausstattung, ivi, pp. 346-365; Rhein und Maas. Kunst und Kultur 800-1400, cat. (KölnBruxelles 1972), I, Köln 1972, pp. 321-322; D. Kötzsche, Zum Stand der Forschung der Goldschmiedekunst des 12. Jahrhunderts im Rhein-Maas-Gebiet, ivi, II, 1975, pp. 191-236; Monumenta Annonis. Köln und Siegburg. Weltbild und Kunst im hohen Mittelalter, a cura di A. Legner, cat., Köln 1975; J.M. Plotzek, Aus den Schatzkammern annonischer Gründungen, Das Münster 29, 1976, pp. 1-22; H. Firmenich, Die Abtei Michaelsberg in Siegburg, Neuss 1978⁶; Ornamenta Ecclesiae. Kunst und Künstler der Romanik, a cura di A. Legner, cat., Köln 1985, II, p. 457; F. Niehoff, Studien zum Heiligen Grab im hohen Mittelalter, WRJ 51, 1990, pp. 7-68; L. D'Adamo, Quelques observations sur les fragments du tissu ''aux lions passants'' de Siegburg: une proposition de reconstruction, in Arte profana e arte sacra a Bisanzio, "Atti del Convegno internazionale di studi, Roma 1990" (Milion, 3), Roma 1995, pp. 463-484.N.M. Zchomelidse