Siena
Città della Toscana, capoluogo di provincia. L’antica Saena Etruriae o Sena Iulia sorse come colonia militare di Cesare, o dei triumviri; appartenne alla tribù ufentina. Le invasioni barbariche favorirono indirettamente l’accrescimento della città, che per la sua posizione facilmente difendibile dovette apparire come luogo di rifugio. Sede vescovile dall’8° sec., S. fu governata da gastaldi durante la dominazione longobarda e da conti dopo la conquista franca. Nell’11° sec. il potere dei conti si restrinse al solo contado e crebbe quello dei vescovi, sotto i quali si affermò il comune. Il consiglio generale del popolo riuscì poi a sostituire al governo dei vescovi quello dei consoli, nominati per la prima volta nel 1147. Nel 1179 il Comune di S. era compiutamente costituito. L’espansione di S. fuori dalle mura (con la spinta verso il castello di Staggia, le miniere d’argento di Pontieri, Poggibonsi e la Val d’Elsa) provocò il primo scontro con Firenze (1141). Entrati nella lega delle città guelfe (1197), i senesi aiutarono i fiorentini nella presa di Semifonte (1202), ma per contestazioni di confini le due città entrarono presto in conflitto. Al governo dei consoli, rappresentanti delle famiglie magnatizie, dal 1199 si sostituì il podestà. Sconfitti dai fiorentini a Montalto della Berardenga (1207), i senesi dovettero rinunciare a Montepulciano e Montalcino, allargandosi però in Maremma; nel 1224 fu conquistata Grosseto. Nel 1228 S. entrò nuovamente in guerra con Firenze, fino all’intervento di papa Gregorio IX nel 1234. A moderare l’autorità del podestà e delle grandi famiglie, nel 1236 fu istituito un consiglio, detto Eccelso concistoro, al potere fino al 15° secolo. Nel 1252 fu creato il capitano del popolo, capo del collegio dei Ventiquattro, che aveva il compito di vigilare sui nobili, amministrare la giustizia criminale e dirigere le compagnie militari dei terzieri della città; al podestà rimasero solo l’autorità giudiziaria e il comando degli eserciti in guerra. Durante il regno di Federico II, S. gli fu fedelissima e divenne centro del partito ghibellino in Toscana. In affari con gran parte d’Europa, S. entrò nuovamente in guerra con i fiorentini, sbaragliati a Montaperti nel 1260; l’avvento sul trono di Napoli degli Angioini mise però fine al predominio ghibellino in Toscana e nel 1269 l’esercito senese fu disfatto a Colle di Val d’Elsa dai guelfi fiorentini e francesi. Il nuovo governo guelfo, instaurato a S. da Guido di Montfort, vicario di Carlo d’Angiò, impose molte prescrizioni, ma con la pace del cardinale Latino Orsini (1280) furono riammessi in città i ghibellini e fu costituito un governo dei Quindici. Avendo i ghibellini ordito intrighi contro i guelfi, nel 1287 fu composto un nuovo governo dei Nove, tutti appartenenti a ricche famiglie popolari e mercantili, che tenne il potere fino al 1355 con una politica guelfa e amichevole verso Firenze; S. raggiunse allora la sua massima prosperità e grandezza. Nelle guerre con Uguccione e Castruccio, S. aiutò Firenze e nel 1326 riconobbe anch’essa una specie di alto dominio dell’Angiò, capo del guelfismo italiano. La vittoria su Lucca e Pisa fu completa, ma la guerra aveva esaurito le finanze e devastato le campagne; a ciò si aggiunse nel 1348 la peste. Nel 1355 una sollevazione del popolo e delle famiglie magnatizie rovesciò il governo dei Nove, cui si sostituì un governo di soli popolari. Nel 1368, con il passaggio per S. di Carlo IV, fu costituito un nuovo governo di Quindici riformatori che si occupò di riordinare i debiti pubblici. Nel 1386 una nuova sollevazione rovesciò i riformatori, cui succedettero in serie un governo di Dieci (1386-87), di Undici (1388-98) e di Dodici priori (1398-99), dai quali il partito trionfatore bandiva gli altri, esacerbando sempre più le inimicizie. Approfittando della situazione, Firenze conquistò Montepulciano e altre terre; quindi per difendersi i priori si posero sotto la protezione di Gian Galeazzo Visconti, cui nel 1399 fu data la signoria della città, rimasta ai suoi successori fino al 1404, quando si formò un nuovo governo di Dieci priori. Fatta la pace con Firenze e costituita un’alleanza contro re Ladislao di Napoli (1410), furono riconquistati la Maremma e i porti marittimi. Nel 1454 fu nominata una nuova balia permanente e finalmente indipendente dal Concistoro. Un po’ di quiete fu portata da papa Pio II Piccolomini, che elevò S. ad arcivescovado; ma dopo il 1464 vi furono continui mutamenti politici, finché nel 1487 il capo dei fuoriusciti Pandolfo Petrucci instaurò in città un governo in cui tutti gli ordini erano rappresentati. In realtà egli fu il vero padrone, conservando il potere nonostante l’opposizione interna e le insidie di Cesare Borgia, favorendo le arti e risollevando le condizioni economiche; i suoi successori furono però cacciati nel 1523. Nel 1530 un presidio imperiale di Carlo V entrò a S., riformando il governo a vantaggio dei grandi mercanti, ma fu cacciato da un’insurrezione del 1552. S. strinse allora alleanza con la Francia e con i fuoriusciti fiorentini guidati da Piero Strozzi. Nel 1554 la città era assediata e la peste e la fame decimarono i difensori; S. si arrese nel 1555. La lunga guerra di S. fu non solo essenziale per la nascita del granducato mediceo, ma rappresentò anche l’ultimo tentativo di resistenza del repubblicanesimo italiano al predominio spagnolo e all’assolutismo principesco. Contravvenendo ai patti della capitolazione, fu investito del dominio senese il principe Filippo di Spagna che lo cedette a Cosimo I. Sotto i Medici S. ebbe un governo autonomo, con un governatore che rappresentava il sovrano. La rinascita fu lenta e solo dopo l’avvento dei Lorena e le riforme economiche del granduca Leopoldo I (1765-90) rifiorirono l’agricoltura e il commercio.