Pittore senese (m. prima del 1319). Padre della grande pittura senese del Trecento, nel suo percorso artistico modulò lo stile tradizionale dell'arte bizantina con gli elementi di novità presenti nell'arte gotica. Sua opera massima è la Maestà eseguita per il duomo di Siena (1308-10).
Si hanno sue notizie dal 1278; nel 1285, a Firenze, dove poteva approfondire la sua conoscenza della pittura fiorentina, forse già intimamente conosciuta ad Assisi, si impegnava a dipingere una Madonna per i Laudesi di S. Maria Novella. Dal 1308 al 1311 compiva una Maestà per il duomo di Siena, grande tavola dipinta sulle due facce (Madonna in maestà e Storie della Passione), ora sdoppiata e conservata in gran parte nel museo dell'Opera del duomo di Siena (altri frammenti nei musei di Londra, Washinghton, New York). In questa, l'arte di D. appare fondata sulla conoscenza dei modi aulici della pittura bizantina, pur elaborando anche novità gotiche, senza che ne sia contraddetto l'effetto plastico, non vigoroso, ma sempre assai sensibile, se pur del tutto diverso da quello di Giotto. Tra le altre opere di D. sono da ricordare: la sublime Madonna di Crevole (Siena, Museo dell'Opera della Metropolitana), immagine imponente e dolcissima nello stesso tempo; la minuscola Madonna dei Francescani (Siena, Pinacoteca Nazionale), dal fascino di una complessa figurazione in miniatura, considerate entrambe capolavori giovanili di D.; e inoltre la grande vetrata circolare dell'abside del duomo di Siena (1287-1288) e un tabernacolo della National Gallery di Londra. Iniziatore della nuova pittura senese, D., più che ai suoi immediati predecessori in questa città, si collega direttamente a Cimabue, come appare nella cosiddetta Madonna Rucellai (già in S. Maria Novella, ora agli Uffizi).