Sigfrido
L’eroe dei popoli nordici
Nel patrimonio di miti e leggende delle popolazioni nordiche e germaniche che il musicista tedesco Richard Wagner rese famoso con la tetralogia (cioè un ciclo di quattro opere) L’anello del Nibelungo (1848-76), l’eroe semidivino Sigfrido – il cui nome significa «pace dopo la vittoria» – ha un ruolo da protagonista e compie imprese avvincenti e drammatiche, che coinvolgono numerosissimi altri personaggi
Dalla mescolanza degli elementi naturali simbolicamente rappresentati in forma di giganti e di esseri fantastici nasce il mondo degli dei. Odino (Wotan nella tetralogia di Wagner), che possiede una lancia fatta col legno dell’albero della vita e ha appreso, dopo una terribile prova di dolore, il segreto degli antichi segni runici, incide con essi le leggi del mondo sopra la stessa lancia. Accompagnato sempre da due corvi neri, Hugin («pensiero») e Munin («memoria»), è signore riconosciuto degli altri dei: Tyr, dio della guerra, che ha un solo braccio; Thor, dio del tuono, dal martello infuocato; Loki, dio del fuoco. Sposa di Odino è Frigg (Frika in Wagner), ma egli ha figli da diverse altre dee o mortali: per esempio con Erda, dea della terra, genera le Valchirie, imponenti guerriere che cavalcano sulle nubi e accompagnano nell’oltretomba gli eroi caduti in battaglia.
Gli eroi morti in battaglia, come il loro padre Odino, godono di una vita beata nel Walhalla, raffigurato dai poeti come un tempio regale costruito in una regione celeste, Gladsheimr, il «paese delle delizie».
Nei Canti dell’Edda (canti dell’«ava»), un poema scritto tra il 9° e il 12° secolo, il Walhalla è descritto come la dimora eterna degli eroi caduti in guerra e rivela chiaramente il suo carattere militare. L’alta sala, dotata di cinquecentoquaranta porte, ha un soffitto che poggia su enormi travi costituite da lance, il tetto ha scudi al posto delle tegole e scintillanti corazze come seggi per gli eroi. Le spade sfolgoranti riflettono il chiarore della Luna e illuminano la sala. È qui che le anime dei guerrieri, in vista dell’oscuro duello finale, conducono un’esistenza in continuo addestramento militare. Le loro occupazioni fondamentali sono combattimenti e banchetti, alla mensa di Odino, dove sono serviti dalle Valchirie.
Dall’unione di Odino con una donna mortale nascono due gemelli, Siegmund («che protegge con la vittoria») e Sieglinde («il tiglio della vittoria»). Dopo la morte della madre i due bimbi sono separati. Sconosciuti l’uno all’altro, si ritrovano quando Siegmund chiede ospitalità nella casa del terribile e malvagio Hunding, che ha fatto sua con la violenza Sieglinde. I due si innamorano, scoprono di essere fratello e sorella, ma cedono all’amore. Hunding uccide Siegmund in un duello, ma Brunilde, la valchiria inviata da Odino col compito di portare il cadavere dell’eroe nel Walhalla, disobbedisce al padre e cerca di aiutare la donna che porta in grembo un bambino. Odino punisce Brunilde condannandola a un sonno lunghissimo da trascorrere sulla cima di un monte circondato da fiamme. Intanto Sieglinde dà alla luce Sigurdh, per noi Sigfrido, figlio di Siegmund, e poco dopo muore. Sigfrido è allevato da Regin (Mime in Wagner), un nano nibelungo, che sprona il giovane a uccidere il drago Fafnir (Faffner in Wagner), custode del tesoro in cui si trova anche l’anello magico forgiato con l’oro un tempo custodito sul fondo del Reno. Tale anello dà il potere sul mondo, ma condanna chi lo possiede alla morte. Sigfrido uccide il drago e si bagna nel suo sangue, che lo rende invulnerabile, tranne che in un punto dove si è posata una foglia di tiglio. Sigfrido, con l’anello, sale sul monte circondato di fiamme per svegliare Brunilde, ma Odino in persona cerca di fermarlo. L’eroe però supera il signore degli dei, sveglia Brunilde e la ama, donando a lei l’anello. I due sono così legati da un destino di morte.
Numerose avventure li separano l’uno dall’altro. Sigfrido viene ingannato con un filtro magico che gli fa perdere la memoria, e inconsapevolmente offre Brunilde al malvagio Gunther. Quando riacquista la memoria è ormai troppo tardi: una lancia lo uccide, penetrando nel punto in cui non è invulnerabile. Brunilde, disperata, si uccide anch’essa. Nella versione resa celebre da Wagner Brunilde sale sul suo cavallo Grune e si lancia con l’anello nel rogo funebre di Sigfrido, purificando così tutto il mondo e dando inizio a una nuova età, senza più dei. Le fiamme del rogo avvolgono il Walhalla e, con esso, il padre Odino: è il crepuscolo degli dei.