D'INDIA, Sigismondo
Nato a Palermo, non si conosce la data esatta della sua nascita che si presume sia avvenuta intorno agli anni 1580-82. Non si hanno notizie sulle sue origini né sulla sua formazione professionale. F. Mompellio ha fatto un'indagine su una famiglia nobile di nome D'India d'origine palermitana, che era presente a Napoli sul finire del XVI secolo, ma non ha trovato alcuna notizia riguardante il compositore; tuttavia non esclude che egli possa avere avuto la sua prima formazione musicale a Napoli (Mompellio, 1970).
Alcune notizie sulla sua vita sono fornite dallo stesso compositore nella prefazione alle Musiche da cantar solo I Libro... del 1609: "... insino dalla fanciullezza mi procurai di conversare con huomini intelligenti della Musica, et da suoi dotti discorsi imparare ciò che desideravo sapere sì del comporre a più voci, come del cantar solo ...". Sempre dalle dediche che accompagnano le sue pubblicazioni possiamo ricostruire altri momenti della sua vita. Nei primi anni del 1600 visitò varie città italiane, facendosi conoscere nelle corti più famose; nel 1606 era sicuramente a Mantova, alla corte di Vincenzo Gonzaga, cui dedicò la sua prima pubblicazione, Il I Libro dei Madrigali a 5 voci, e a Mantova conobbe sicuramente Claudio Monteverdi, attivo allora presso quella corte. Molte sono infatti le affinità tra i due compositori, quali la scelta dei testi poetici, le forme musicali e soprattutto l'uso del "nuovo stile": la monodia alternata alla polifonia. Questa prima pubblicazione del D., composta di quattordici madrigali su poesie di poeti allora più in voga (Rinuccini, Guarini, Ongaro, Sannazzaro), seguiva quella del V Libro dei Madrigali a 5 voci del 1605 di Monteverdi e dovette godere di una certa fortuna poiché venne ristampata a Venezia per i tipi del Gardano nel 1607 e ancora nel 1610.
Nel 1608 il D. era a Napoli, dove pubblicò Il I Libro di villanelle a tre voci dedicandolo al viceré J. A. Pimentel. Tra il 1608 e il 1609 dimorò tra Roma e Firenze, come egli stesso ci informa nella prefazione della citata pubblicazione. A Roma conobbe l'abate O. Farnese, cui dedicò in seguito il IV Libro dei Madrigali a 5 voci, e si fece stimare: un suo mottetto a 3 voci Super flumina Babylonis venne pubblicato in una raccolta Sacrarum modulationum quae vulgo moctecta ... di F. Bianciardi, edita a Roma nel 1608. A Firenze frequentò la casa di Giulio Caccini, a cui fece conoscere le sue composizioni, cantate dai più valenti cantori e cantatrici dell'epoca, fra cui la Cecchina (figlia di Caccini) e la Romanina (Vittoria Archillei).
Egli senza dubbio prese parte a Firenze ai festeggiamenti organizzati per il matrimonio di Cosimo de' Medici con Maria Maddalena d'Austria. Le monodie di Musiche da cantar solo I Libro sono da cantarsi con l'accompagnamento di uno o più strumenti, come suggerisce il compositore nell'intestazione. Alcune di queste composizioni, elaborate in quattro e cinque parti, fanno pensare ad un loro impiego in intermedi musicali di commedie.
Nel 1610 il D. si recò presso i duchi di Parma e Piacenza e prese parte ai festeggiamenti per la nascita del figlio Alessandro; compose in questa occasione una canzonetta su versi di Bernardo Morando (Mompellio, 1970) e conobbe il cardinale Maurizio di Savoia, a cui dedicò nello stesso anno i Novi Concentus Ecclesiastici. Nei primi mesi del 1611 era forse a Venezia per curare con l'editore Gardano Il II Libro dei Madrigali a 5 voci, che dedicò a Francesco Malaspina. Il 1° aprile dello stesso anno entrò al servizio di Carlo Emanuele I di Savoia a Torino in qualità di maestro della musica da camera, con uno stipendio di duecento ducatoni l'anno (Mompellio, 1956, pp. 75 s.).
L'inizio dell'attività del D. presso i Savoia coincise con un periodo travagliato per il Piemonte, a seguito della guerra contro i Gonzaga per il possesso del Monferrato. Per tali motivi alla corte torinese vennero sospesi spettacoli teatrali, commedie e melodrammi: vi è una lacuna di notizie nei documenti d'archivio relativi alle spese per l'allestimento di tali spettacoli che va dal 1611 al 1618.
A partire da questo anno le feste ricominciarono numerose: mascherate, balli, commedie, con intermezzi musicali, quasi tutte con poesie e testi del poeta Ludovico d'Agliè. A queste feste di corte il D. partecipò componendo, tra l'altro, la Zalizura, una favola pastorale dell'Agliè di cui rimangono solo alcune parti manoscritte. Ignoriamo per quale occasione la Zalizura venne scritta e rappresentata e se le parti mancanti siano andate perdute oppure se si tratti di un lavoro incompiuto. Si attribuiscono al compositore anche le musiche della Caccia, una favola pastorale recitata in musica nel 1620 nella vigna del cardinale Maurizio. Altre sue musiche composte per le feste di corte vennero riunite e pubblicate insieme con altre composizioni, scritte in occasione delle nozze di Vittorio Amedeo di Savoia con Maria Cristina di Francia, figlia di Maria de' Medici, che il compositore aveva conosciuto nel suo soggiorno a Firenze e a cui dedicò nel 1621 Le Musiche e balli a quattro voci. Nella prefazione, oltre a fornire notizie sui cantori che vi parteciparono, fra cui il soprano Luigino Ravier (cfr. Pamparato, 1930, p. 105), il D. dà alcune interessanti avvertenze ai lettori sulla maniera di condurre i balli e sulla prassi esecutiva di alcune composizioni.
La permanenza presso la corte dei Savoia segna il periodo più fertile del compositore, che dal 1612 al 1621 diede alle stampe varie raccolte: Il 2° Libro delle Villanesse, il 2°, 3° e 4° Libro delle Musiche monodiche, il 4° e 5° Libro dei Madrigali a 5 voci e Le Musiche e Balli, che viene considerato il sesto libro dei madrigali.
Nel 1622 il compositore Filippo Albini di Moncalieri, musico di corte, fu incaricato di sostituire, nella composizione delle musiche per la festa del duca Carlo Emanuele, il D., che si era allontanato da Torino "per suoi affari". Ci informa di questo episodio l'Albini stesso nella dedica della sua pubblicazione Musicali Concenti..., edita a Milano nel 1623.
Molti erano i musici al servizio dei Savoia che mai sopportavano la posizione di privilegio raggiunta dal D. e che approfittarono della sua assenza da Torino per ordire un complotto: nel maggio 1623 egli decise di allontanarsi definitivamente da Torino. Non sappiamo in quale città si sia recato dopo la sua partenza; possiamo ipotizzare un viaggio a Venezia per contatti con l'editore Vincenti, che stava curando il suo Il V Libro delle Musiche monodiche, pubblicato il 18 giugno 1623 e dedicato a Carlo d'Austria; è possibile ipotizzare anche un viaggio a Roma dal cardinale Maurizio di cui, nella stessa pubblicazione, egli si dichiarava "gentil'huomo" e che in agosto giaceva ammalato a Roma per una epidemia (Avvisi).
Nell'ottobre dello stesso anno il D. si recò a Modena alla corte di Alfonso d'Este, figlio del duca Cesare e cognato del cardinale Maurizio di Savoia, di cui aveva sposato la sorella Isabella.
Durante la sua permanenza, che si prolungò fino a tutto il marzo 1624, musicò per gli artisti della corte estense (che definì nella dedica "... migliori cantanti ch'oggi ascoltar possa l'Europa...") alcuni madrigali: in uno di essi, in cinque parti su testi tratti dal Pastor Fido, alternò lo stile monodico alla polifonia.
Questi madrigali vennero pubblicati a Roma nel 1624 in L'Ottavo Libro de Madrigali a cinnque voci e dedicati a Isabella d'Este. Alfonso d'Este avrebbe volentieri trattenuto il compositore, ma il cardinale Maurizio, tramite l'Agliè, lo persuase a rimandarlo a Torino. Cinque lettere testimoniano la schermaglia tra i due cognati (sono conservate presso gli Archivi di Stato di Torino e di Modena: Mompellio, 195 6, pp. 76 ss.; Torri, pp. 11 ss.).
Il D. non ritornò a Torino, ma si recò a Roma presso il cardinale Maurizio, rimanendo al suo servizio fino al febbraio 1626; sappiamo che abitò nelle vicinanze del palazzo Orsini a Montegiordano, dimora del protettore. Particolarmente significativa fu la sua permanenza a Roma al servizio del cardinale, che nel 1626 fondò l'Accademia de' Desiosi: ne fecero parte uomini dotti e illustri, i quali frequentavano le feste sontuose che si allestivano nel palazzo del cardinale e nelle ville dell'Agro romano, ospiti di Alessandro d'Este, degli Aldobrandini e di Scipione Borghese.
Il 28 ottobre, giorno della festa dei Ss. Simeone e Giuda, il cardinale era solito festeggiare la ricorrenza con trattenimenti musicali, ai quali invitava i cantori papali; quasi sicuramente il D. fu presente a tali festeggiamenti e compose musiche oggi perdute. Sempre a Roma egli conobbe e frequentò O. Michi, L. Vittori, O. Griffi ed altri che, come egli stesso informa nella dedica al cardinale Borromeo nel I Libro dei mottetti, apprezzarono alcune sue composizioni, tra cui alcuni mottetti che venivano cantati nella basilica vaticana, insieme con la messa Domiùe clamavi ad Te, composta su commissione di papa Urbano VIII ed eseguita in S. Pietro nel giorno di S. Giovanni del 1625.
Subito dopo il suo arrivo a Roma l'editore Robletti stampò Il 7° e l'8° Libro dei Madrigali. Nel 1625 si rappresentò anche un suo dramma, S. Eustacchio, su poesia dell'Agliè, che il compositore dedicò al cardinale Maurizio e che fu rappresentata a Roma e successivamente a Torino nel 1627. Le musiche del S. Eustacchio e della Messa sono andate perdute. Sappiamo, da una lettera scritta dal D. nel settembre 1627 al sovrintendente della corte di Parma, che egli riscrisse tutta la parte di Adone nella favola La catena d'Adone di O. Tronsarelli e D. Mazzocchi (Mompellio, 1970; cfr. anche S. Reiner, 1944, p. 273, e 1968, pp. 248, 256).
Si allontanò da Roma nel febbraio 1626 e si recò di nuovo a Modena su invito di Alfonso d'Este, ma il soggiorno fu breve per la morte improvvisa di Isabella nell'agosto dello stesso anno. Il compositore scrisse e diresse le musiche per le esequie.
Si recò nei primi di dicembre a Roma presso il cardinale Maurizio che si preparava a tornare a Torino; non sappiamo dove si recasse successivamente: la sua ultima pubblicazione del 1627, Il I libro dei Mottetti (stampata a Venezia), fa supporre uno spostamento verso il Nord, Venezia e forse Milano. Da una sua lettera datata 1628, conservata nell'Archivio di Stato di Modena e riprodotta da Mompellio (1956, p. 80), è possibile ipotizzare che da Roma si recasse di nuovo a Modena, dove era molto impegnato nella composizione. Nessuna notizia è giunta su questi lavori, forse destinati a Massimiliano I di Baviera. Un documento ora conservato nel Bayerisches Hauptstaatsarchiv (K. B. allgemeines Reichsarchiv, Altbayerische Fürstensachen-Specialia, fascolo XLVIIIe, n. 536e: Herzogs ... Maximilian I.... Hofmusik ... 1595-1651, f. 29) di Monaco di Baviera informa di un mandato di pagamento di quattrocento fiorini, datato 28 apr. 1628, a favore del compositore (Mompellio, 1970).
Non conosciamo il luogo dove il D. morì; una lettera datata 19 apr. 1629, conservata nell'Archivio di Stato di Modena, fa supporre che la morte sia avvenuta a Modena poco prima (Mompellio, 1956, pp. 73 s.).
Compositore dalla forte personalità, nella sua produzione polifonica si rifece ai grandi modelli della tradizione italiana e non ignorò gli apporti del nuovo stile monodico. Le sue composizioni, specialmente quelle del I Libro dei madrigali del 1606 e delle Musiche monodiche del 1609, lasciano trasparire tristezza e dolore: i testi poetici che esprimono sentimenti di profonda malinconia lasciano pensare ad una musica scritta non occasionalmente ma espressione di sentimenti personali. Per il cromatismo, i madrigalismi e i salti armonici particolarmente audaci, il suo stile è stato paragonato a quello di Monteverdi e di Gesualdo. Cantante oltre che compositore, dette una grande importanza alla voce di cui dimostrò di avere un'ampia conoscenza, usando gli strumenti con discrezione e dando al senso delle parole una grande importanza. Anche nella musica sacra dimostrò grande padronanza: i suoi mottetti, seppur semplici nei ritmi e nelle melodie, sono scritti secondo lo stile polifonico della scuola romana.
Fu anche poeta: suoi sono tutti i testi del Libro V delle musiche a una voce del 1623 e alcuni del IVLibro delle musiche monodiche del 1621; inoltre alcuni suoi versi appaiono nella Recreatione Armonica di Francesco Anerio (Venezia 1611) e nei Concerti Accademici di Dionisio Bellante (Venezia 1629).
Composizioni profane: Il Primo Libro de Madrigali a 5 voci, Milano, A. Tradate, 1606; Il Primo Libro de' Madrigali a cinque voci, Venetia, A. Gardano e fratelli, 1607; Delle Villanelle alla napolitana, a tre voci, Libro Primo, Napoli, G. G. Carlino e Costantino Vitale, 1608; Le Musiche di Sigismondo D'India nobile palermitano da cantar solo nel Clavicordo Chitarone Arpa doppia et altri istromenti simili…, Milano, erede di S. Tini F. Lomazzo, 1609; Villanelle alla napolitana, a tre voci. Libro Primo, Venetia, Gardano e fratelli, 1610; Libro Primo de Madrigali a cinque voci, Venetia, Gardano e fratelli, 1610; Libro Secondo de Madrigali a cinque voci, Venetia, Gardano e fratelli, 1611; Libro Secondo delle Villanesse alla napolitana a 3. 4. et 5 voci, Venetia, l'erede di A. Gardano, 1612; Il Terzo Libro de Madrigali a cinque voci. Con il suo Basso continuo da sonar con diversi instromenti da corpo a beneplacito; ma necessariamente per gli otto ultimi, Venetia, B. Magni, 1615; Le Musiche a due voci, Venetia, R. Amadino, 1615; Il Quarto Libro de Madrigali a cinque voci, Venetia, R. Amadino, 1616; Il Quinto Libro de Madrigali a cinque voci, Venetia, R. Amadino, 1616; Le Musiche del sig. Sigismondo D'India. Libro Terzo a una e due voci, Milano, Lomazzo, 1618; Le Musiche e Balli a quattro voci. Con il Basso continuo, Venetia, A. Vincenti, 1621; Le Musiche del Cavalier Sigismondo D'India a una et due voci da cantarsi nel Chitarrone Clavicembalo, Arpa doppia et altri stromenti da corpo. Con alcune Arie, con l'alfabeto per la Chitara alla spagnola. Libro Quarto, Venetia, A. Vincenti, 1621; Le Musiche del cavalier Sigismondo D'India a cantarsi nel Chitarrone, Clavicembalo, Arpa Doppia, et altri stromenti da corpo. Con alcune Arie, con l'alfabeto per la Chitarra alla spagnola. Libro Quinto, Venetia, A. Vincenti, 1623; Settimo Libro de Madrigali a cinque voci, Roma, G. B. Robletti, 1624; Ottavo Libro de Madrigali a cinque voci con il Basso continuo, Roma, G. B. Robletti, 1624.
Manoscritti: Canzonetta marittima (cfr. B. Morando, Opere, I, Piacenza 1662, pp. 161-64); Zalizura, favola pastorale (Agliè) Torino, Biblioteca nazionale, ms. Ris. Mus. II.5 (poesia e musica del prologo dell'atto primo e due scene del secondo). Altri manoscritti di opere a stampa nella Biblioteca Estense di Modena e alla Christ Church di Oxford.
Composizioni sacre: Novi Concentus Ecclestastict Bints Ternis Vocibus Concinendi Sigismundi De India Nobilis Panormitani, Venetiis, A. Gardanum, 1610 [contiene la composizione Super flumina Batylonis già pubblicata nella raccolta di F. Bianciardi, Sacrarum modulationum, quae vulgo Motecta. & Duabus, Tribus, & Quatuor vocibus concinuntur. Liber Quartus. Venetiis, A. Gardanum, & Fratres, 1608]; Liber Secundus Sacrorum Concentuum Sigismundi De India Nobilis Panormitani, Terms Quaternis, Quinis, Senisque vocibus Concinendorum, Venetiis, A. Gardanum, & Fratres, 1610; Liber Primus Motectorum Quatuor Vocibus Auctore Sigismundo Indiae... Nunc primum in luce editus, Venetiis, A. Vincentium, 1617.
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