BALDOLI, Silvestro (Silvester Aidolus o Baldolus; Silvestro Badoli)
Nato a Foligno da Giovanni Battista verso la metà del sec. XV, fu essenzialmente giureconsulto, anche se ricoprì delle cariche politiche (tutte connesse, peraltro, con la sua profonda conoscenza del diritto), e cultore delle discipline umanistiche. La prima notizia che lo riguardi è del 1470, anno in cui compose un trattato Della penitenza,che si conserva manoscritto nel convento di S. Francesco di Nocera; nel 1480 era auditore del cardinale di Monreale e, anteriormente al 1491, la stessa mansione svolse per il cardinale Giuliano Della Rovere, il futuro Giulio II; nel 1491, e nell'anno seguente, sembra sia stato podestà di Firenze, carica che dovrebbe aver ricoperta anche nell'anno 1500;tuttavia di tali uffici fiorentini non si hanno testimonianze dirette. Nel 1495 egli venne nominato senatore di Roma da Alessandro VI - che lo teneva nel gruppo di umanisti con i quali era in relazione - e poi dallo stesso pontefice confermato per un altro semestre (30 giugno 1496). Ebbe quali giudici collaterali, rispettivamente nei due periodi, Antonio Rustici da Terni e Brancaccio Brancalconi, e certamente dovette svolgere con grande perizia l'importante compito se Alessandro VI gli conferì (10 sett. 1495) "facultatem ut pro delictis quibuscumque cuiuscumque praeminentiae vel nobilitatis seu gradus existant possit eius arbitrio procedere, eos multare poenas et alterando et minuendo penas absque aliquo processu, seu termino observato, etiam de facto prout sua conscientia dictaverit..." (cfr. Faloci-Pulignani, p. 609). Scrisse molti consigli giuridici e, secondo il Vitale (p. 487), sembra che abbia anche tradotto l'opera del Machiavelli in latino, ma la cosa appare impossibile, per motivi cronologici. La sua attività di letterato non dovette essere molto brillante: di essa non resta, infatti, che il giudizio di Giovanni Campano, vescovo aprutino, che, amicissimo del B., in una lettera commendatizia (1474) lo giudicava "litteratura ... nostra plus quam mediocris", anche se il Faloci-Pulignani (p. 608) parla di "valore del B. come poeta ... di soggetto classico". Una epigrafe posta in Campidoglio, ed ora perduta, ricordava il suo ufficio senatoriale, e la sua insegna di senatore fu collocata nella cattedrale di Foligno, ma anch'essa è andata perduta. Morì, probabilmente, non molto dopo il 1500.
Fonti e Bibl.: G. A. Campano, Epistolae et poemata…,Lipsiae 1707, l. VIII, ep. XXXIV, p. 464; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, I, Roma 1869, p. 30, n. 27; L. Jacobilli, Bibliotheca Umbriae, I,Foligno 1658, p. 253; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II, 1, Brescia 1758, p. 156; A. Vendettini, Serie cronologica de' senatori di Roma,Roma 1778, p. 99; F. A. Vitale, Serie diplomatica de' Senatori di Roma,Roma 1791, pp. 486 s.; L. Pompili-Olivieri, Il Senato romano, I,Roma 1886, p. 280; M. Faloci-Pulignani, S. B. da Foligno senatore di Roma, in Bollett. d. Soc. umbra di storia patria, I (1895), pp. 607-610; L. v.Pastor, Storia dei papi III, Roma 1912, p. 503.