SIMMACO Papa
Alla morte di papa Anastasio II (19 novembre 498), le correnti del clero e del senato romano ostili alla politica conciliante di questo nei riguardi della chiesa greca (v. acaciani; acacio di cesarea; monofisiti) si accordarono per eleggere (22 novembre 498) il diacono S., mentre una minoranza del clero e la maggioranza del senato, favorevoli a una politica religiosa d'intesa con Costantinopoli, elessero l'arcidiacono Lorenzo. Teodorico re degli Ostrogoti, investito della questione, si pronunciò a favore di S., il quale in un concilio romano del 1° marzo 499 si affrettò a prendere dei provvedimenti che garantissero per l'avvenire la regolarità dell'elezione papale. Lorenzo, in qualità di arciprete e titolare di Santa Prassede, partecipò al concilio, ne sottoscrisse i decreti e accettò quindi la nomina a vescovo di Nocera (Campania): ma non per questo si rassegnò. S. aveva avuto appena il tempo di ricevere a Roma Teodorico (500) che i suoi avversarî lo attaccarono nuovamente, questa volta non più sul terreno della legittimità della sua elezione ma su quello della sua privata moralità. Teodorico si lasciò convincere, nominò un amministratore interinale per la chiesa di Roma, e, consenziente lo stesso S., indisse un concilio incaricato di giudicare l'attività del papa. Il concilio, pur essendo stato occasione di disordini d'ogni genere, ritenne (23 ottobre 501) che solo il tribunale di Dio avrebbe stabilito se le accuse contro S. erano fondate o meno. Gli avversarî ricorsero allora alla violenza e Lorenzo, spalleggiato dai senatori Festo e Probino, s'insediò a Roma come papa. S., chiuso in S. Pietro, presiedette (6 novembre 502) un concilio, il quale, contestando l'esistenza stessa del decreto del 483 sull'alienazione dei beni ecclesiastici (decreto in base al quale erano formulate le accuse degli avversarî di S.), mirava a eliminare il principale pretesto del dissenso. Seguirono invece quattro anni di lotte cruente, durante i quali fu messa in circolazione, da una parte e dall'altra, una copiosissima letteratura polemica, e tutta una serie di falsi (i cosiddetti apocrifi simmachiani, fra i quali si ricordano il Constitutum Silvestri, i Gesta Liberii, i Gesta Xisti, i Gesta Polychronii, la Synodus Sinuessana) miranti, da parte dei fautori di S., a mostrare fra l'altro che "prima sedes a nemine iudicatur". A poco a poco, anche per l'intervento del diacono greco Dioscuro presso Teodorico, la lotta andò calmandosi e Lorenzo, abbandonato, per ordine del re, dai suoi principali sostenitori laici, lasciò Roma. Ma solo dopo la morte di S. (19 luglio 514) e con l'elezione di Ormisda (v.), lo scisma poté considerarsi come definitivamente composto. Con la lotta fra S. e Lorenzo va ricollegata l'elaborazione, sulla scorta di un precedente catalogo, del Liber pontificalis (v.). I rapporti di S. con l'imperatore Anastasio e la chiesa greca furono dei più tesi.
Bibl.: Liber Pontificalis, ed. L. Duchesne, I, pp. lx, cxxii-cxxxiii, 260-268; R. Cessi, Dallo scisma laurenziano alla pacificazione religiosa con l'Oriente, in Arch. R. Soc. rom. di storia patria, XLIII (1920), pp. 209-321; L. Duchesne, L'Église au VIème siècle, Parigi 1925, pp. 112-128.