BIANCO, Simone
Figlio di Nicolò nacque a Loro (Arezzo), come si apprende dal suo testamento del 1547. Mancano notizie di una sua attività in Toscana: il Vasari lo ricorda tra gli scultori attivi nella città di Venezia, chiamandolo "scultore fiorentino".
La prima notizia che lo riguarda è del 6 giugno 1512, quando già da alcuni anni doveva risiedere a Venezia, ed è data da un contratto, dove figura come "maestro Simone Biancho citadin de Vinesia" (in Planiscig, p. 158), per l'esecuzione di quattro rilievi in marmo, con scene del Vecchio Testamento, per la cappella della Scuola del Sacramento del duomo di Treviso: non sappiamo se siano stati eseguiti. Una ulteriore notizia ci viene offerta da Marcantonio Michiel che, scrivendo nel 1532, descrive due opere del B. nella collezione Oddoni di Venezia: un piede di marmo e un Marte nudo con l'elmo, opere che finora non sono state rintracciate. Ultima notizia è una lettera di Pietro Aretino al B., del maggio 1548 (Bottari-Ticozzi), in cui lo scrittore loda un busto marmoreo, oggi disperso, della moglie di un Nicolò Molino e aggiunge che Tiziano e Sansovino sono d'accordo con lui nell'ammirarlo.
Si conoscono del B. due busti al Louvre, nei quali l'artista si firma in greco con l'appellativo di veneziano, ed un altro busto a Compiègne. Sono di misura più grande del naturale e riprendono, pur non essendo assolutamente delle copie, ritratti romani dell'età imperiale. Un busto analogo apparve nel 1880 sul mercato antiquario di Parigi, confermando l'affermazione del Vasari (1550: cit. da Milanesi in nota), secondo cui alcune teste di marmo del B. erano state mandate in Francia. Il Cicogna riferisce di un busto di questo tipo (di cui non si hanno più notizie), segnalato da F. Algarotti nella Biblioteca della corte di Vienna. Un busto firmato, come di consueto, in greco, si trova nel Kunsthistorisches Museum di Vienna e venne segnalato da L. Planiscig (1924) assieme a un amorino con la fiaccola in marmo, firmato in lettere latine, che si trovava presso un antiquario di Monaco e che rivelava notevoli affinità con Antonio Lombardo. Il Planiscig, che è l'unico studioso che abbia tentato una ricostruzione dell'opera del B., avanza anche l'attribuzione di alcune opere non firmate.
Continuatore del B. fu Francesco dei Sordi, attivo dopo la metà del secolo in Padova nella chiesa di S. Giustina.
Esaminando le opere sicure, vediamo il B. muoversi nell'ambito della scultura lombardesca, particolarmente vicino ad Antonio Lombardo, che fu l'artista più arcaicizzante di quella famiglia e totalmente inserito in una corrente di gusto che aveva diffuso a Venezia l'amore dell'imitazione archeologica. Non troviamo nelle sue sculture, che presentano superfici levigate piuttosto inerti, particolari valori di stile; esse tuttavia, proprio per i criteri imitativi che presentano, offrono una interessante testimonianza della cultura veneta dell'epoca. Nessun altro artista a noi noto arriva, in quel tempo, come il B., a tanto gusto antiquariale, il quale non va confuso con la falsificazione, ma si compiace (vedi la firma in greco) di un atteggiamento di raffinata erudizione che è pure caratteristica dell'ambiente veneziano. È probabile che spingendo più accuratamente le indagini nel settore, assai vasto ma ancora poco esplorato, della produzione antiquariale del tempo, possano essere rintracciate altre opere del Bianco. Le testimonianze lo indicano attivo soprattutto e quasi unicamente in tale genere, ove acquistò una particolare notorietà.
Fonti e Bibl.: [M. A. Michiel],Notizia d'opere di disegno... pubblicata e illustrata da D. I. Morelli, a cura di G. Frizzoni, Bologna 1884, pp. 156, 162; G. Vasari,Le Vite…, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, p. 651; G. Bottari-S. Ticozzi,Raccolta di lettere sulla pittura,scultura e architettura…, Milano 1822, III, p. 173; E. A. Cicogna Delle Inscrizioni venez…, V, Venezia 1842, pp. 218: 660 s.; L. Couraiod, S. B. sculpteur du XVI siècle, in La Chronique des Arts, XXVII(1884), p. 221; C. von Fabriczy, Von dem Florentiner Bildhauer S. B., in Kunstchronik, XX(1885), p. 174; G. Biscaro,Not. stor. artistiche sulla cattedrale di Treviso, in Nuovo archivio veneto, XVIII(1899), p. 188; G. Ludwig,Archivalische Beiträge zur Geschichte der venetianischen Kunst, Berlin 1911, p. 21; L. Planiscig, S. B., in Belvedere, V (1924), pp. 157-163; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 592.