Filosofo neoplatonico (n. Cirene 370 circa - m. 413 circa). Studiò ad Alessandria alla scuola di Ipazia; si avvicinò poi agli gnostici. Fu per tre anni a Costantinopoli, quindi ad Atene. Tornato in patria, fu spinto dall'invasione della Cirenaica da parte dei barbari (405) a farsi soldato, finché nel 411, benché probabilmente non ancora neppur battezzato, accettò dopo molte incertezze la cattedra vescovile di Tolemaide. Nella nuova carica ebbe grandi dolori: l'invasione della patria, la morte dei suoi tre figli. Di S. ci restano: 9 Inni (il 10º non è autentico) in versi anapestici e ionici, composti prima del periodo episcopale (alcuni pagani, altri cristiani imbevuti di filosofia neoplatonica); varî opuscoli detti di solito Discorsi, fra i quali il discorso Sulla regalità, pronunciato davanti ad Arcadio, Gli Egizî o della provvidenza, dove sono esposte in forma di allegoria mitologica le condizioni della corte di Costantinopoli (altri sono conferenze di tipo sofistico, come lo spiritoso Elogio della calvizie, o hanno contenuto morale, come il Dione, rievocazione del famoso retore e filosofo di Prusa); infine 159 Lettere (ma 3 non sono autentiche) piene di freschezza e sincerità, documento prezioso su personaggi e circostanze del suo tempo.