sintagma nominale
Il sintagma nominale è un tipo di sintagma (➔ sintagma, tipi di) il cui elemento principale – quello che determina l’➔accordo e la funzione sintattica dell’intera combinazione – è un nome. In termini tecnici, è un sintagma in cui un nome (o un elemento con funzione di nome; ➔ nomi; ➔ nominalizzazioni) funge da testa.
Nella frase:
(1) ho comprato una rosa rossa
il sintagma nominale è una rosa rossa: la testa è rosa, nome femminile singolare che determina l’accordo dell’articolo (una) e dell’aggettivo (rossa).
Oltre che con criteri formali, è possibile distinguere il sintagma nominale con criteri distribuzionali. Data una frase come:
(2) Laura corre
consideriamo nominali quei sintagmi che possono ricorrere nello stesso contesto e con la stessa funzione del nome proprio Laura. Sono quindi sintagmi nominali le espressioni la bambina e il cane:
(3)
a. la bambina corre
b. il cane corre
L’inaccettabilità di frasi come quelle in (4) invece consente di escludere gli articoli e le preposizioni, che non sono nomi e non possono svolgerne le funzioni:
(4)
a. *la corre
b. *di corre
Il criterio distribuzionale risulta utile nei casi in cui la testa del sintagma nominale non appartiene alla categoria del nome, ma è rappresentata da una nominalizzazione (cfr. § 2).
I sintagmi nominali possono far parte di strutture più ampie, essere ad es. parte di un ➔ sintagma preposizionale:
(5) lavora per la sua città
A sua volta un sintagma nominale può includere più sintagmi (indicati fra parentesi quadre in 6), i quali funzionano come modificatori della testa (cfr. § 2):
(6) il cane [del mio vicino [di casa]] si chiama Fido
Al suo interno il sintagma nominale può contenere, oltre alla testa nominale, più componenti che compiono su di essa alcune precise operazioni. Queste possono essere ridotte a tre: specificare, quantificare e determinare. A tali operazioni corrispondono nelle lingue tre classi di parole: gli specificatori (tipicamente, gli articoli e i dimostrativi; ➔ articolo; ➔ dimostrativi, aggettivi e pronomi), i quantificatori (tipicamente, i ➔ numerali e gli indefiniti; ➔ indefiniti, aggettivi e pronomi) e i determinanti (tipicamente gli ➔ aggettivi, anche se non di tutte le categorie). L’ordine con cui tali componenti si presentano varia da lingua a lingua (Simone 200819: 223): in italiano, che ha sintagmi generalmente a testa iniziale, il nome testa è preceduto dal determinante (l’articolo: un libro antico e molto costoso), i modificatori (gli aggettivi) si collocano prima o dopo secondo il significato (➔ ordine degli elementi). Altre lingue come l’inglese hanno invece sintagmi nominali per lo più a testa finale (an old and very expensive book «un libro vecchio e molto costoso»).
Svolgono funzione di testa i nomi o tutti gli elementi che, mediante nominalizzazione, hanno preso funzione di nome:
(7)
a. nome la nave salpa
b. aggettivo il materno è centrale nell’opera di Colette
c. avverbio qui è molto bello
d. infinito (lo) stirare non è il mio forte
e. congiunzione il tuo però è pretestuoso
f. frase il fatto che tu non mi abbia detto niente mi sconcerta
Per marcare il passaggio di una categoria a quella di nome (tecnicamente, la transcategorizzazione), per lo più si antepone all’elemento un articolo e lo si accompagna con modificatori appropriati:
(8) questo tuo continuo cambiare idea sorprende molto
ed è possibile creare nomi a partire quasi da qualsiasi classe di parole.
In alcuni casi le nominalizzazioni hanno specifiche sfumature. Gli infiniti nominali, in particolare, codificano un significato durativo, designando processi indefiniti (Simone 2004; ➔ verbi; ➔ sostantivato, infinito), per i quali spesso l’italiano (a differenza di altre lingue) non dispone di nomi veri e propri:
(9) *il troppo corrimento / *la troppa corsa fa male → il troppo correre fa male
Vari aggettivi, participi o infiniti nominali si sono nel corso del tempo cristallizzati (➔ lessicalizzazione), diventando nomi a pieno titolo: la capitale, il cantante, il dovere.
Alcuni sintagmi nominali sono privi di testa superficiale:
(10) mi piaceva la gonna rossa, ma ho comprato la […] nera
In (10) il secondo sintagma nominale (la nera) presenta una lacuna, che può essere colmata con l’aiuto del primo sintagma nominale (la gonna rossa) grazie a un meccanismo anaforico (➔ anafora). L’italiano ammette l’uso dell’articolo determinativo in funzione pronominale solo davanti a un aggettivo. Negli altri casi (davanti a un modificatore costituito da un sintagma preposizionale o da una frase relativa) si ricorre necessariamente al dimostrativo quello, che, privato di valore deittico, è impiegato come forma suppletiva dell’articolo (Vanelli 1979: 187):
(11)
a. non trovo la mia penna: mi dai *la di Mario?
b. non trovo la mia penna: mi dai quella di Mario?
(12)
a. mi piaceva la gonna rossa ma ho comprato *la che era esposta in vetrina
b. mi piaceva la gonna rossa ma ho comprato quella che era esposta in vetrina
Non è così in altre lingue: lo spagnolo accetta l’articolo in tutte le posizioni (13), il francese usa l’articolo solo con l’aggettivo (14):
(13) la habitación más caliente de la casa es la de Juan «la stanza più calda della casa è quella di Juan» [lett. «la di Juan»]
(14) donne-moi la rouge «dammi quella rossa» [lett. «la rossa»]
Gli elementi della testa di un sintagma nominale possono essere classificati in base al tipo di ➔ reggenza che ammettono: si distingue dunque tra nomi con struttura argomentale (➔ argomenti) e nomi con complementi non argomentali (Giorgi 20012: 291-313).
Le teste nominali che hanno struttura argomentale sono per lo più nomi astratti deverbali (➔ astratti, nomi; ➔ deverbali, nomi), come rifiuto, che implica un soggetto (colui che rifiuta) e un oggetto (la cosa o la persona che è rifiutata):
(15)
a. il suo rifiuto del cibo inizia a preoccuparmi
b. il rifiuto di Carlo del cibo inizia a preoccuparmi
Il nome rifiuto conserva la struttura argomentale del verbo da cui deriva: si comporta infatti transitivamente, dato che ammette un soggetto – introdotto dalla preposizione di (di Carlo) o pronominalizzato col possessivo (suo) – e un oggetto (del cibo).
Benché l’oggetto di un nome transitivo sia espresso per lo più da un sintagma preposizionale introdotto da di, in qualche caso si trovano altri tipi di preposizione:
(16)
a. il bacio di Piero a Giulia [= Piero ha baciato Giulia]
b. *il bacio di Piero di Giulia
Sono possibili anche nomi a struttura trivalente, dotati cioè di un soggetto, un oggetto e un beneficiario:
(17)
a. la sua restituzione dei soldi a Maria [= lui restituisce i soldi a Maria]
b. il nostro spostamento da Roma a Milano
Sono noti, ancorché limitati per numero, anche nomi a struttura tetravalente:
(18) il tuo trasferimento della somma da Luigi a Carlo ha richiesto troppo tempo
Alcuni nomi si comportano invece come intransitivi:
(19) la telefonata di Gianni a Maria è stata sgradevole
Anche in questo caso il soggetto è espresso da di + nome (o aggettivo possessivo), gli altri argomenti o complementi da sintagma preposizionale.
Un sintagma nominale può contenere anche un nome passivo: l’agente è in questo caso introdotto dalla locuzione preposizionale da parte di:
(20)
a. l’acquisto del libro da parte di Luca era ormai indispensabile [«il libro è acquistato da Luca»]
b. l’acquisto del libro di Luca si è fatto aspettare [«il libro di Luca è acquistato»]
Alcuni nomi, come cattura, arresto, espulsione, hanno soltanto uso passivo:
(21) hanno eseguito l’espulsione di Rossi dal partito [«Rossi è stato espulso dal partito»]
Vari nomi (come consiglio, convinzione, idea, opinione, proposta, ecc.) possono reggere frasi completive (➔ completive, frasi): la tua idea di partire domani, la tua convinzione che quel negozio fosse aperto. Nella lingua parlata, i nomi di questa lista sono ancora più numerosi:
(22) il discorso che non vuoi più partire non mi convince per niente
(23) la storia che oggi esci a quest’ora mi preoccupa
Possono reggere uno o più argomenti anche nomi con referenti concreti (come regalo, lettera, ecc.: la lettera di Paolo a Maria; il discorso di tuo padre sul nostro matrimonio). In questi casi, tali nomi hanno subito una «forzatura», per la quale il loro significato è passato da quello di «oggetto fisico» a quello di «atto di …» o «messaggio su …». Il fenomeno della forzatura (Pustejovsky 1995; Simone 2007) lascia in diversi casi stabili tracce nel lessico: per es., il fumo [«il fatto di fumare»] fa male.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i nomi concreti non hanno una vera e propria struttura argomentale, ma sono accompagnati da un complemento che indica il possessore (come in 24) o altri tipi di relazioni avverbiali (locativa, temporale, ecc.) come in (25) e (26):
(24) il libro di Maria è interessante
(25) la fermata davanti alla stazione è la prossima
(26)
a. hanno trascorso insieme la notte prima dell’esame
b. la partenza ieri è stata un errore
Finora si sono considerati argomenti o complementi introdotti da preposizione, ma certi sintagmi nominali contengono argomenti privi di preposizione (➔ morfologia):
(27)
a. fatturazione ordine [«fatturazione dell’ordine»]
b. carrello acquisti [«carrello degli acquisti»]
c. articoli regalo [«articoli da regalo»]
d. a rischio valanga [«a rischio di valanga»]
Tali strutture, in cui il complemento è giustapposto alla testa, ricorrono soprattutto in insegne o intestazioni, e sono tipiche del linguaggio commerciale e burocratico (➔ burocratese).
Oltre che la testa e i suoi argomenti, fanno parte del sintagma nominale anche i determinanti, cioè articoli (determinativi, indeterminativi, ➔ partitivo e zero) e dimostrativi (➔ dimostrativi, aggettivi e pronomi), e i ➔ quantificatori.
In italiano, come si è detto, i determinanti precedono la testa. Gli articoli, determinativi (il, lo, la, i, gli, le) e indeterminativi (uno, un, una), veicolano il tratto della determinatezza, chiarendo se il referente indicato dal nome è:
(a) determinato, vale a dire noto all’emittente e al destinatario (➔ dato/nuovo, struttura):
(28) porto fuori il cane
(b) indeterminato specifico, cioè noto all’emittente ma non al destinatario:
(29) ho comprato un cane e l’ho chiamato Fido
(c) indeterminato non specifico (in questo caso il referente è ignoto a entrambi i partecipanti):
(30) vorrei regalare un cane a mio figlio
Sono determinanti anche i dimostrativi, che possono comportarsi come aggettivi o come pronomi.
I quantificatori permettono invece un’interpretazione quantificata del nome. Appartengono a tale categoria i ➔ numerali (uno, due, primo, ecc.) e gli indefiniti (ogni, molti, qualche, ciascuno, nessuno, tanti; ➔ indefiniti, aggettivi e pronomi).
In genere i quantificatori non sono preceduti da articolo nella prima occorrenza, ma possono esserlo nelle successive:
(31) sono venuti due ragazzi → i due ragazzi hanno detto …
Essi non possono ricorrere con i dimostrativi: qualche ragazzo, due ragazzi, nessun ragazzo (può combinarsi con l’articolo il quantificatore tutti: tutti i ragazzi). I quantificatori inoltre concorrono a formare sintagmi nominali partitivi, che consentono di ‘prelevare’ una parte dell’insieme di oggetti o di persone di cui si sta parlando:
(32)
a. ho letto molti di questi libri
b. ho letto alcuni di questi libri
Con tale funzione si comportano come quantificatori anche le locuzioni gran parte (di), la maggior parte (di), un po’ (di).
Alcuni sintagmi nominali hanno l’articolo partitivo, nella varietà delle sue funzioni (partitivo apparente: 33; in frasi fatte: 34; partitivo per indicare genericità: 35; partitivo vero e proprio: 36):
(33) mi hanno regalato dei bellissimi guanti
(34)
a. ci ha messo del suo
b. ci volle del bello e del buono
(35) stiamo preparando dell’aragosta
(36) compratemi delle mele, per favore
Esistono anche sintagmi nominali privi di qualunque determinante o modificatore (i cosiddetti nomi nudi; ingl. bare nouns): sono formati da nomi al plurale o nomi di massa (La Fauci 2009: 143-145; ➔ massa, nomi di):
(37)
a. bevo solo acqua
b. studenti e docenti hanno espresso il loro dissenso
In alcuni casi l’assenza di determinanti è connessa alla funzione sintattica che il sintagma nominale svolge nella frase: in posizione predicativa (➔ predicato, tipi di) il nome è nudo se non ha valore referenziale individuale:
(38) Chiara è maestra ~ Chiara è la maestra
Sono nudi anche i nomi che compaiono nelle costruzioni con ➔ verbi supporto: avere paura, fare finta, ecc. Altri casi di sintagma nominale senza determinante si hanno in frasi fatte ed espressioni cristallizzate: cercare moglie, prendere marito, cercare casa, trovare casa, avere fretta, prendere tempo, fare benzina, ottenere ragione, ecc.
Con la testa del sintagma nominale possono avere coreferenza vari modificatori: ➔ aggettivi, participi (➔ participio), sintagmi preposizionali (➔ sintagma preposizionale) e frasi relative (➔ relative, frasi).
Se hanno funzione di argomento gli aggettivi, perlopiù di relazione (➔ relazione, aggettivi di), sono dopo il nome:
(39) la manifestazione studentesca [«in cui gli studenti manifestano»] ~ *la studentesca manifestazione
(40) la bolletta termica [«che ha a che fare col riscaldamento»] ~ *la termica bolletta
Fanno eccezione gli aggettivi possessivi (➔ possessivi, aggettivi e pronomi), che si collocano di solito prima del nome (la sua domanda), ma con importanti oscillazioni diatopiche. Nei dialetti e nelle varietà regionali meridionali, infatti, il possessivo è dopo il nome: ho visto la mamma tua; lo stesso accade in tutto il Paese in alcune frasi fatte: mamma mia!, figlio mio!
Gli aggettivi che invece non svolgono la funzione di argomento ma qualificano il nome possono comparire prima o dopo la testa a seconda che abbiano funzione restrittiva o appositiva (➔ attributo):
(41) la ragazza bionda ~ la bionda ragazza
Gli aggettivi postnominali, con funzione restrittiva, non possono esser separati dalla testa mediante altri aggettivi (la bella ragazza bionda e non *la ragazza bella bionda).
Compaiono in posizione postnominale gli aggettivi che reggono un complemento:
(42) un discorso difficile da comprendere ~ *un difficile da comprendere discorso
Sono da considerarsi modificatori del sintagma nominale le relative restrittive (le non restrittive infatti intrattengono con il sintagma nominale antecedente una relazione simile a quella dell’➔apposizione):
(43) il ragazzo che è uscito durante la lezione si chiama Luca
Le relative compaiono in posizione finale nel sintagma nominale, dopo eventuali altri modificatori o complementi (il ragazzo biondo e alto con il maglione rosso che è uscito durante la lezione si chiama Luca).
Nel sintagma nominale, come si è detto, possono comparire più modificatori. La loro coordinazione è soggetta a restrizioni. Sono coordinabili fra loro modificatori categorialmente diversi, purché abbiano la stessa funzione:
(44) un libro antico e di pregio [aggettivo + sintagma preposizionale]
(45) un ragazzo buono e che si prodiga per gli altri [aggettivo + frase relativa]
Non si possono coordinare aggettivi argomentali e aggettivi qualificativi:
(46)
a. *il suo rifiuto e categorico
b. *il rifiuto suo e categorico
Se ci sono modificatori affini la coordinazione può essere realizzata mediante congiunzione coordinativa (come nei casi appena visti; ➔ coordinative, congiunzioni) o per asindeto (➔ enumerazione):
(47) [la logica] gli detta la battuta repentina, lucida, giusta (Romano 1969: 28)
Quando non si pongono sullo stesso piano sintattico, i modificatori del nome sono collegati mediante una relazione di subordinazione, sia pure non visibile superficialmente. In tal caso uno dei due modificatori ha valore restrittivo rispetto al nome e deve essere posposto (Ravazzoli 1974):
(48)
a. una grande chiesa barocca
b. ?una grande barocca chiesa
(49)
a. un giovane cane nero
b. ?un giovane nero cane.
I sintagmi nominali possono operare come ➔ soggetto della frase e come ➔ oggetto diretto del verbo. Possono inoltre ricorrere all’interno di un sintagma preposizionale come complemento della preposizione, ricoprendo vari ruoli.
In funzione di soggetto, il sintagma nominale determina l’➔accordo di ➔ persona e ➔ numero del predicato. Inoltre, in questa funzione esso serve normalmente come tema della predicazione (➔ tematica, struttura; ➔ frasi nucleari).
Come argomento del verbo svolge il ruolo di oggetto diretto (non introdotto da preposizione, a meno che non si abbia un articolo partitivo). I sintagmi nominali oggetto non hanno effetto sull’accordo del verbo, se non in particolari condizioni; possono inoltre, in dipendenza da determinati verbi, svolgere il ruolo di complementi predicativi (➔ predicativo, complemento).
Quando sono coreferenti con altri sintagmi nominali (cioè designano la stessa entità), i sintagmi nominali si comportano come ➔ epiteto o ➔ apposizione. I sintagmi nominali epiteto si aggiungono a un nome per precisarne il significato, come se si trattasse di aggettivi, con funzione restrittiva o accessoria. Un tipo particolare di epiteto sono i cosiddetti epiteta ornantia, che, con valore esornativo, esplicitano qualità già implicite o emblematiche del nome antecedente. Spesso le sequenze nome + epiteto hanno carattere di formula:
(50)
a. Apollo chioma d’oro
b. New York la grande mela
c. Per primo Agamennone, signore di popoli, sbalzò dal carro il capo degli Alizoni (Baricco 2004: 39)
I sintagmi nominali possono svolgere anche il ruolo di apposizione: in tal caso esprimono un’informazione aggiuntiva che spiega o descrive il sintagma antecedente, dal quale sono separati da una pausa intonativa (di solito segnalata nello scritto mediante una virgola):
(51) Laura, la nostra vicina, lavora in banca
In alcuni casi infine il sintagma nominale non è integrato nella struttura della frase ma si pone al di fuori, comportandosi come una struttura assoluta (➔ assolute, strutture). Un primo tipo è rappresentato da apposizioni modali-associative: nella testa del sintagma, sempre modificata da elementi aggettivali o participiali, sono indicate parti del corpo o oggetti legati al referente cui rinviano:
(52) allora Agamennone si alzò, l’animo colmo di nero furore e gli occhi incendiati da lampi di fuoco (Baricco 2004: 14)
Un secondo tipo di sintagma nominale assoluto è il cosiddetto ➔ tema sospeso:
(53) – Quel tuo amico – fa Scarpa – non hai chiesto ai compagni di qui? (Pavese 1980: 120)
Il sintagma nominale in (53), isolato a sinistra, costituisce un’informazione rilevante, che concorre a situare la predicazione espressa nella reggente in un preciso ambito referenziale.
I sintagmi nominali ricorrono sotto forma di frasi nominali (➔ nominali, enunciati), accompagnati da elementi con funzione predicativa (come in 54), o da soli (come in 55):
(54) Non poteva perdere le elezioni. Una prospettiva agghiacciante. Diventerei il capro espiatorio (Mazzucco 20062: 25)
(55) Flora Palmieri spalancò gli occhi. // Buio (Ammaniti 2000: 203)
Un tipo particolare di frase nominale è l’apposizione ‘grammaticalizzata’ (Ferrari 2009), che consiste nel riprendere un sintagma nominale mediante ripetizione, sinonimo o iperonimo preceduto da un articolo indeterminativo e accompagnato da una frase relativa:
(56) Si era alzato il vento. Un vento freddino e tagliente, esagerato per la stagione, che trascinava a tratti un pezzo di carta, lo faceva vorticare per un attimo, poi lo lasciava ricadere (Venezia 2006: 63).
In costruzioni non marcate (➔ focalizzazioni; ➔ ordine degli elementi) i sintagmi nominali si dispongono secondo la funzione che hanno nella frase: se sono soggetto, tendono a occorrere prima del predicato (salvo il caso dei verbi inaccusativi; ➔ inaccusativi, verbi); se oggetto, tendono a seguire il predicato verbale. I sintagmi nominali che operano come apposizione ed epiteto sono invece collocati accosto al nome cui si collegano.
Tuttavia, vari fattori di ordine pragmatico e informativo possono alterare l’ordine non marcato Soggetto + Verbo + Oggetto (SVO). Il sintagma nominale soggetto occupa la posizione postverbale se rappresenta la parte rematica della frase (➔ tematica, struttura) e se ne costituisce l’informazione nuova (sono arrivati i tuoi amici) (➔ dato/nuovo, struttura). Il sintagma nominale oggetto è invece anteposto al verbo in due casi:
(a) quando è il tema della frase (i tuoi amici non li ho ancora visti): in questo caso è necessaria, almeno in italiano contemporaneo, la presenza di un pronome clitico di ripresa (➔ dislocazioni);
(b) quando la focalizzazione segnala un contrasto (il latte dovevi comprare, non l’acqua).
I sintagmi nominali possono inoltre essere dislocati a destra (lo hai comprato il latte?; ➔ dislocazioni) o ricorrere nelle frasi scisse (è il tuo amico che me l’ha detto; ➔ scisse, frasi).
Possono essere collegati da una relazione coordinativa due o più sintagmi nominali che svolgano la stessa funzione sintattica e siano semanticamente affini o compatibili:
(57)
a. Luigi raccoglie frutti e fiori
b. *Luigi raccoglie consensi e fiori
Nell’italiano letterario, tuttavia, strutture coordinative come quelle in (57) possono essere impiegate per conseguire particolari effetti stilistici, realizzando la figura dello zeugma (Mortara Garavelli 199710: 225-226):
(58) aveva sedici anni e una moto
(59) aveva 55 anni e un orologio d’oro da polso (C.E. Gadda)
La coordinazione tra sintagmi nominali avviene mediante congiunzione (➔ congiunzioni) copulativa (e), disgiuntiva (o, oppure), avversativa (ma), negativa (né) o per asindeto:
(60) Anche la pigrizia, l’uggia per lo studio, la noia si potevano in parte ricondurre allo stesso motivo (Romano 1969: 81)
Tra due sintagmi può inoltre ricorrere un rapporto correlativo (➔ correlative, strutture):
(61) né il vicino della vittima né la pattuglia della polizia si sono accorti di niente.
In ➔ italiano antico la struttura del sintagma nominale nonché la tipologia e il funzionamento dei suoi componenti non mostrano grandi divergenze rispetto alla situazione attuale. Varie particolarità si colgono però nell’ordine e nella distribuzione di alcuni elementi.
Gli aggettivi possessivi, anche se di solito in posizione prenominale, potevano con nomi di parentela ricorrere in enclisi anche nelle varietà toscane (patremo «mio padre», mammata «tua madre»; ➔ parentela, nomi di).
Gli aggettivi argomentali, in italiano moderno collocati dopo il nome, comparivano in italiano antico anche in posizione prenominale:
(62) E ciò si può fare manifesto massimamente in ciò, che sì come lo divino amore [«l’amore di Dio»] è tutto etterno, così conviene che sia etterno lo suo obietto di necessitate (Dante, Convivio III, 6)
I sintagmi nominali soggetto di verbi inaccusativi, specialmente se posposti al predicato, non determinano l’accordo del verbo (Maiden 1998: 205):
(63) e giovedì mi venne a vicitare due gentiluomini (Macinghi Strozzi 1987: 217)
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