SIPONTO
(gr. ΣιποῦϚ, ΣειϕούϚ; lat. Sipontion, Sipontus, Sipontum, Sipuntum)
Città scomparsa della Daunia, nei pressi di Manfredonia, lungo il litorale adriatico della Puglia, su un'insenatura a S del promontorio del Gargano, nota fin dall'Antichità come porto della vicina Arpi.Nei primi secoli dell'era cristiana S. venne occupata da Odoacre (m. nel 493) e poi da Teodorico (m. nel 526); fino al 642 rimase in mano bizantina, poi slava; fu in seguito sotto i Longobardi e nuovamente sotto i Bizantini fino al 1039, quando venne occupata dai Normanni.S. era collegata al sistema viario romano sia attraverso una strada che la congiungeva alla via Traiana sia tramite altre direttrici che la mettevano in comunicazione con la via Litoranea (Alvisi, 1970; 1975). Nell'Antichità fu scalo marittimo di una certa importanza, come attesta l'Itinerarium maritimum di età dioclezianea (Miller, 1916); viene poi ricordata nell'Itinerarium Burdigalense (Gelsomino, 1966). La prima attestazione circa la presenza della sede vescovile risale alla metà del sec. 5° e nel corso del 7° la diocesi di S. fu unita a quella beneventana fino agli inizi del sec. 11°, quando venne costituito l'arcivescovado sipontino.Della città romana sono stati identificati il perimetro della cinta muraria (m 500400), il luogo ove sorgeva l'anfiteatro, il tracciato di una strada (D'Angela, 1982; 1986, fig. 1) e i resti di un edificio termale (Fabbri, 1994). Probabilmente la cattedrale paleocristiana di S. Maria si inserì in una struttura pubblica della prima età imperiale (D'Angela, 1984; 1990; Fabbri, 1994). I resti dell'edificio avevano fatto ipotizzare, in passato, la presenza di una sola navata con abside sopraelevata, in tufelli e mattoni, con l'aggiunta, in un secondo momento, delle navate laterali e di un portico verso S (Apollonj Ghetti, 1974). In età altomedievale, la chiesa sarebbe stata ridotta a singola navata (D'Angela, 1990). L'ampliamento della basilica, la realizzazione della seconda pavimentazione musiva (Moreno Cassano, 1976) e la messa in opera di capitelli della fine del sec. 5° o del 6° erano quindi stati visti in relazione con l'attività del vescovo Lorenzo (D'Angela, 1990), vissuto tra la fine del sec. 5° e gli inizi del 6° (Campione, 1992).Soltanto recenti indagini (Fabbri, 1994) hanno invece rivelato che l'edificio fin dall'origine doveva essere a tre navate, con abside rialzata in un secondo momento. Collegato verso S alla chiesa paleocristiana, e in asse con questa, era il battistero, sulla cui area fu poi costruita la chiesa medievale di S. Maria. Nell'area della basilica paleocristiana sono ritornate in luce iscrizioni funerarie, databili tra i secc. 6° e 11° (Serricchio, 1976; 1978; 1986) e numerose tombe (D'Angela, 1990).Probabilmente la cattedrale paleocristiana rimase in funzione fin verso la fine del sec. 11° e fu oggetto di rimaneggiamenti da parte dell'arcivescovo Leone (1023-1050; Serricchio, 1986), il quale non sarebbe, perciò, il committente della chiesa medievale, com'è comunemente ritenuto (Belli D'Elia, D'Elia, 1975; Belli D'Elia, 1980; 1986). Nella necropoli Scoppa sono stati identificati brani di una pavimentazione musiva, databile entro la metà del sec. 6°, in relazione con la presenza di una chiesa dedicata ai ss. Stefano e Agata (Campese Simone, 1997).La chiesa medievale di S. Maria è a pianta quadrata, con due absidi, una a E e l'altra a S; sia l'esterno sia l'interno, tranne la parete settentrionale, rifatta, presentano arcate cieche poggianti su semicolonne in muratura. La copertura è costituita da una cupoletta centrale che si raccorda ai muri perimetrali tramite volte a semibotte, frutto di un rimaneggiamento del sec. 13° (Belli D'Elia, 1986, pp. 456-458). La cripta fu realizzata dopo la costruzione della chiesa superiore, sfruttando i muri perimetrali di un edificio preesistente (Mola, 1975). In origine, la chiesa doveva avere l'ingresso a N e una sola abside a S; quando nel sec. 13° fu realizzato l'ingresso a O con il portale, venne costruita l'abside a E e furono eseguite alcune trasformazioni relative alla decorazione esterna dell'edificio. La costruzione originaria è comunemente ascritta all'operato dell'arcivescovo Leone (la chiesa fu poi consacrata nel 1117 da papa Pasquale II), datazione forse precoce per un edificio con motivi decorativi simili a quelli della chiesa di S. Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo (v.) e della cattedrale di Troia (Belli D'Elia, D'Elia, 1975, p. 47).L'origine della pianta, inconsueta e senza seguito in area pugliese, può forse essere ricercata in edifici orientali (armeni), o fu forse dettata dalla preesistenza dell'edificio battesimale paleocristiano (Belli D'Elia, 1986, pp. 456-458). Sia nella cripta sia nella chiesa sono reimpiegati capitelli romani, di tipo corinzio asiatico del sec. 4°, altri di importazione orientale del sec. 5°-6° (Bertelli, 1989) e un sarcofago decorato da riquadri con croci con foglie cuoriformi e altri elementi decorativi; già ascritto al sec. 6° (Pani Ermini, 1974), il pezzo sembrerebbe invece databile all'11° (Milella Lovecchio, 1981; Farioli, 1982b).Dall'area archeologica di S. provengono numerosi frammenti scultorei ascrivibili all'età paleocristiana e a quella medievale conservati oggi a Manfredonia (Curia Arcivescovile; Mus. Archeologico Naz. del Gargano Meridionale; municipio, depositi). Inoltre altri frammenti sono riconducibili all'operato di Accetto (v.), attivo nella prima metà del sec. 11°, e di un magister David.Lungo la strata peregrinorum, che conduceva a S., sorge la chiesa di S. Leonardo in Lama Volara, con il convento e la domus hospitalis. Del complesso si hanno numerose notizie dal relativo chartularium, con documenti che vanno dagli inizi del sec. 12° alla fine del 15° (Il Regesto, 1913). La chiesa, che ha l'ingresso principale a N, si presenta come un edificio a tre navate, triabsidato, con due cupole sulla navata centrale, facciata asimmetrica e semplice portale di accesso; tutti i muri esterni sono decorati da una serie di archetti pensili intervallati da lesene. Il portale settentrionale, con piccolo protiro sorretto da colonnine e leoni stilofori azzannanti prede, presenta motivi costituiti da fasce vegetali con animali fantastici e figure umane sugli archivolti e sugli stipiti e capitelli sui quali sono scolpiti gli episodi di Balaam e l'asina, l'Adorazione dei Magi e S. Michele che uccide il drago. Sulla porta è collocata una lunetta con Cristo in trono in una mandorla sorretta da due angeli; al di sopra sono poste le figure a rilievo di S. Leonardo e forse di S. Giacomo.La decorazione del portale, del protiro e della finestra absidale, secondo parte della critica, dovrebbe risalire alla fine del sec. 12° - in base anche a confronti con le sculture della vicina S. Maria di Pulsano e con quelle di alcuni edifici abruzzesi (S. Pelino a Corfinio, S. Clemente a Casauria) - e andrebbe messa in relazione con modelli scultorei d'Oltralpe (Calò Mariani, 1991). Per altri, invece, il portale e il protiro sembrerebbero di due momenti diversi (Belli D'Elia, 1986, pp. 372-373); il protiro dei primissimi anni del Duecento, mentre il portale e la lunetta, in cui si percepisce la presenza di modelli francesi, di età romanica, periodo al quale rimandano anche confronti istituibili con la plastica abruzzese del 12° secolo. Nella zona absidale sono ancora leggibili brani di affreschi: si tratta di una serie di scudi crociati, disposti lungo la zoccolatura, e di una scena con la Messa di s. Gregorio, di età tardogotica (Calò Mariani, 1991, p. 69).I terremoti del 1223 e del 1225 e l'impaludamento della costa determinarono il trasferimento degli abitanti di S. in una zona vicina, ove nel 1256, per volontà di re Manfredi, venne fondata Manfredonia. Fra il 1256 e il 1258 fu costruito il nucleo più antico del castello, a pianta quadrata con tre torri circolari e una quadrata, i cui lavori furono continuati dal maestro Giordano di Monte Sant'Angelo; Pierre d'Angicourt, nel 1278, realizzò un torrione presso il porto (De Tommasi, 1983).Alla fine del Duecento fu costruita la chiesa di S. Domenico - di cui sopravvive il portale originario - che incorpora i resti della cappella della Maddalena, voluta da Carlo II d'Angiò (1285-1309), con elementi gotici e affreschi della fine del sec. 14°: Pietà, albero di Iesse, Madonna con il Bambino e S. Nicola.Nella cattedrale, provenienti da S., sono conservate una statua lignea policroma, raffigurante la Madonna in trono con il Bambino, caratterizzata dall'assoluta frontalità e rigidità delle forme, ascritta a scuola abruzzese o messa in relazione con uno scultore dell'Italia centrale attivo nel sec. 13° (Tocci, 1983; Calò Mariani, 1991), e un'icona con la Vergine con il Bambino in braccio, ritenuta, tra alcune perplessità, del sec. 13° (Milella Lovecchio, 1988). Ancora nella cattedrale, ma proveniente da S. Leonardo, è un crocifisso ligneo policromo della fine del sec. 12°, probabilmente opera di botteghe locali (Calò Mariani, 1991).Nel Mus. Archeologico Naz. del Gargano Meridionale, ubicato presso il castello di Manfredonia, sono conservati reperti di età preromana, romana e frammenti scultorei altomedievali e medievali provenienti dall'area archeologica di Siponto. Nella raccolta archeologica del municipio di Manfredonia è conservato un enkólpion bizantino, datato tra i secc. 8° e 9°, proveniente da una tomba identificata nei pressi della basilica paleocristiana di S. (Serricchio, 1976, fig. 146).
Bibl.:
Fonti. - Il Regesto di S. Leonardo di Siponto, a cura di F. Camobreco (Regesta chartarum Italiae, 10), Roma 1913; K. Miller, Itineraria Romana, Stuttgart 1916 (rist. anast. Roma 1964), p. LXVII; R. Gelsomino, L'Itinerarium Burdigalense e la Puglia, Vetera Christianorum 3, 1966, pp. 161-208.
Letteratura critica. - M. Fuiano, La città di Siponto nei secoli XI e XII, Nuova rivista storica 50, 1966, pp. 1-41; G. Alvisi, La viabilità romana nella Daunia (Società di storia patria per la Puglia. Documenti e monografie, 36), Bari [1970]; B.M. Apollonj Ghetti, in M. Salvatore, Cronaca del X Convegno di ricercatori sulle origini del cristianesimo in Puglia, Vetera Christianorum 11, 1974, pp. 187-191; L. Pani Ermini, Il sarcofago di S. Maria di Siponto, ivi, pp. 359-377; C. Serricchio, Gli ipogei paleocristiani di Siponto, ivi, pp. 379-398; G. Alvisi, Problemi di topografia tardo antica nella zona di Siponto. La rete viaria, ivi, 12, 1975, pp. 429-457; P. Belli D'Elia, M. D'Elia, Siponto, in Alle sorgenti del Romanico. Puglia XI secolo, a cura di P. Belli D'Elia, cat., Bari 1975, pp. 47-56 (con bibl.); R. Mola, Cattedrale di Siponto. Relazione sui restauri, ivi, pp. 319-324; R. Moreno Cassano, Mosaici paleocristiani di Puglia, MEFRA 88, 1976, pp. 277-373: 280-282; C. Serricchio, Note su Siponto antica, Manfredonia 1976; id., Iscrizioni romane, paleocristiane e medievali di Siponto (Azienda autonoma di soggiorno e turismo. Quaderni, 9), Manfredonia 1978; M. Cagiano de Azevedo, Nuove note su S. Maria di Siponto, Vetera Christianorum 15, 1978, pp. 85-93; A. Thiery, in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux, Roma 1978, V, pp. 271, 445, 594; M.S. Calò Mariani, ivi, VI, p. 82 (con bibl.); P. Belli D'Elia, Il Romanico, in La Puglia tra Bisanzio e l'Occidente (Civiltà e culture in Puglia, 2), Milano 1980, pp. 117-253: 118-120, 228; M.S. Calò Mariani, La scultura in Puglia durante l'età sveva e proto-angioina, ivi, pp. 254-316: 278, 308, 310; M. Milella Lovecchio, La scultura bizantina dell'XI secolo nel museo di S. Nicola di Bari, MEFR 93, 1981, pp.7-87: 35-36; C. D'Angela, Ubicazione e dedicazione delle cattedrali nella Capitanata dal V all'XI secolo, Taras 2, 1982, pp. 149-162; R. Farioli Campanati, La cultura artistica nelle regioni bizantine d'Italia dal VI all'XI secolo, in I Bizantini in Italia (Antica Madre, 5), Milano 1982a, pp. 137-426: 237, 259-260; id., Quattro sarcofagi mediobizantini in Italia, in Miscellanea Agostino Pertusi, I, Rivista di studi bizantini e slavi 2, 1982b, pp. 283-296: 295-296; M. Tocci, Scultore dell'Italia centrale del XIII secolo, in Restauri in Puglia 1971-1983, cat., I, Fasano 1983, p. 192 (con bibl.); G.B. De Tommasi, Manfredonia. Castello, ivi, II, pp. 312-316; R. Mola, Manfredonia (FG). Chiesa di S. Maria di Siponto, ivi, pp. 317-325; C. D'Angela, Dall'era costantiniana ai Longobardi, in La Daunia antica, a cura di M. Mazzei, Milano 1984, pp. 315-363: 338-339; P. Belli D'Elia, La Puglia (Italia romanica, 8), Milano 1986, pp. 363-376, 456-458; C. D'Angela, Storia degli scavi della basilica paleocristiana di Siponto, Vetera Christianorum 23, 1986, pp. 337-378; C. Serricchio, La cattedrale di S. Maria Maggiore di Siponto, Archivio storico pugliese 39, 1986, 1-4, pp. 69-100; M. Milella Lovecchio, in Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento, a cura di P. Belli D'Elia, cat. (Bari 1988), Milano 1988, pp. 105-106 nr. 14 (con bibl.); G. Bertelli, Linee e tendenze artistiche della scultura paleocristiana e altomedievale della Capitanata, in Contributi per la storia dell'arte in Capitanata tra Medioevo ed età moderna, I, La scultura, a cura di M.S. Calò Mariani, Galatina 1989, pp. 17-21; C. D'Angela, Architettura paleocristiana in Puglia, CARB 37, 1990, pp. 147-168; M. Mazzei, M. Fabbri, Siponto: campagne di scavo 1988-1989, in Profili della Daunia antica, I (Quaderni del Centro regionale servizi educativi e culturali, 32), Foggia 1990, pp. 103-127; M.S. Calò Mariani, L'arte medievale e il Gargano, in La montagna sacra. S. Michele, Monte Sant'Angelo, il Gargano, a cura di G. Bronzini, Foggia 1991, pp. 56-72; A. Campione, Storia e santità nelle due Vitae di Lorenzo, vescovo di Siponto, Vetera Christianorum 29, 1992, pp. 169-213 (con bibl.); M. Fabbri, La basilica paleocristiana di Siponto: nuove acquisizioni, ivi, 31, 1994, pp. 189-196; A. Campese Simone, Frammenti musivi pavimentali della necropoli Scoppa di Siponto, "Atti del IV Colloquio dell'AISCOM, Palermo 1996", a cura di R.M. Bonacasa Carra, F. Guidobaldi, Ravenna 1997, pp. 513-522.