Economista inglese (n. 1890 - m. Londra 1963). I suoi contributi più rilevanti sono legati alla teoria monetaria e alla critica costruttiva nei confronti del pensiero keynesiano, dominante all'epoca. La "rivoluzione monetaria" degli anni Cinquanta e il rinnovato interesse per la moneta hanno ridato vigore alla prospettiva teorica di R., e ne hanno rivalutato l'importanza nella storia del pensiero economico.
Prof. all'univ. di Londra (1939-44) e quindi a Cambridge (1944-57); socio straniero dei Lincei (1951). Arguto e vivace polemista, è stato uno dei pochissimi economisti inglesi a non accettare i postulati dell'ortodossia keynesiana dominante dal 1936 fino a tutti gli anni Cinquanta. Sulla scia della teoria keynesiana, infatti, si tendeva a negare importanza alla quantità di moneta e alle sue variazioni nella determinazione del reddito monetario; come conseguenza di ciò gli studi monetari, che avevano monopolizzato l'attenzione degli studiosi di problemi di macroeconomia prima di Keynes, furono generalmente trascurati; R. fu uno dei pochi economisti che continuarono a dedicare la loro attenzione ai problemi monetari, in polemica diretta con i keynesiani. Tra le opere: A study of industrial fluctuation (1915); Money (1922; ed. ampl. 1948); The control of industry (1923); Banking policy and the price level (1926; ed. ampl. 1949); Economic fragments (1931); Aspects of the rise of economic individualism (1933); Essays in monetary theory (1940); Utility and all that (1952); Britain in the world economy (1954); Economic commentaries (1956); Lectures on economic principles (3 voll. 1957-59; trad. it. 1962); Growth, wages, money (1961); The economic of wages and the distribution of income (1961); Essays in money and interest, a cura di J. Hichs (post., 1966).