Slovenia
La porta dei Balcani
Di recente indipendenza dopo sei secoli nell’Impero asburgico e l’esperienza iugoslava, la Slovenia è uno dei paesi più piccoli d’Europa. Sviluppata, inserita nella cultura dell’Europa centrale, è da poco membro dell’Unione europea. La sua possibilità di sviluppo equilibrato è nell’integrazione con i vicini: la recente apertura delle frontiere con Italia, Austria e Ungheria lo sta già dimostrando
La Slovenia ha un territorio montano (Alpi Giulie – dov’è la massima cima del paese, Monte Tricorno 2.863 m – e Caravanche) e collinare, e comprende parte del Carso; è percorsa in senso ovest-est dal fiume Sava al centro e dalla Drava a nord. Il clima varia da mediterraneo a subcontinentale.
La popolazione, composta per l’83% da Sloveni, con molti gruppi minoritari, si addensa nelle poche aree pianeggianti: lungo la Sava (dove sorge la capitale Lubiana, con 258.900 abitanti) e la Drava (dov’è Maribor, la seconda città con 93.800 abitanti) e nella pianura orientale.
Nell’economia conta ancora abbastanza l’agricoltura, ma più l’industria, che lavora anche materie prime locali (metalli, legname, cemento; inoltre meccanica, tessile, chimica). Il turismo è attratto da bellezze naturali come le famose grotte di Postumia (in sloveno, Postojna) e dalle attrezzature per sport invernali di Kranjska Gora.
La Slovenia ha un importante ruolo come area di collegamento tra Europa centro-occidentale e orientale, e punta molto sull’integrazione economica con i vicini, a cominciare dall’Italia.
La Slovenia è diventata uno Stato sovrano e indipendente nel 1991. Il suo territorio, abitato dai Celti e dagli Illiri, cadde sotto il dominio di Roma nel 1° secolo a.C. Nei secoli successivi fu conquistato dagli Slavi del sud (a cui appartengono gli Sloveni), dai Franchi, dai Magiari e quindi, a partire dal 13°-14° secolo, dagli Asburgo, entrando così a far parte della vasta compagine imperiale da essi governata per tutto il corso dell’età moderna e per ampia parte dell’età contemporanea, fino al principio del Novecento. Con la dissoluzione dell’Impero asburgico al termine della Prima guerra mondiale (1914-18), la Slovenia fu integrata in un nuovo Stato indipendente: il regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, diventato poi nel 1929 regno di Iugoslavia. Tra il 1941 e il 1945, nel pieno della Seconda guerra mondiale (1939-45), essa fu spartita tra Italia, Germania e Ungheria. Divenne quindi parte, dopo la liberazione e la fine del conflitto, della neonata Repubblica federale socialista di Iugoslavia guidata dal maresciallo Tito, insieme alle altre cinque repubbliche federate di Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia.
Assai sviluppata sul piano economico rispetto al resto della federazione (fatta eccezione per la Croazia), la Slovenia ottenne una crescente autonomia all’interno della repubblica. Dopo la morte di Tito nel 1980 e la caduta del regime comunista nel 1989, essa cercò di opporsi alle pretese di egemonia della Serbia entro la federazione e proclamò in modo unilaterale, insieme alla Croazia, la propria indipendenza nel 1991, ottenendo quasi subito il riconoscimento della comunità internazionale. Ebbe così inizio una lunga e drammatica stagione di guerre nei Balcani, che non coinvolsero, se non in una primissima fase, il paese, ma che si protrassero per gran parte degli anni Novanta e portarono alla dissoluzione della Iugoslavia. Insieme a diversi altri paesi, la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione europea nel maggio del 2004.