SMALCALDA (Schmalkalden, ricordata nel sec. IX col nome Smalacalda di "piccolo fiume"; A. T., 53-54-55)
Cittadina della Turingia sud-occidentale, facente parte d'un territorio che appartiene all'Assia Nassau e dipende dal distretto di Cassel, la quale si trova presso la confluenza dello Schmalkalde (che le ha dato il nome) con lo Stille, poco prima che portino le loro acque alla Werra, disposta in pendio su uno sprone montuoso (300-350 m.), in buona posizione per la difesa e sicura dalle acque. Ha ancora mura ben conservate, case patrizie del sec. XVI e XVII e un castello (Wilhelmsburg) che contiene il museo locale. La presenza nelle vicinanze d'una frattura tettonica ha portato alla superficie depositi di ferro, noti già nel sec. XIII, che hanno fatto sviluppare l'industria dei piccoli oggetti di ferro (Schmalkalder Kurzwaren) non solo nella città (che conta ora 10.741 ab., in prevalenza protestanti), ma anche nell'antica signoria di Schmalkalden (circa 50 mila ab., di cui 9 mila occupati nell'industria meccanica).
La Lega di Smalcalda. - Fu conclusa, per la durata di 6 anni, il 27 febbraio 1531 (le trattative erano cominciate già dalla fine di dicembre 1530) fra l'elettore Giovanni di Sassonia, il langravio Filippo d'Assia, il duca Ernesto di Lüneburg, Filippo di Grubenhagen, i conti di Mansfeld e di Anhalt e le città di Strasburgo, Ulm, Costanza, Memmingen, Reutlingen, Biberach, Lindau, Isny, Magdeburgo e Lubecca.
Era la conseguenza diretta della dieta di Augusta del 1530, del fallimento dei tentativi di conciliazione fra riformati e cattolici, della recisa presa di posizione di Carlo V, della proposta d'editto del 22 settembre, che intimava ai riformati di rientrare entro sette mesi (15 aprile 1531) nella chiesa romana, dell'allontanamento dei principi e rappresentanti delle città protestanti dalla dieta, infine del rigoroso editto imperiale del 15 novembre. Notevole pertanto l'adesione di città come Strasburgo che, nella dieta di Augusta, non si erano associate alla Confessio presentata da Melantone (Confessio augustana), e avevano invece presentato una confessio a parte (tetrapolitana): prova che di fronte al comune pericolo i contrasti dottrinali fra città riformate della Germania meridionale e città riformate della Germania settentrionale si potevano attenuare. Ma la lega era anche l'espressione aperta del particolarismo principesco e cittadino germanico in lotta contro il pericolo di una soverchia potenza di Carlo V, tornato in Germania dopo le vittorie in Italia e l'incoronazione imperiale, e l'onnipotenza degli Asburgo, che pareva confermata proprio il 5 gennaio 1531 dall'elezione a re dei Romani del fratello di Carlo V, Ferdinando.
E anzi quasi subito il fattore politico doveva divenire assolutamente predominante e determinare tutto l'atteggiamento della lega, per opera soprattutto del langravio Filippo d'Assia, la vera anima del nuovo raggruppamento di forze: il 24 ottobre 1531 si giungeva all'alleanza (di Saafeld) fra la cattolica Baviera e i principi della Lega di Smalcalda; e, soprattutto, il 26 maggio 1532 la Francia cattolica si univa a sua volta coi collegati. Perfino coi Turchi vi furono approcci e trattative. E poiché d'altra parte altre città avevano aderito al patto (sin dal giugno 1531), e poiché anche la Danimarca s'era unita agli Smalcaldici (gennaio 1532), così a mezzo il 1532 la Lega di Smalcalda apparve come un formidabile blocco antiasburgico, che serviva da leva, in campo internazionale, per la risorgente potenza di Francesco I di Francia.
L'organizzazione della Lega era stata fissata nei primi mesi del 1532. Le forze che dovevano essere somministrate dalla Lega ai suoi membri, in caso di bisogno, ammontavano a 2000 cavalieri e 10.000 fanti; le spese di essi ricadevano sulle città. Nelle decisioni, due voti ciascuno erano attribuiti al langravio di Assia e all'elettore di Sassonia, uno complessivamente agli altri principi, due alle città della bassa e due alle città dell'alta Germania.
Il primo effetto di questo spiegamento di forze, tanto più grave in quanto i Turchi riprendevano proprio allora l'offensiva nella pianura ungherese, fu la pace di Norimberga del 1532: Carlo V cedette, procrastinò l'esecuzione dell'editto di Augusta, assicurò fino al prossimo concilio lo statu quo ai riformati. Ma più gravi assai per la potenza asburgica dovevano riuscire gli eventi dei due anni successivi, quando l'unione tra la Francia e la Lega (e specialmente il suo capo, Filippo d'Assia) si fece strettissima (accordi di Bar-le-Duc, gennaio 1534), quando alla coalizione contro Carlo V accedette lo stesso papa Clemente VII: allora, nel maggio 1534, il duca Ulrico di Württemberg rioccupava, grazie alle armi del langravio di Assia e agli aiuti francesi, il suo ducato, toltogli nel 1519 dagli Asburgo. Fu questo, il successo più grosso della Lega in questo periodo; in uno con la dissoluzione dell'asburgica Lega sveva, ottenuta sull'inizio del 1534, significava infatti un colpo decisivo inferto alla potenza asburgica nella Germania meridionale. La pace di Kaaden (Boemia) del 29 giugno 1534 col riconoscimento, da parte del re dei Romani Ferdinando, di Ulrico come duca di Württemberg, e da parte dei collegati, di Ferdinando come re dei Romani, poneva fine a questa prima risoluta azione politica della Lega di Smalcalda.
La quale tuttavia, nonché sciogliersi, si rafforzò: nella dieta del dicembre 1535, il patto della Lega venne prorogato per 10 anni: successive diete (nel 1536, 1537, 1538, ecc.) ne raffermarono, oltreché i propositi politico-religiosi, anche i legami con la Francia e, ora, pure con l'Inghilterra e le potenze nordiche, Danimarca e Svezia; e nel campo religioso la dieta del 1537 approvava gli articoli di fede redatti da Lutero (articoli di Smalcalda), e respingeva l'idea del concilio a Mantova, convocato da papa Paolo III.
Nonostante la costituzione, nel 1538, di una Lega cattolica in Germania, la forza militare e politica dei confederati di Smalcalda, che riuscivano in altre città tedesche (Hildesheim) a imporre il luteranesimo, rimaneva predominante, tanto più che ad essi si erano uniti dal 1536 altri principi e città (fra queste, Augusta, Francoforte, Amburgo; e fra i primi, soprattutto il margravio di Brandeburgo, Küstrin): di qui i tentativi di conciliazione fra cattolici e riformati, effettuati nuovamente da Carlo V e i colloquî di Haguenau e Ratisbona (1540 e 1541).
La situazione mutò bruscamente dopo la morte di Lutero (1546). La nuova situazione generale europea fra il 1545 e il 1546 (pace di Crépy fra Carlo V e Francesco I di Francia; tregua tra il re Ferdinando e i Turchi; unione di Carlo V col papa Paolo III contro i protestanti) e, nell'interno della Germania, lo staccarsi di alcuni principi dal gruppo antiasburgico, soprattutto l'alleanza di Carlo V con Maurizio di Sassonia e col duca di Baviera, determinava un netto rivolgimento della situazione a favore di Carlo V che, dopo aver già sconfitto il duca di Clève, nel 1543, bandiva nel luglio 1546, l'elettore di Sassonia e il langravio di Assia, e subito dopo iniziava la sua campagna a fondo contro i confederati (guerra di Smalcalda): campagna iniziata nel settembre 1546 e chiusasi a Mühlberg (24 aprile 1547) con la completa disfatta dell'elettore Giovanni Federico di Sassonia ad opera degl'imperiali, e, successivamente, con la capitolazione dello stesso langravio di Assia e delle altre città protestanti. La vera e propria Lega di Smalcalda era con ciò finita.
Il suo spirito rinacque tuttavia, nell'ottobre 1551, nella Lega dei principi tedeschi (capeggiati ora dallo stesso Maurizio di Sassonia) contro l'imperatore: Lega consacrata poi, il 15 gennaio 1552, nel patto di Chambord col re di Francia Enrico II e conchiusa con l'improvvisa irruzione di Maurizio di Sassonia nel Tirolo, con la pace di Passau del 2 agosto 1552 e definitivamente con la pace di Augusta del 1555. E fu la vittoria dello spirito particolaristico, principesco-cittadino, dello spirito degli "stati" che aveva caratterizzato appunto l'azione dei confederati di Smalcalda.
Bibl.: O. Winckelmann, Der Schmalkaldische Bund 1530-32, Strasburgo 1892; A. Hasenclever, Die Politik der Schmalkaldener vor Ausbruch des schmalkaldisch. Krieges, Berlino 1901; P. Heideich, Karl V. und die deutschen Protestanten am Vorabend des schmalkaldischen Kreiges, Francoforte 1911: e per la campagna del 1546-47, A. Schweizer, Der Donaufeldzug von 1546, in Mittheilungen des Instituts für österr. Geschichtsforschung, XXIX (1908); A. Schüz, Der Donaufeldzug Karls V., Tubinga 1930. Cfr. carlo v; filippo d'assia; giovanni federico di sassonia; maurizio di sassonia.