SOEST
(Sosat nei docc. medievali)
Città della Germania (Nordrhein-Westfalen), posta lungo l'asse dello Hellweg che metteva in comunicazione i fiumi Reno e Weser.Le prime tracce di insediamento possono essere individuate già nel corso del 7° secolo. Sette Sodsaten Höfe della stirpe sassone degli Engern si erano stanziate in una valle nei pressi delle fonti di estrazione del sale. Tra il 625 e il 639 il re dei Franchi Dagoberto diede in dono l'insediamento all'arcivescovo Cuniberto di Colonia. Una prima citazione del luogo - "villa quae Sosat vocatur" - si trova nella Translatio s. Viti, dell'836, nella quale S. viene citata come località densamente abitata. Con l'aiuto degli arcivescovi di Colonia essa si sviluppò rapidamente in una città-fortezza con pianta pressappoco quadrata. Al suo centro, nel 780 vennero eretti la prima chiesa di legno consacrata a s. Pietro e il palazzo arcivescovile.Il fratello dell'imperatore Ottone I (936-973), l'arcivescovo di Colonia Brunone, fondò nel 954 l'abbazia di St. Patrokli, grazie alla quale la città, che era caratterizzata dai commerci e dalle attività artigianali, ebbe il proprio centro spirituale. Nel 964 le reliquie del santo martire Patroclo furono traslate da Troyes a S. (Translatio s. Patrocli). Davanti al lato settentrionale di tale più antica area fortificata sorse, nel sec. 11°, un insediamento mercantile con la piazza del mercato e la chiesa di St. Georg (demolita nel 1823) che si arricchì grazie a un vivace commercio su lunga distanza, specialmente di grano e sale.La trasformazione in città in senso giuridico si era sicuramente compiuta nella prima metà del sec. 12°; nel 1180 si ebbe una nuova suddivisione in parrocchie a opera dell'arcivescovo Filippo di Heinsberg. Questi completò anche intorno alla città l'anello difensivo, pressappoco circolare, provvisto di dieci porte. Strade con disposizione radiale conducevano dal centro verso i singoli accessi. Tra il 1200 e il 1350 S. ebbe la propria fioritura economica e aderì alla Lega anseatica, divenendo la più importante città della Vestfalia.La chiesa di St. Patrokli è uno dei più significativi edifici romanici della regione. Dopo la traslazione delle reliquie di s. Patroclo sono testimoniate consacrazioni di altari nel 1090 e nel 1118. L'edificio di fondazione può essere ricostruito, in base alle parti conservate e ai ritrovamenti archeologici, come aula a copertura piana con basso transetto allungato. Probabilmente il coro venne chiuso a E per l'intera ampiezza da un'abside. La fronte occidentale della navata si trovava in origine dove attualmente le pareti delle navate laterali sporgono leggermente verso l'esterno. La chiesa si imparenta strettamente all'edificio ottoniano di St. Pantaleon a Colonia, anch'esso fondato dall'arcivescovo Brunone. Del primo impianto si conservano attualmente le parti inferiori del transetto, costituite da strati irregolari di pietrisco con finestre murate terminanti ad arco a pieno centro e il piano delle finestre della navata mediana fino alla sua sommità, anch'esso realizzato in pietrisco. Verso la fine del sec. 11° la navata venne ampliata da un corpo occidentale rettangolare, meno vasto dell'attuale. Questo consisteva di una sala di due campate e quattro navate con tribuna e conclusione turriforme al di sopra delle due navate mediane; davanti alla facciata si innalzavano due torri quadrate per le scale. Dell'impianto occidentale si sono conservate le due campate della tribuna della navata laterale nord, in seguito voltate. Nel primo decennio del sec. 12° si ebbe la ricostruzione delle navate laterali con volte a crociera senza costoloni, archi longitudinali e trasversali. All'estremità orientale della navata venne posto un coro a campata unica, coperto a volta e terminante con un'abside semicircolare. Questa venne fiancheggiata sul lato nord da una più piccola e sul lato sud da una sagrestia con volte a crociera non costolonata. Al di sotto del coro e della sagrestia furono costruite due cripte. L'impianto dovette essere concluso per il 1118 in occasione della seconda consacrazione dell'altare. La cripta al di sotto del coro era in origine una grande sala a cinque navate e si estendeva per undici campate fino ai pilastri d'incrocio occidentali; demolita nel 1817 fu ricostruita dopo la seconda guerra mondiale. Soltanto verso la metà del sec. 12°, prima della consacrazione principale della chiesa del 1166, vennero voltati il transetto e le due campate orientali della navata mediana. Nello stesso anno venne edificato anche l'atrio del Paradiso nel transetto nord, un ambiente rettangolare con doppio arco d'accesso. La colonna divisoria si distingue per un antico capitello corinzio e per un capitello a dado utilizzato come base. L'ultimo elemento architettonico a essere realizzato fu, dopo la distruzione dell'antico Westwerk, l'attuale corpo occidentale, costruito tra il 1190 e il 1230.La torre quadrata si eleva al di sopra di una base di due piani. Sulla fronte occidentale essa è interrotta da cinque arcate di un atrio voltato e suddiviso in tre parti. Il corpo della torre si innalza ripido sopra al tetto a spioventi dell'atrio e mostra, dopo una parete liscia chiusa, prima una serie di piccole bifore, poi nel registro superiore tre finestre, più ampie e più alte di quelle inferiori. Nella zona della cuspide appare una decorazione architettonica ad archi ciechi ancora più alta e infine è presente un coronamento a piramide ottagonale tra cuspidi e torrette angolari. Lo spazio retrostante le tre finestre occidentali del piano inferiore non ha alcuna funzione liturgica, ma fu utilizzato come Rathaus e deposito per le armi. Per la costruzione di questa torre l'architetto si discostò dalla consueta tradizione vestfalica che prevedeva l'uso del pietrisco, imponendo invece la pietra da taglio, l'arenaria verde della regione, squadrata con precisione.All'esterno, la chiesa risulta priva di decorazione scolpita fino al rilievo nel timpano del portale del Paradiso, che mostra Cristo a mezza figura con il libro e la destra benedicente circondato dai simboli degli evangelisti.All'interno, sul lato orientale della sala del corpo occidentale (tribuna occidentale), la base di una colonna presenta animali intrecciati tra loro. Al di sopra del capitello si trova una scultura lignea di S. Patroclo con la spada alzata, risalente al sec. 14° e che sostituisce una statua del santo attualmente conservata a Münster (Westfälisches Landesmus. für Kunst und Kulturgeschichte).L'originaria decorazione dell'abside centrale del 1166 andò perduta nella seconda guerra mondiale e venne sostituita da pitture moderne che seguivano rigidamente il programma originario. Cristo in trono come rex gloriae nella calotta absidale era circondato dai quattro esseri apocalittici e fiancheggiato dalla Vergine e dai ss. Giovanni Battista, Pietro, Paolo, Stefano e Patroclo. Nelle zone della parete tra le finestre erano raffigurati i quattro re del Vecchio Testamento. In una sottile fascia al di sopra delle finestre si trovavano busti di quattordici santi e sotto le finestre una iscrizione dedicatoria che recava l'indicazione dell'anno 1166. Nell'abside laterale nord, che viene denominata anche 'coretto della Vergine', si sono invece conservati gli affreschi originari risalenti al 1200. Qui si può ancora oggi vedere, restaurato, il ciclo dell'Infanzia di Cristo. Nella semicalotta absidale si trova Maria in trono con il Bambino alla quale i tre re Magi rendono omaggio. Sul lato destro compaiono l'arcangelo Gabriele con Anna e Gioacchino. I re nelle nicchie architettoniche dipinte e le scene del Vecchio Testamento che fanno riferimento alla nascita di Cristo sono situati, al di sotto, tra le finestre.Le vetrate della chiesa sono attualmente limitate all'abside maggiore e al coretto della Vergine. Le tre finestre dell'abside principale mostrano un ampio ciclo cristologico, che ha inizio nella finestra meridionale, nella cui parte centrale si trovano sei medaglioni con scene della Vita di Cristo dalla Nascita al Monte degli Ulivi, fiancheggiate, su entrambi i lati, da apostoli con cartigli al di sotto di baldacchini. La finestra di sinistra rappresenta, all'interno di tre grandi quadrilobi, che si estendono per quasi tutta l'ampiezza della finestra, altre scene del ciclo, al di sotto l'Imprigionamento di Cristo, al centro la Crocifissione, al di sopra la Deposizione nella tomba. Conclude il ciclo la finestra mediana con la Risurrezione e l'Ascensione in due grandi quadrilobi. Tra questi si inserisce un medaglione con l'Agnus Dei, circondato da quattro scene tipologiche che fanno riferimento alle rappresentazioni principali: l'Ascensione di Elia, Giuseppe che esce dal pozzo, Giona rigettato dalla balena e Sansone con le porte di Gaza. Gli spigoli tra i quadrilobi e le superfici libere delle fasce laterali sono ornati da motivi fitomorfi e da simboli degli evangelisti o da figure di apostoli e di profeti. In origine nell'abside del coro si trovava soltanto il ciclo della Passione, mentre il ciclo dell'Infanzia di Cristo era posto sulle finestre del quadrato del coro davanti all'abside. Si conservano nella sala capitolare ancora cinque ulteriori tondi appartenenti a un ciclo della Vita di s. Patroclo che probabilmente ornava la finestra dell'abside meridionale.Dal punto di vista stilistico, le vetrate di S. sono in relazione con miniature di Helmarshausen. Particolarmente stretti sono i legami con l' Evangeliario detto di Hardenhausen, miniato intorno al 1160 per il monastero di Lippoldsberg, conservato fino al 1945 a Kassel (Gesamthochschul-Bibl. Kassel-Landesbibl., 2° theol. 59).Nel coretto della Vergine soltanto la finestra mediana è policroma. Al centro si trovano, al di sopra di un tondo con decorazione fitomorfa, due medaglioni con l'Adorazione dei pastori e la Nascita di Cristo. A questo segue, circondato da tralci, un quadrilobo con Maria in trono. La conclusione superiore della finestra è costituita dalla colomba dello Spirito Santo dalla quale si dipartono sette raggi a ventaglio. Tali frammenti appartenevano in origine a una finestra con l'albero di Iesse.In origine, alla fondazione appartenevano due chiostri, ma del chiostro orientale si è conservato soltanto un corridoio voltato a botte sul lato est dell'atrio del Paradiso; del chiostro posto sul lato meridionale del coro sono conservate ancora le ali nord e ovest, del 12° secolo.La prima chiesa di S., St. Petri, è situata a O di St. Patrokli. Gli scavi nell'area della chiesa hanno potuto stabilire che già nel 780 era sorta una semplice chiesa lignea, ampliata intorno all'800 in chiesa ad aula. Intorno all'anno Mille tale edificio venne trasformato in impianto basilicale con Westwerk di maggiori dimensioni; l'attuale chiesa risale sostanzialmente al 1150 e venne edificata come basilica a tre navate con un corpo occidentale di uguale ampiezza, con transetto e coro quadrato. Nel 1180 un cittadino di S., Hujo, fondò sul lato nord del corpo occidentale un atrio del Paradiso a due piani. Dal 1200 al 1210 venne nuovamente edificato il transetto e nel 1230-1240 furono sopraelevate le navate laterali tramite una tribuna, sicché l'edificio assunse la forma 'a sala'. L'attuale coro scalare con sagrestia sorse a partire dal 1272 e venne consacrato nel 1322. Esso è tripartito e si apre sul transetto per tutta la sua ampiezza. Sebbene le sue pareti siano quasi completamente occupate da grandi finestre a traforo, all'esterno non è provvisto di alcun contrafforte. Il perimetro esterno dell'abside principale è costituito dai sette lati di un dodecagono, quello delle absidi laterali dai quattro lati di un decagono. È possibile istituire confronti tra questa pianta e quella di Saint-Yved a Braine (dip. Aisne).Il corpo occidentale era probabilmente collegato con il prospiciente palazzo arcivescovile e possedeva al piano inferiore una sala a cinque navate sul genere di una cripta. Le due navate esterne, più ampie rispetto alle tre centrali, con volte a crociera non costolonate, costituiscono la prosecuzione delle navate laterali del corpo longitudinale, mentre le tre mediane coprono la stessa ampiezza di quella centrale. Il corpo longitudinale si articola in due doppie campate con alternanza di sostegni. Alle pareti e sulle volte si è potuto portare alla luce l'originario sistema decorativo della fine del 12° secolo. Si tratta del più antico e ricco esempio noto di uno schema decorativo molto diffuso in epoca romanica in Vestfalia: sulle lesene della parete si trova pittura a incrostazione che doveva essere un tempo anche sui pilastri liberi; al di sopra delle finestre vi sono arcate sostenute da colonne, mentre le vele chiare delle volte sono decorate con alberi della vita o croci gigliate. Più significative sono le pitture della parete, del sec. 13°, quali il Martirio di s. Agata sul triforio ad arcate della tribuna sud: esso mostra la santa che pende da una trave straziata da due sgherri. Stile e colori dell'immagine preannunciano la tradizione della miniatura franco-olandese e inglese dell'inizio del 14° secolo. Sul pilastro mediano nord si trova un gruppo della Crocifissione, della seconda metà del sec. 14°, che ha origine dalla cerchia di Konrad di Soest.La chiesa di St. Maria zur Wiese (Wiesenkirche) è citata per la prima volta come S. Maria ad pratum nel 1257. Una ricostruzione intorno al 1331 sostituì un più piccolo impianto a tre navate dell'inizio del 13° secolo. L'architetto Johannes Schendeler eresse una Hallenkirche gotica a tre navate con coro poligonale a E, fiancheggiato da due coretti, anch'essi poligonali. All'interno sottili pilastri a fascio fortemente scanalati senza imposte giungono fino alla cinghiatura di archi acuti e ai costoloni della crociera, con effetto di leggerezza e spazialità. I sostegni addossati alla parete sono snelli e profilati in modo analogo a quello dei pilastri liberi. Le finestre che conservano in parte le antiche vetrate colorate vennero donate dai cittadini di S. intorno al 1350 e rappresentano singole figure che alludono a scene del Vecchio e Nuovo Testamento.
Bibl.:
Fonti edite. - Translatio s. Viti, in Monumenta Corbeiensia, a cura di P. Jaffé (Bibliotheca rerum Germanicarum, 1), Berlin 1864, pp. 3-26: 21; Translatio s. Patrocli, a cura di G.H. Pertz, in MGH. SS, IV, 1841, pp. 280-281.
Letteratura critica. - J. Aldenkirchen, Die mittelalterliche Kunst in Soest, in Festprogramm zu Winckelmanns Geburtstag 9. Dezember 1875, Bonn 1875, pp. 3-39; Die Bau- und Kunstdenkmäler von Westfalen, Kreis Soest, a cura di A. Ludorff, Münster 1905; H. Schmitz, Die mittelalterliche Malerei in Soest (Beiträge zur Westfälischen Kunstgeschichte, 3), Münster 1906; C. Josephson, Die alten Glasmalereien Soests, Niedersachsen 12, 1907, p. 277ss.; H. Thümmler, Die frühromanische Baukunst in Westfalen, Westfalen 27, 1948, pp. 17-214; H. Wentzel, Die mittelalterlichen Glasmalereien Westfalens, ivi, pp. 215-220; U.D. Korn, Die romanische Farbverglasung von St. Patrokli in Soest, Münster 1967; R. Hoppe-Sailer, Die Kirche St. Maria zur Wiese in Soest. Versuch einer Raumanalyse, Frankfurt a. M. 1983; E. Linnhof, St. Patrokli in Soest, München-Berlin 1989; D. Ellger, Zum Hallenpfeiler der Soester Wiesenkirche, Westfalen 68, 1990, pp. 196-198; F. Schütz, St. Petri zu Soest, Münster-Berlin 1991; D. Stover, St. Patrokli in Soest: Stabilisierung des mittelalterlichen Turmdachtragwerks (Denkmalpflege, 52), München 1994, pp. 43-47; U. Quednau, Soest Wiesenkirche: Sanierung der Turmschäfte, Westfalen 72, 1994, pp. 520-536.