Scrittore e teologo (n. in Svevia 808 o 809 - m. attraversando la Loira 849). L'opera di V. ha connotazione al tempo stesso poetica e teologica e soprattutto sotto quest'ultimo aspetto venne letta dai suoi contemporanei, mentre successivamente V. venne apprezzato specie par le sue doti poetiche.
Studiò a Reichenau, poi a Fulda, ove ascoltò Rabano Mauro; fu nell'829 alla corte di Ludovico il Pio e di Giuditta come precettore di Carlo (poi detto il Calvo); ne ottenne in compenso la nomina ad abate di Reichenau nell'838, ma, nella contesa scoppiata tra i figli di Ludovico, per aver preso posizione a favore di Lotario fu scacciato da Ludovico il Germanico dovendo riparare a Spira, e poi forse anche a Murbach; venne poi reintegrato nella carica da Ludovico stesso (842).
La glossa ordinaria alla Bibbia a lui attribuita ebbe particolare fortuna nel Medioevo: ma la moderna critica ha rilevato il carattere compilativo dell'opera. Importanti i suoi commenti biblici in alto tedesco; collaborò con Rabano Mauro nella traduzione del Diatessaron di Taziano. Interessante per la storia della liturgia il Liber de exordiis et incrementis quarumdam in observationibus ecclesiasticis rerum. Tra le sue opere letterarie notevole appare la Visio Wettini (descrizione di un viaggio nell'oltretomba) e soprattutto il Liber de cultura hortorum (o Hortulus), un poemetto in versi che tratta, sull'esempio di Columella, dell'arte del giardinaggio, con larghe divagazioni di storie e leggende pagane e cristiane. Delle sue opere politiche notevole il poema intitolato Versus de imagine Tetrici sopra la statua di Teodorico portata da Carlomagno da Ravenna ad Aquisgrana; scrisse anche vite di santi, in prosa o in versi, rielaborando storie e racconti più antichi. Ebbe il soprannome a causa della sua miopia.