SORA (A. T., 24-25-26 bis)
Città della provincia di Frosinone (da cui dista 31 km.), posta, a 300 m. s. m., in un'ansa del fiume Liri, e prossimamente allo sbocco della lunga e stretta Val Roveto, subito dopo la confluenza col Lacerno, ai piedi del M. San Casto sulla cui cima acuta sorge il castello medievale. Fino al 1927 fu capoluogo di circondario nella ex-provincia di Caserta. Il comune contava, nel 1931, 19.439 ab., di cui 8043 rappresentano la popolazione accentrata (7361 assegnati al centro di Sora). Il territorio comunale, vasto 71,84 kmq., è coltivato soprattutto a seminativi e a colture legnose; queste ultime prevalgono lungo la bellissima valle del Liri. Sora è punto di partenza di escursioni sulle vette meridionali del gruppo dei M. Ernici. Ha stazione ferroviaria sulla linea Avezzano-Roccasecca, ed è congiunta, per mezzo di servizî automobilistici, con Cassino, con Frosinone e con Pescosolido.
Storia. - La città fu di origine volsca e fu occupata a viva forza dai Romani nel 345 per opera dei consoli di quell'anno Fabio Dorsuone e Sulpicio Camerino (Liv., VII, 28). Fu poi disputata tra Romani e Sanniti durante la seconda guerra sannitica; ma i particolari di queste vicende, dati di Livio, sono di dubbio valore. Certo è che almeno dal 303 fu colonia di diritto latino. Durante la seconda guerra punica fu una delle dodici colonie latine che si rifiutarono di prestare aiuto ai Romani, onde fu severamente punita. In seguito alla lex Julia Municipalis passò da colonia latina a municipio governato da quattuorviri: sotto i triumviri ricevette un gruppo di veterani della IV legione, sciolta dopo la battaglia di Filippi, e in conseguenza anche il titolo di colonia romana.
Fu iscritta nella tribù Romilia. Nell'impero è ricordata come una città tranquilla e popolosa tanto che fin dai tempi più antichi del cristianesimo fu dichiarata sede vescovile.
La città odierna non contiene resti notevoli di monumenti, all'infuori di un basamento creduto un tempio. Interessanti rovine esistono invece dell'antica acropoli, oggi chiamata M. San Casto, consistenti in mura di opera poligonale e terrazze della stessa maniera. Sulla cima più alta (m. 539) esiste un castello diruto, detto Rocca Sorella (cioè piccola Sora) che fu distrutto dai Tedeschi nel 1229 e in parte restaurato nel Quattrocento.
Sora faceva parte del ducato bizantino di Roma, quando, conquistata da Gisulfo I di Benevento (702), divenne capitale del gastaldato longobardo della Valle del Liri. Città di confine e destinata, pertanto, a mutare spesso di padrone, fu donata nominalmente da Carlo Magno alla Chiesa (787), ma, nel fatto, proprio in quell'anno la si trova aggregata alla contea longobarda di Capua, poi (847) al principato di Salerno e infine (858) ceduta a Guido di Spoleto. Divenuta contea autonoma (870), risentì l'influsso dell'abbazia di Montecassino, finché non cadde sotto il dominio normanno (1062). Ritornò alla Chiesa mercé la donazione (1215) di Federico II a Riccardo di Segni, ma fu poco dopo (1229) distrutta dal medesimo imperatore. E finalmente, dichiarata da Carlo I d'Angiò città regia, la si ritrova feudo dei Tomacelli (1399), dei Cantelmo (1439), dei Della Rovere (1475), infine dei Buoncompagni (1612), che la permutarono (1796) col demanio regio.
Centro d'azione prima di Gaetano Mammone (1799), poi (1806) di Michele Pezza (fra Diavolo), riebbe finalmente con la restaurazione borbonica la quiete, turbata poi dalle innumeri contese, per il suo possesso, fra borbonici e garibaldini (1860), e dalle prepotenze del famoso Chiavone (Luigi Alonzi), che ne fece il centro del brigantaggio politico (1860-63).
Bibl.: Corpus Inscriptionum Latinarum, X, i, p. 560; D. Romanelli, Topografia storica del regno di Napoli, III, Napoli 1815, p. 362; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 672; A. Lauri, Sora, Isola del Liri e dintorni, Sora 1914, passim.