SPAGNA
(spagnolo España)
Stato dell'Europa occidentale, il cui nome proviene dal lat. Hispania, con il quale i Romani indicarono il territorio della penisola iberica, da loro conquistata nel 19 a.C., che la S. occupa per la maggior parte.La cristianizzazione delle province della S. dovette procedere lentamente, benché nei secc. 3° e 4° già si conoscano alcune diocesi (Mérida, Astorga, Saragozza, Tarragona, Siviglia, Córdova, Toledo) stabilite nelle capitali dei conventi giuridici corrispondenti alla divisione amministrativa di Diocleziano.
L'invasione dei popoli del Nord - Svevi e Vandali - e la fondazione di regni indipendenti determinarono il trionfo di alcune eresie legate ai nuovi governanti; ma la politica unificatrice dei vincitori definitivi, i Visigoti (476-711), soprattutto a partire da Recaredo (586-601), sfociò nella creazione del regno di Toledo, cattolico (589), nell'organizzazione delle province ecclesiastiche, nell'istituzione di una liturgia ispanica di grande originalità e in una renovatio culturale delle lettere e delle arti favorita da popoli venuti dall'Africa settentrionale, mentre le tradizioni romane tornarono a fiorire nei centri antichi.Dopo la rapida occupazione islamica, a partire dal 711 solo nelle montagne del Nord rimasero nuclei di resistenza cristiana che diedero vita a nuove monarchie: l'asturiana, a N-O, e il nucleo catalano. Il resto del territorio peninsulare venne denominato dai musulmani al-Andalus. Lontano dalla capitale, Damasco, si trasformò in emirato indipendente a opera di ῾Abd al-Raḥmān I (756), che stabilì la capitale a Córdova.A N-E si organizzò il regno asturiano-leonese, la cui capitale passò da Oviedo - ai tempi di Alfonso II (791-842) - a León quando si estesero i confini con Alfonso III (866-910), sotto i cui auspici si sviluppò un'arte religiosa e civile al servizio di una politica che pretendeva di ergersi a erede di un idealizzato regno visigoto. Nel quadro della politica restauratrice della cristianità nella penisola è opportuno far riferimento all'invenzione del corpo dell'apostolo s. Giacomo il Maggiore e alla promozione di Santiago de Compostela come centro di pellegrinaggio. Già nel sec. 10°, a fronte del momento di massimo splendore califfale, nel regno di León, che inglobava la Galizia, e nella contea di Castiglia, che era diventata parte integrante del regno asturiano fino a che sotto il governo di Fernán González (m. nel 970) ottenne l'indipendenza, si sviluppò un'arte detta mozarabica per il ruolo svolto da artisti e mecenati che, provenienti dalla S. musulmana, contribuirono a ripopolare i nuovi territori conquistati.Dopo la morte di ῾Abd al-Malik (1008), il potere califfale si smembrò nei c.d. regni di Taifas. Una volta frammentato il potere politico, si diversificarono i centri di produzione artistica: Siviglia, Toledo, Saragozza, Almería, Malaga e Granada. Lo smembramento del califfato favorì l'espansione territoriale dei regni cristiani del Nord. Il centro di resistenza orientale che era diventato Marca Hispanica dell'impero carolingio presto fu di fatto indipendente dal potere franco, benché nominalmente continuasse a riconoscere la sua sovranità fino al 988, quando Borrell II (m. nel 992), conte di Barcellona - contea che finì per predominare sulle altre -, rifiutò di prestare vassallaggio a Ugo Capeto re di Francia (987-996). La progressiva avanzata cristiana permise la restaurazione di antiche sedi e il legame con i Franchi determinò una precoce riforma monastica e liturgica. Durante il sec. 11° la politica dei conti favorì un'attività edilizia di vasta portata e il territorio che in seguito divenne Catalogna fu un centro di esperienze che condussero al Romanico.Le divergenze sorte tra Castiglia e León nel sec. 10° e lo slancio espansionistico navarrino trasformarono il regno di Navarra - indipendente fin dal sec. 9° - in arbitro dei regni cristiani. Il ruolo arbitrale si trasformò in egemonico sotto il regno di Sancio Garcés III detto el Mayor (1000-1035), che incorporò al suo regno le contee di Castiglia, Aragona, Sobrarbe e Ribagorza, e la cui politica personale diede impulso a un importante rinnovamento artistico. Dopo la sua morte l'Aragona tornò a essere indipendente, ma si unì nuovamente alla Navarra nel 1076. Il figlio Ferdinando I il Grande (1035-1065), erede della Castiglia, divenne il primo sovrano castigliano-leonese grazie al suo matrimonio con Sancia, erede del vecchio regno; al patrocinio regio si deve un rinnovamento delle botteghe per la lavorazione dell'avorio e la miniatura, ora propriamente romaniche, insieme alla promozione dell'espansione cluniacense nei territori occidentali della penisola. León tornò a essere precariamente indipendente tra il 1065 e il 1072 con Alfonso VI, che fu poi anche re di Castiglia (1072-1109). Alla vocazione europeista di questo monarca si deve l'insediamento definitivo dei Cluniacensi in territorio castigliano-leonese, così come l'appoggio della riforma gregoriana e la difesa della liturgia romana in modo tale che sotto il suo regno il Camino de Santiago conobbe un'epoca di splendore. Un ultimo periodo di indipendenza del regno di León (1157-1230) si ebbe alla morte dell'imperatore Alfonso VII (1126-1157), sotto la cui protezione i Cistercensi e i Premostratensi avevano realizzato le loro prime fondazioni. Sotto il regno di Ferdinando II (1157-1188) e di Alfonso IX (1188-1230) furono conquistati territori ai musulmani oltre il fiume Guadiana.Intanto nell'Andalus i piccoli regni di Taifas, nemici tra loro, erano diventati facile preda dei cristiani, che imposero loro tributi di vassallaggio in cambio della pace. Ma l'invasione degli Almoravidi (1085), popolo berbero, unificò di nuovo il territorio musulmano (1090-1140). Dopo la formazione dei secondi regni di Taifas (1143), altri invasori africani, gli Almohadi, presero il potere, ma agli inizi del sec. 13° al monarca castigliano Alfonso VIII (1158-1214) si unirono nella battaglia di Las Navas de Tolosa (1212) il navarrino García Ramírez e l'aragonese Ramiro II, riuscendo così a frenare la nuova offensiva almohade. Poco dopo la monarchia castigliano-leonese, nuovamente unificata sotto Ferdinando III (1230-1252), riconquistò l'Andalusia - a eccezione del regno nasride di Granada - e il regno di Murcia. Per far fronte agli Almohadi furono fondati in Castiglia e León gli ordini militari di Santiago, Calatrava e Alcántara, che vennero ad aggiungersi a Templari e Ospedalieri, i cui baliati e ospedali punteggiavano il Camino de Santiago. Il predominio castigliano avrebbe lasciato la Galizia e il León in secondo piano, e sebbene il Camino de Santiago costituisse anche un canale per la venuta di artisti francesi chiamati da colti prelati, che fecero convivere il Gotico classico con la tradizione mudéjar, il regno di Castiglia con capitale Burgos si articolò intorno a una nuova direttrice N-S.Dagli inizi del sec. 13° i regni peninsulari conobbero un diverso cammino politico. Quello di Navarra si avvicinò alla Francia e fino al 1360 rimase al margine della penisola. La Corona di Aragona realizzò invece una politica di espansione nel Mediterraneo, inaugurata da Giacomo I il Conquistatore (1213-1276) che si impadronì dei regni di Valenza e di Maiorca. Diventata fin dal sec. 14° una delle maggiori potenze del Mediterraneo (con il possesso di Baleari, Sicilia, Sardegna, Atene, Neopatria e Napoli), la sua situazione politica trovò rispondenza nelle tendenze mediterranee dell'arte catalana e valenziana, che convivevano con una particolare tradizione mudéjar aragonese.Il regno di Castiglia, trasformato in una grande potenza da Alfonso X (1252-1284), si vide presto indebolito dalla guerra e dalle sollevazioni nobiliari iniziate alla morte dell'erede Fernando de la Cerda (m. nel 1275) e terminate solo con il regno dei Re Cattolici. Le imprese di Reconquista nello stretto di Gibilterra e nel regno di Granada mantennero l'alleanza tra Castiglia e la Corona aragonese fino al 1356, quando scoppiò la guerra dei due Pietri. Questa terminò quando nel regno di Castiglia si insediò la dinastia dei Trastamara, un membro della quale, Ferdinando I, sarebbe stato eletto (1412) re della Corona di Aragona quando si estinse la casa di Barcellona. Ai conflitti interni che debilitarono i principali stati della penisola si aggiunsero, nei secc. 14° e 15°, epidemie e crisi agrarie, con ripercussioni spirituali, politiche, economiche e artistiche. Nel 1469 il matrimonio dell'erede di Aragona, Fernando, con Isabella, sorella di Enrico IV di Castiglia, dette inizio al processo di unificazione degli stati peninsulari che si sarebbe concluso nel 1479, quando in S. avevano già messo radici tradizioni borgognone e fiamminghe che sfociarono nel c.d. Gotico plataresco e nelle prime esperienze rinascimentali.
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L'inizio delle monetazioni nell'area di Castiglia-León risale probabilmente a Ferdinando I il Grande (1035-1065), del quale si conoscono i primi dineros. Dopo alcune occasionali emissioni d'argento, le coniazioni si concentrarono sul biglione (lega di argento e rame), ma esisteva anche un circolante d'oro di origine andalusa che influì in modo permanente sul sistema monetario di Castiglia-León. Così il tipo maravedí, unità immaginaria di conto, ebbe origine nel morabetín d'oro musulmano e le occasionali monetazioni auree del sec. 12° e degli inizi del 13° furono, sia in Castiglia sia in León (temporaneamente regni separati), come anche in Portogallo, morabetín che presentavano una tipologia propria in León e in Portogallo, ma iscrizioni in arabo e l'aggiunta di una croce in Castiglia. Si trattava del maravedí alfonsino, coniato da Alfonso VIII (1158-1214) e da Enrico I (1214-1217). Queste emissioni sembrano avere avuto carattere transitorio per far fronte alle scarse coniazioni andaluse e cessarono con il flusso delle doblas almohadi, che rappresentarono un nuovo apporto di oro per la penisola.Il vellón (biglione) continuò a essere la più importante moneta circolante e l'unico metallo coniato fino a quando con Alfonso X il Saggio (1252-1284) apparvero le prime doblas d'oro e con Pietro I (1350-1369) iniziò il reale d'argento. La dobla, già coniata probabilmente da Ferdinando III (1217-1252), possedeva ora tipologia propria, ossia cristiana, ma seguiva il tipo arabo, mentre il reale si avvicinava al grosso europeo. In tutti i modi, né l'oro né l'argento sembrano avere avuto un ruolo importante a livello commerciale, fatta eccezione per i centri più attivi (Burgos e forse altre città) e lasciando da parte la dobla di Giovanni II (1406-1454), che costituì probabilmente un primo tentativo di avvicinamento ai tipi europei.Il regno di Navarra ruotava intorno al denaro di biglione, prima il sanchete, poi il carlín, senza che le ampie e varie esperienze monetarie di Carlo II (1349-1387) incidessero apprezzabilmente sul circolante. In realtà l'argento (grosso) e l'oro (fiorino) non iniziarono a circolare in forma consistente fino alla fine del 15° secolo.Il sistema monetario della Corona catalano-aragonese si articolava in rapporto al denaro di biglione, e la contabilità si basava sul soldo (12 denari) e sulla libbra (20 soldi), in accordo con il sistema carolingio.Inizialmente era importante il circolante d'oro in denari musulmani, mentre, durante la crisi di emissione d'oro nell'Andalus a metà del sec. 11°, venne creato, anche come sostituto, il mancús di Barcellona. L'ingresso del morabatín almoravide chiuse questo ciclo e da allora il denaro di biglione, prima coniato nelle diverse contee catalane, poi centralizzato a Barcellona, costituì nei secc. 12° e 13° l'unico valore emesso. La stabilità della moneta si raggiunse grazie al contropotere dell'oligarchia commerciale. Questo versante commerciale catalano fu quello che determinò la rapida adozione di tipi monetari europei, il croat (grosso di 12 denari) nel 1285 e il fiorino di tipo fiorentino nel 1340.
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