spazio
spàzio s. m. – Un’estensione o un’area, illimitata e continua, espressa con riferimento alla superficie terrestre. Il concetto è di importanza cruciale nell’ambito degli studi geografici e ha subito nel corso del tempo molteplici definizioni e sistemazioni concettuali in relazione ai più ampi paradigmi di riferimento. Fin dalla sua prima sistemazione scientifica moderna la disciplina geografica ha focalizzato l’attenzione su questo concetto, tanto da essere definita intorno alla metà del Novecento scienza dello s. o della differenziazione spaziale. In questa prima fase l’idea di s. a cui si fa riferimento è quella di s. assoluto, concepito quale contenitore in cui ogni corpo assume un preciso posizionamento, geograficamente unico a prescindere dalla identità con altri corpi. I fenomeni, riuniti in classi geografiche secondo affinità risultanti dalla loro posizione (reciproca vicinanza e contiguità), possono essere cartografabili in una logica euclidea. A partire dalla seconda metà del Novecento, nell’ambito della geografia funzionalista, si assiste al superamento di questa idea, e allo sviluppo di approcci basati sull’idea di s. relativo, in cui dei fenomeni compresi entro un certo s. sono selezionati quelli ritenuti necessari per la sua caratterizzazione. Lo s. relativo consente di valutare elementi propri dello s. assoluto, come la distanza in termini diversi: non più distanza da un punto all’altro della superficie terrestre, ma per es. in termini di tempi o di costi. Per la geografia sistemica e strutturalista lo s. è di tipo relazionale: alle relazioni semplici tra oggetti o elementi spaziali si sostituiscono relazioni complesse che si influenzano reciprocamente e agiscono sugli elementi che le originano modificandoli. Lo s. viene considerato come un modo di ordinarsi degli elementi materiali in rapporto alle proprietà che essi assumono; ogni ubicazione contiene in sé riflessa l’intera struttura del sistema spaziale cui appartiene. Lo s. è così misurabile in termini di valore (monetario, simbolico, ecc.). Nell’ambito della geografia umanistica lo s. geografico è considerato infine come un prodotto sociale, in quanto le società lo percepiscono, lo vivono e lo plasmano secondo i propri fini, le proprie convinzioni, le proprie sovrastrutture. Su questo tipo di approccio si è prodotta, a partire dagli anni Settanta una cospicua letteratura. Si possono ricordare a questo proposito i lavori di Paul Claval (Principes de géographie sociale, 1973), Henri Lefebvre (La production de l’espace, 1974), David Harvey (Giustizia sociale e città, 1978), Armand Frémont e altri (Geographie sociale, 1984) e, più recentemente, Michel Lussault (L’homme spatial. La construction sociale de l’espace humain, 2007), e in Italia i lavori pionieristici di impostazione storico-sociale di Lucio Gambi (Generi di vita o strutture sociali, 1966) e il più recente contributo di Mirella Loda (Geografia sociale. Storia, teoria e modelli di ricerca, 2008).