spettri di saturazione
Gli spettri di saturazione traggono origine dal processo di saturazione associato alle onde marine e costituiscono forme spettrali limiti, in generale in frequenza, che non possono essere superate da parte degli spettri di energia che si generano in conseguenza degli altri processi ai quali sono sottoposte le predette onde. Le forme spettrali limiti corrispondono a una situazione di equilibrio dinamico che coinvolge l’energia fornita dal vento al mare (sorgente positiva) e l’energia superficiale dissipata per instabilità gravitazionale (sorgente negativa), tenuto presente che nella situazione sopra indicata può assumere un ruolo di rilievo il flusso di energia attivato dalle interazioni non lineari tra le componenti d’onda dello spettro e diretto dal campo delle basse frequenze a quello delle alte frequenze. Gli spettri di saturazione, introdotti verso la fine del 1950, sono stati definiti originariamente per il solo range di equilibrio, cioè per il campo delle frequenze non inferiori alla frequenza di picco. In seguito, intorno al 1985, sono stati opportunamente adattati per renderli idonei altrimenti, cioè nel campo delle basse frequenze, consentendo in tal modo di poter disporre di spettri di saturazione completi. L’intensità degli spettri di saturazione varia in relazione alle condizioni di profondità del fondo. In particolare, nella propagazione degli stati di mare sulle profondità finite decrescenti, cioè lungo il bacino marino che si estende dal largo sino alla linea di riva, l’intensità diminuisce al diminuire della profondità e tale comportamento è conseguente alla riduzione che l’ordinata massima degli spettri via via sperimenta dando luogo a un decremento della densità di energia associata agli spettri stessi. La frequenza di picco si mantiene invece invariata al modificarsi della profondità.