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STAGNO

di Stefano La Colla - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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STAGNO (XXXII, p. 453; App. II, 11, p. 886)

Stefano La Colla

La produzione mondiale di s., dopo aver registrato delle forti contrazioni nei primi anni che seguirono la seconda guerra mondiale in seguito ai gravi danni subìti dagli impianti minerarî nell'Estremo Oriente, è andata riprendendosi nel 1948 e già nel 1952 superava la media del quinquennio 1935-39 (171.500 t) per poi toccare nel 1956 con 184.100 t un massimo assoluto. Nell'anno successivo si ebbe un lieve declino che portò la produzione a 182.400 t, declino che doveva poi ulteriormente accentuarsi nel 1958. Come si rileva dalla tabella seguente, i maggiori paesi produttori sono la Malesia, la Bolivia, l'Indonesia; il Congo Belga, la Thailandia e la Nigeria.

Ma se nel quinquennio 1948-52 si è avuta una relativa stabilità di andamento nella produzione, nel settore dei consumi si sono avute fluttuazioni non indifferenti (per fare un esempio: 114.50n t nel 1949, 148.000 t nel 1950 e 137.000 t nel 1951); comunque la domanda è sempre rimasta notevolmente inferiore alla produzione. In tale periodo l'eccedenza della produzione sui consumi è salita a circa 150.000 tonnellate. Tra i fattori che hanno maggiormente causato queste oscillazioni va posta la domanda degli S. U. A., salita a circa 72.000 t nel 1950 durante la guerra di Corea per poi scendere nel 1952 a 45.000 t in seguito allo sciopero siderurgico che ha ridotto la richiesta di s. per le leghe e per la produzione di banda stagnata. Ma questa eccedenza di 150.000 t è stata più che altro apparente, dal momento che essa è stata quasi completamente assorbita dalle riserve strategiche degli S. U. A. e, in misura minore, della Gran Bretagna.

La continua espansione della produzione di fronte a una domanda instabile e in diminuzione portò nel novembre del 1953 alla convocazione della conferenza di Ginevra tenuta sotto gli auspici delle N. U., con lo scopo di preparare un accordo internazionale.

Già nel 1948 si era tentato di regolare su base internazionale il mercato dello s. poiché per la prima volta dalla fine della guerra l'eccedenza della produzione sui consumi cominciava a farsi sentire. Tuttavia per l'opposizione di diversi paesi consumatori non si arrivò ad alcun accordo. Nel r950 veniva fatto un secondo tentativo, ma il delegato degli S. U. A. dichiarava subito che si era ancora lontani da una situazione di eccedenze preoccupanti e che pertanto era difficile cercare di porre rimedio a un male che non poteva ancora essere chiaramente individuato. Lo scoppio della guerra di Corea e il conseguente aumento della domanda resero inutile per qualche tempo la ripresa delle trattative.

La conferenza del 1953 ebbe maggior successo e si arrivò alla formulazione di un accordo che, per il ritardo con cui venne firmato da alcuni paesi aderenti, poté entrare in vigore solo il 1° luglio 1956. Gli obiettivi principali dell'accordo erano quelli di impedire forti oscillazioni nei prezzi, raggiungendo così una certa stabilità di mercato, e di assicurare rifornimenti adeguati a prezzi ragionevoli in qualsiasi momento. L'accordo prevedeva: 1) la creazione di un Consiglio internazionale dello s. che rappresentasse i paesi consumatori e produttori; 2) il controllo sulle esportazioni di s. dei paesi produttori in periodi di sovraproduzione; 3) la creazione di "scorte cuscinetto", il cui amministratore doveva acquistare o vendere il metallo a seconda che il prezzo scendesse al di sotto o salisse al di sopra del minimo o del massimo fissati; 4) la ridistribuzione periodica delle quote di esportazione e dei diritti di voto; 5) le misure da prendere in caso di penuria del metallo.

Il controllo sulle esportazioni dei sei paesi produttori membri - Bolivia, Congo Belga, Indonesia, Malesia, Nigeria e Tailandia - è stato introdotto per la prima volta il 15 dicembre 1957. Da allora di trimestre in trimestre sono stati fissati i contingenti di esportazione, il cui totale ha oscillato da un minimo di 20.000 long tons di 1016 kg (nell'ultimo trimestre del 1958) a un massimo di 37.500 tons (nel secondo trimestre 1960). Vennero anche subito create le "scorte cuscinetto", previste per eliminare oscillazioni troppo forti. I paesi produttori furono così chiamati a fornire un totale iniziale di 15.000 tons (di cui un massimo del 75% in metallo e il rimanente 25%; in contanti, basandosi su un prezzo di 640 sterline per long ton), che sono amministrate nel seguente modo: al di sopra del prezzo massimo consentito dall'accordo (880 sterline per ton) l'amministratore delle "scorte cuscinetto" deve vendere il suo metallo sul mercato libero per indebolire i prezzi; al di sotto del prezzo minimo (730 sterline per ton) deve procedere ad acquisti sul mercato libero per rafforzare le quotazioni. ll divario fra le 730 e le 880 sterline per ton è diviso in tre settori: fra le 730 e le 780 sterline per ton l'amministratore può procedere ad acquisti; fra le 780 e le 830 sterline per ton egli non deve né acquistare né vendere, a meno che non abbia l'autorizzazione del Consiglio; fra le 830 e le 880 sterline può vendere.

I paesi consumatori membri dell'accordo sono l'Australia, il Belgio, il Canada, la Danimarca, l'Ecuador, la Francia, la Gran Bretagna, l'India, l'Italia, il Libano, i Paesi Bassi, la Spagna e la Turchia. Mancano, fra i grandi importatori, gli S. U. A., che non hanno mai aderito a quest'accordo, né a quello che, stipulato a New York nel luglio 1960, dovrà entrare in vigore il 1° luglio 1961 allo scadere di quello in funzione dal 1956, ma che hanno adottato una politica di "benevola neutralità" nei confronti dell'accordo stesso. Per contro la Germania Occidentale e il Giappone sono entrati a far parte del nuovo accordo quali paesi consumatori.

Un altro fattore che ha rivestito una certa importanza per il mercato dello s. nel decennio considerato (1948-57) è costituito dalla chiusura della raffineria di Texas City il 31 gennaio 1957 (chiusura che veniva a coincidere col termine degli acquisti per le riserve strategiche americane) e dalla sua successiva riapertura come raffineria di una compagnia privata e non più gestita dal governo degli Stati Uniti. Quest'ultimo, infatti, aveva dei contratti a lungo termine con l'Indonesia e la Bolivia, e assorbiva, come si è detto più sopra, gran parte dell'eccedenza della produzione sul consumo. In mano all'industria privata l'attività della raffineria si ridusse notevolmente, mentre le disponibilità non più destinate alle riserve strategiche statunitensi in parte affluivano sul mercato di Londra e in parte venivano assorbite dalle "scorte cuscinetto".

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