STAMS
Città dell'Austria, in Tirolo, situata nel medio Oberinntal a km 40 ca. a O di Innsbruck nel distretto amministrativo di Imst.S., citata per la prima volta nel 1065 come feudo imperiale dei baroni di Wangen, dal 1266 fece parte, come l'intero Oberinntal, del Tirolo.L'abbazia cistercense di S. venne fondata dal duca Mainardo II di Tirolo-Görz (m. nel 1295) e dalla sua sposa Elisabetta di Wittelsbach (m. nel 1273), vedova del re Corrado IV di Hohenstaufen (m. nel 1254), nel 1273 come mausoleo dinastico e centro religioso (Köfler, 1995, p. 339). Il legame della fondazione con l'uccisione del figlio di Elisabetta, Corradino, a Napoli nel 1268, non è attestabile attraverso le fonti ed ebbe grande credito soltanto in epoca barocca (Köfler, 1971; Janotta, 1995). La chiesa abbaziale ospitava, accanto alle due sepolture davanti all'altare maggiore, la cripta del duca Federico IV (m. nel 1439) nel coro dei monaci e il c.d. österrei chische Grab sul luogo della tomba dell'arciduca Sigismondo (m. nel 1496), nella parte occidentale della navata mediana.In previsione della fondazione, il Capitolo generale di Cîteaux incaricò gli abati di Lützel e di Raitenhaslach nel settembre del 1272 di suggerire il luogo per la fondazione (Riedmann, 1972, p. 231). Il 12 marzo 1273 l'abate Heinrich di Honstetten con dodici monaci e cinque fratelli laici provenienti dall'abbazia cistercense di Kaisheim si stabilì a S., in un edificio di legno presso l'antica cappella di pellegrinaggio di St. Johannes.Tra il 1273 e il 1284 vennero costruiti gli edifici del monastero e la chiesa. Quest'ultima, consacrata il 5 novembre 1284, era in origine - secondo la Chronica di Lebersorg - una basilica a pilastri a tre navate e sedici campate. Sulle pareti della navata mediana con arcate e cleristorio poggiava una copertura piana lignea, dipinta; le navate laterali avevano invece capriate a vista su archi trasversi che delimitavano le campate. L'attuale conclusione a tre absidi della navata mediana è ciò che rimane dell'originaria conclusione a cinque absidi; l'impianto non corrispondeva alla tipologia della conclusione di coro rettilinea propria della prima tradizione architettonica cistercense. Secondo Seebach (1995, p. 422) la chiesa, edificio programmatico di Mainardo II, fa riferimento a una più antica tradizione, quella del duomo di Trento di Altmann (1124-1149). La tendenza a un impianto spaziale unitario ad aula con absidi voltate viene fatta derivare dallo studioso dalla tradizione delle chiese degli Ordini mendicanti del sec. 13° (S. Francesco a Cortona). La chiesa era preceduta da un atrio; l'antico portale a doppio strombo con colonnine incassate occupava la parete occidentale. Intorno al 1300-1306 all'angolo sud-ovest venne eretta la cappella del Sacramento e anche l'atrio fu arricchito di due costruzioni coronate da timpani.Tra il 1729 e il 1733 l'impianto romanico venne barocchizzato. Della basilica si conservano attualmente ancora le tre absidi mediane con le bifore e l'iscrizione dedicatoria (Köfler, 1984), la nicchia sulla parete meridionale interna dell'ambiente dell'altare, così come parti architettoniche nella parete 'barocca' della navata mediana e nei muri esterni. La parete esterna, liberata dall'intonaco in corrispondenza del muro settentrionale del coro dei monaci e dell'ala meridionale del chiostro demolito nel 1615, mostra l'aspetto originario del 1284, con i pilastri e con le aperture ad arco, murate nel 1729. Dell'antico chiostro si conservano tre capitelli a crochets, due frammenti di colonna e una base (Zisterzienserstift und Stiftssammlungen). I lati non lavorati dei capitelli permettono di ipotizzare che si trattasse di capitelli doppi, dei quali si parla nella Chronica di Lebersorg. I rilievi in pietra con gli stemmi del Tirolo e dei Wittelsbach-Baviera, secondo Riedmann (Eines Fürsten Traum, 1995, p. 333), sono collegati alla tomba di Mainardo III (m. nel 1363). I frammenti di pavimento in cotto con motivi a rilievo (leone, foglia, segmento di cerchio, unicorno), provenienti presumibilmente dal chiostro, costituiscono una significativa testimonianza della tradizione decorativa del Tirolo medievale (abbazia di Wilten, Marling, Merano, Thaur; Caramelle, 1973, p. 27).Nel Zisterzienserstift und Stiftssammlungen sono conservati un piatto del sec. 13° e una tavola d'altare della Vergine con l'abate Grussit, del 1390 ca., probabilmente di Konrad im Tiergarten (m. nel 1406).
Bibl.:
Fonti inedite. - W. Lebersorg, Chronica Monasterii S. Johannis Baptistae in Stambs, Stams, Stiftsarch., 112; K. Primisser, Annales Stamsenses, 6 voll., Stams, Stiftsarch., 129; id., Additiones ad Annales Stamsenses, 9 voll., Stams, Stiftsarch., 130.
Letteratura critica. - H. Hammer, Die mittelalterliche Stiftskirche von Stams und ihr Umbau im 18. Jahrhundert, Tiroler Heimatblätter 12, 1934, pp. 90-97; H. Auer, Gründung und Ausstattung von Stift Stams (tesi), Wien 1939; W. Köfler, Zur ''staufischen Tradition'' des Stiftes Stams, Tiroler Heimatblätter 35, 1971, pp. 111-114; J. Riedmann, Zur Chronologie der Gründung von Stams, Veröffentlichungen des Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum 52, 1972, pp. 223-233; M. Bitschnau, Romanik in Stams, in 700 Jahre Stift Stams 1273-1973, Stams 1973, pp. 9-24; F. Caramelle, Die Gotik in Stams, ivi, pp. 25-46; G. Ammann, Stift Stams, München 1984; Studia Stamsensia, I, Beiträge zur 700. Wiederkehr der Weihe von Kirche und Kloster der Zisterze Stams, a cura di A.A. Strnad, Wien 1984; W. Köfler, Die Weihinschrift in der Stiftskirche - Stams' ältestes epigraphisches Denkmal, ivi, pp. 17-26; Eines Fürsten Traum. Meinhard II. - Das Werden Tirols, a cura di J. Riedmann, cat. (Stams 1995), Innsbruck 1995; W. Köfler, Die Gründung von Stift Stams, ivi, pp. 335-341; S. Demetz, Baugeschichte von Stams, ivi, pp. 416-418; G. Seebach, Rekonstruktion der baulichen Struktur der Klosterkirche des 13. Jahrhunderts, ivi, pp. 419-424; Studia Stamsensia, II, Aus Kultur und Geistesleben der Oberinntaler Zisterze in Mittelalter und früher Neuzeit, a cura di A.A. Strnad, K. Walsh, Wien 1995; C.E. Janotta, ''Mors Conradini Vita Stamsii''. Zur Konradinstradition im Kloster Stams, ivi, pp. 7-22.