Cannizzaro, Stanislao
Lo scienziato italiano che rivoluzionò la chimica
Patriota, scienziato e uomo politico, Stanislao Cannizzaro contribuì in modo fondamentale allo sviluppo delle teorie chimiche e alla diffusione in Italia della chimica e delle sue applicazioni a tutela dei cittadini. Fu uno degli scienziati più importanti dell'Ottocento, e tuttavia non si era nemmeno laureato. Visse in un periodo fondamentale e piuttosto agitato della storia d'Italia, quello risorgimentale
Cannizzaro nacque a Palermo nel 1826, in una famiglia dell'alta borghesia siciliana. Terminati gli studi liceali si iscrisse all'università e si mise subito in luce per gli interessi scientifici, al punto che appena diciannovenne poté partecipare al Congresso degli scienziati italiani che si tenne a Napoli nel 1845. Questo congresso vide radunati nella capitale del Regno delle Due Sicilie oltre 1.800 medici, naturalisti e scienziati provenienti da tutta Italia, e fu un'occasione importante per intensificare non solo i rapporti scientifici, ma anche quelli politici. L'Italia, infatti, era allora divisa in molti Stati, grandi e piccoli, e quasi tutti gli scienziati italiani erano anche patrioti. Cannizzaro presentò tre comunicazioni di fisiologia e si guadagnò l'accesso al laboratorio pisano di Raffaele Piria, il chimico italiano più famoso di quegli anni.
A Pisa lavorò come 'preparatore' di Piria, imparò dal maestro molta buona chimica e condivise con lui l'amore per una Italia libera e unita. Così, quando scoppiò la rivoluzione del 1848, Cannizzaro combatté in Sicilia contro i Borboni, e Piria andò a combattere contro gli Austriaci con gli studenti pisani. I rivoluzionari furono sconfitti e Cannizzaro fuggì a Parigi, dove continuò gli studi di chimica ma… dimenticò di laurearsi.
Il giovane chimico ritornò in Italia solo nel 1851, esule nel Regno di Sardegna. Insegnò chimica e fisica ad Alessandria e poi ottenne la cattedra di chimica all'università di Genova. Qui nel 1858 Cannizzaro affrontò il problema della determinazione dei pesi atomici degli elementi, una questione su cui i chimici discutevano da decenni senza riuscire a giungere a una conclusione accettabile da tutti. In effetti il problema era molto serio. Per fare un solo esempio, alcuni chimici pensavano che l'atomo di ossigeno fosse 8 volte più pesante dell'atomo di idrogeno, mentre altri credevano che il rapporto fosse di 16 volte e ciò portava a risultati diversi nello stabilire le formule della maggioranza dei composti. Con ragionamenti precisi ‒ e decisi ‒ Cannizzaro diede le regole per determinare i pesi atomici e con la loro applicazione rigida stabilì i valori reali dei pesi atomici di elementi importanti, dall'ossigeno al carbonio, dal ferro al mercurio. La fama internazionale di Cannizzaro crebbe ancora nel 1860 quando, a un congresso che si tenne in Germania a Karlsruhe, il chimico italiano convinse la parte più avanzata della chimica europea della correttezza delle sue idee.
Fra gli scienziati presenti a Karlsruhe vi erano il tedesco Lothar Meyer e il russo Dmitrij Mendeleev, che furono entusiasti delle idee espresse dal chimico italiano e che di lì a pochi anni, utilizzando i pesi atomici calcolati da Cannizzaro, giunsero a formulare ‒ indipendentemente l'uno dall'altro ‒ una delle più importanti teorie chimiche: l'esistenza di un sistema periodico degli elementi. Entrambi gli scienziati affermarono che senza le idee di Cannizzaro non sarebbero mai potuti arrivare alla scoperta del sistema periodico.
Il 1860 fu un anno importante anche per l'Italia, che si trovò quasi del tutto unificata sotto la corona dei Savoia. Dopo 12 anni di esilio Cannizzaro poté perciò tornare nella città natale, e nel 1871, una volta annessa Roma al Regno d'Italia, il chimico siciliano ebbe la cattedra di chimica nella capitale e fu nominato senatore. Da quel momento si dedicò a organizzare le strutture scientifiche necessarie per uno Stato moderno, e partecipò attivamente alla riforma sanitaria del 1888, che tra l'altro introdusse in ogni provincia i Laboratori chimici di controllo della bontà degli alimenti e dell'acqua potabile. Cannizzaro morì a Roma nel 1910.