Stati Baltici
Baltici Estonia. - L'interesse per gli autori classici europei occidentali e quindi anche per D. fu destato dal gruppo letterario Noor-Eesti (Giovane Estonia, 1905-15), la cui parola d'ordine era: " Siamo estoni ! Diventiamo però anche europei ! ". Il gruppo ebbe come membro un buon italianista, il poeta Villem Grünthal-Ridala (1885-1942) a cui è dovuta la prima traduzione estone dall'opera di D. (il primo canto dell'Inferno, 1911); perseguendo però lo scopo di far conoscere anche altri autori italiani, egli non ritornò a Dante. Solo nel 1924 apparve la Vita Nuova, per opera dello scrittore, poeta e critico Johannes Semper (1892-1970), il quale pubblicò pure (1939) un canto della Commedia (If III).
Sotto il regime sovietico, si lavora dal 1958 per una traduzione integrale della Commedia: finora sono apparsi, in diverse pubblicazioni, quattro canti e tre frammenti (trad. Harald Rajamets e Aleksander Kurtna). Nell'esilio volontario, il poeta Ivar Grünthal ha pubblicato (1965) una traduzione del c. v dell'Inferno. Della Commedia sono così apparsi in tutto, in traduzione estone, sei canti (If I, III-V, IX, X) e tre frammenti (If XII, XXII, XXIII).
Bibl. - A. Oras, Translations of Standard Authors into Estonian, in " L'Estonie Littéraire " I (1930); L. Salvini, Sommario di storia letteraria dell'Estonia, Roma 1940, 38-44; A. Kurtna, Elav D. (D. vivo), in " Keel ja Kirjandus ", Tallinn 1965, 298-301.
Tra i vari scritti di critica dantesca gioverà ricordare: K.A. Hermann, D.A., in " Laulu ja Mängu Leht " I (1890) 1-3; N. Kann, D., in " Linda " IX-X (1905) 176-179; XI-XII (1905) 211-214; XVII-XVIII (1905) 344-348; ID., Pildid Lääne-Euroopa kirjandusest (Immagini dalla letteratura dell'Europa Occidentale), Tartu 1906, 55-113; R. Gutmann, D.A., in " Acta et commentationes Universitatis Dorpatensis ", ibid. 1921, 1-42; J.P., Miks nimetas D. oma lugulaulu komöödiaks (Perché D. chiamò ‛ comedia ' il suo poema), in " Postimees " XI (1926) n. 276; Keskaja ja vara-renassansi Kirjanduse antoloogia (Antologia della letteratura del Medioevo e del primo Rinascimento), Tallin 1962, 422-444, 558-564.
Lettonia. - Quando la popolarità dell'opera dantesca varca le Alpi e si estende per tutti i centri culturali di Europa, Riga, città lettone e capitale della Livonia di allora, non ha ancora relazioni dirette con la cultura e la letteratura italiana.
La situazione geografica del paese, le vicende politiche e le condizioni sociali, hanno tenuto il popolo lettone un po' appartato, impedito nel suo sviluppo naturale dalle guerre sanguinose e dalle espansioni delle grandi nazioni limitrofe. Indubbiamente i contatti con l'Italia esistevano già fin dai tempi in cui gli ambasciatori degli Aesti, popolo baltico, giungevano alla corte di Teodorico a Ravenna e portavano in dono l'ambra grezza raccolta sui litorali del mar Baltico: quella " sùcina ", descritta da Cassiodoro, che gli artigiani italiani trasformavano in monili. Esistevano contatti commerciali lungo le vie fluviali che portavano verso l'Adriatico. Vennero poi i contatti religiosi con Roma, quando la terra dei Lettoni neo-cristianizzati fu posta sotto la protezione della Santa Sede e il papa Innocenzo III, nel 1215, la dichiarò " Terra Mariana ". Ma anche nel Quattrocento, e soprattutto nel Cinquecento, esistevano contatti attraverso gli uomini dotti italiani che visitavano le regioni baltiche. Un umanista, per esempio, quale Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II, divulgando la cultura italiana fuori d'Italia, mostrò un certo interesse nei confronti della Lettonia.
In quell'epoca la cultura lettone procedeva su due binari paralleli: da una parte esistevano le tradizioni popolari, il ricco patrimonio spirituale tramandato oralmente di generazione in generazione; dall'altra fioriva la cultura dotta, concentrata a Riga, in lingua latina. La grande corrente umanista dell'Europa giungeva in Lettonia attraverso la Germania, nelle cui università studiavano gl'intellettuali lettoni. Riga con la sua " schola " latina era il centro di tutta la regione, e coltivava la lingua latina e la letteratura classica com'era d'uso ovunque in quel periodo umanistico. Ma vi giungevano anche gl'influssi della cultura rinascimentale di origine italiana. Uno scrittore locale, Basilius Plinius, per esempio, pubblica nel 1595 il suo poema in latino Encomium Civitatis Rigae Metropolis Livoniae. Nel 1588 si stabilisce a Riga un editore olandese, Niklavs Mollins; nella sua attività editoriale egli riserva i tre quarti delle pubblicazioni alla lingua latina, ma per il resto cerca testi di smercio più vasto, in tedesco e in lettone. Infatti, dalla sua tipografia uscì stampato il primo libro lettone di carattere profano (calendario con le indicazioni astrologiche e con la parte letteraria).
Nel sec. XIX D. arriva in Lettonia con le prime traduzioni tedesche della Vita Nuova e della Commedia che si stampano e si divulgano a Lipsia, ad Halle e in altri centri culturali. Arrivano a Riga anche da Mosca e da Pietroburgo i tentativi di traduzione di D. in russo. Gl'intellettuali lettoni, ormai scossi dal vento della loro rinascita nazionale, non rimangono indietro. La stampa lettone si occupa di D., considerato non solo il più grande poeta italiano, ma un genio universale che traccia all'umanità la via verso l'ascesa spirituale. Sui giornali lettoni cominciano ad apparire saggi dedicati al poeta.
Uno fra i primi dantisti lettoni, T. Neanders, pubblica sul periodico " Latviešu Avīzes " (Le informazioni lettoni), nel 1892, vari articoli su " L'epoca di D. " (numeri 51-53). Lo stesso autore racconta in prosa " Il passaggio di D. attraverso l'Inferno " (Dantes gājiens caur elli). Appaiono versioni dalla Vita Nuova. Augusts Kažoks (1863-1893) inserisce un sonetto dantesco a Beatrice - che egli intitola Mīļākai par slavu (In gloria dell'Amata) nella raccolta delle sue liriche Dzejas (Poesie), pubblicata nel 1893. E intanto un altro insegnante, Jēkabs Māsens (1844-1927), traduttore di Omero e di Goethe, sta traducendo in lettone il poema dantesco, che verrà pubblicato soltanto dopo la prima guerra mondiale.
Nel periodo storico che s'inizia col 1918, la Lettonia stabilisce relazioni diplomatiche e culturali con tutti i paesi di Europa. A Riga vengono istituiti corsi di lingua e letteratura italiana all'università e al conservatorio musicale; si fonda un Istituto Italiano; si organizzano conferenze dedicate a D.; artisti, letterati, studiosi e turisti s'ispirano alla ricchezza culturale d'Italia. A Riga si forma un gruppo di persone, " Amici d'Italia ", che fondano una società sotto la presidenza del latinista e poeta Karlis Straubergs (1890-1962). Per iniziativa della società stessa si organizzano frequenti conferenze e mostre d'arte, s'istituiscono premi letterari e si partecipa agli avvenimenti culturali d'Italia.
In questo clima di amichevole collaborazione viene commemorato a Riga nel 1921 il sesto centenario della morte di Dante. Col contributo di professori universitari, scrittori e artisti si pubblica una raccolta di scritti su D.: Dante. Rakstu krājums 600 gadu näves dienas pieminai (Raccolta di scritti in memoria del 600° anniversario della morte), Riga 1921. La raccolta contiene i seguenti scritti: Dante, Dieviškā komēdija: Elle (Divina Commedia: Inferno), traduzione di J. Māsens; M. Valters, Dante; J. Lautenbachs, Itālie šu tautiskās literatūras nodibinā šana (La formazione della letteratura volgare italiana); A. Spekke, Viduslaiku vizionāri un D. (I visionari del Medioevo e D.); K. Straubergs, Virgilijs un D. (Virgilio e D.); P. Šmits, Dantes laikmets tālajos austrumos (L'epoca di D. nell'Estremo Oriente); K. Dišlers, D. kā polītisks domātājs (D. come pensatore politico); J. Vecozols, D. un Dieviškā Komēdija (D. e la Divina Commedia); P. Zālīte, D. kā cilvēks, dzejnieks un filozofs (D. come uomo, poeta e filosofo).
Nello stesso anno del giubileo dantesco, il Fondo Culturale Lettone s'interessò della traduzione integrale della Commedia fatta da Jēkabs Māsens. Riveduta e corretta da K. Straubergs, fu pubblicata dal ministero dell'Istruzione Pubblica: Dieviškā Komēdija. Tulkojis J. Māsens, K. Strauberga redakcijā, Rīga 1921. La stessa edizione apparve anche in tre volumi distinti: Elle (Inferno); Škïstīšanas kalns (Purgatorio); Paradīze (Paradiso). A questa traduzione integrale in terzine di J. Māsens, Jūlijs Vecozols (1884-1945) aggiunse i suoi commenti: Komentāri Dantes Dieviškai Komēšijai, Riga 1923.
Uno studio su D., pensatore e combattente per la giustizia, fu dato dal poeta lettone Richards Rudzītis (1891) nella raccolta dei suoi saggi: Atzinēji un cīnītāji (Pensatori e combattenti), Riga 1935.
La traduzione della Commedia di J. Māsens, riveduta da K. Straubergs, ebbe una seconda edizione nel 1936 e fu ripetuta nel 1937, con le illustrazioni di Gustavo Doré (dall'edizione parigina del 1861) e con le riproduzioni di due opere del pittore lettone Niklāvs Strunke.
Ora sempre più frequenti appaiono sulla stampa periodica lettone i sonetti dalla Vita Nuova, tradotti in versi impeccabili da Emilija Šnikvalde: nella rivista " Sējējs " (Seminatore) n. 6, 1937; sul quotidiano " Brīvā Zeme " (Terra libera), 10 aprile 1937; in " Izglītības Ministrijas Ménešraksts " (Il periodico mensile del ministero dell'Istruzione Pubblica) maggio-giugno 1937.
Nel 1937 presso la " Società degli Amici d'Italia " si costituisce la Sezione accademica che svolge un'attività culturale ad alto livello, soprattutto per la divulgazione dell'opera di Dante. Appare lo studio della scrittrice Zenta Mauriņa (1897): D. tagadnes cilvēka skatījumā (D. visto dall'uomo di oggi). L'autrice rileva in D. tre passioni dominanti che ispirano la Commedia: l'amore per Firenze, per Virgilio, per Beatrice. Passo per passo, il lettore rivede i luoghi dove vive ancora la memoria dell'esule, e nello stesso tempo ammira affascinato la sua personalità eccezionale. Inoltre, il libro della Mauriņa contiene un ricordo del primo traduttore lettone della Commedia, il Māsens, nonché uno studio sulla Vita Nuova con citazioni di sonetti tradotti in lettone, e infine una traduzione in prosa della Commedia, commentata e illustrata da qualche terzina in versi.
Sopraggiungono le vicende dolorose della seconda guerra mondiale. Gli studi danteschi s'interrompono; gl'intellettuali lettoni si disperdono per tutti i continenti, e possono, come non mai, comprendere il grande esule fiorentino.
Nel 1956, la letteratura lettone festeggia i " Cent'anni del sonetto lettone ". Fra i sonetti accolti nell'antologia di Karlis Dzīļleja (1891), Latvju Sonets 100 gados 1856-1956, Copenhagen 1956, troviamo anche un sonetto dantesco, tradotto da Emilija Šnikvalde e intitolato A Beatrice (Tanto gentile e tanto onesta pare).
In seguito, quando nel 1965 il mondo della cultura festeggiò ovunque, con pubblicazioni e conferenze, i settecento anni della nascita di D., la letteratura lettone offrì al poeta una bella edizione della Vita Nuova (Rīga 1965). Sono venticinque sonetti, tradotti da Vizma Belševica (1931) e Jānis Liepiņš (1894-1964), con uno studio di J. Liepiņš s: D. un vina soneti Beatričei (D. e i suoi sonetti a Beatrice) e coi disegni di Gunvalds Elers.
D. ha ispirato anche alcuni pittori lettoni, tra i quali ricorderemo gl'illustratori Sigismunds Vidbergs (1890-1970), Niklāvs Strunke (1894-1966), Gunvalds Elers.
Come testimonianze del culto dantesco in Lettonia sono da ricordare anche le opere di scrittori stranieri tradotte in lettone, come il Dante di T. Carlyle (Rīga 1936) e il D. vivo di G. Papini (ibid. 1936).
Lituania. - L'interesse per D. e per la sua opera coincise in Lituania con il risveglio nazionale e con la rifioritura letteraria verso la fine del sec. XIX. Il grande poeta lirico J. Maironis-Mačiulis, presumibilmente per primo, nel 1890 compose e lesse un'orazione su Dante.
Con veramente notevole impegno e fervore fu poi nel 1921 ricordato il VI centenario della morte del poeta. Tra i molti articoli e brevi studi, apparsi in quell'occasione sulle riviste letterarie e culturali, qui citeremo solo quelli dei più eminenti scrittori e poeti: L. Bistras, Laisvė; A. Dambrauskas-Jakštas, Draugija; P. Dovydaitis, Naujoji Vaidilutė; V. Dubas, Lietuva; V. Mykolaitis-Putinas, Rytas; Vydūnas, Darbymetis.
Intanto si faceva sempre più sentire la necessità di portare il capolavoro dantesco a conoscenza di un più vasto pubblico nella traduzione lituana. L'iniziatore ne fu il noto letterato J. Narjauskas, il quale nel 1923 su " Skaitymai " pubblicava la traduzione dei primi otto canti dell'Inferno. Tra gli altri che nel periodo 1931-1938 con passione e diligenza si cimentarono nella traduzione di vari canti della Commedia menzioneremo J. Talmantas, K. Šaulys e D. Michelis.
Ma proprio nel 1938 J. Narjauskas a Marijampolé pubblicava la traduzione completa del poema dantesco. Si trattava di un'opera imponente di 693 pagine con la riproduzione del ritratto di D. attribuito a Giotto, e con tre tavole sinottiche sulla topografia della Commedia. Il traduttore nella prefazione del libro scriveva: " Pubblicando la Divina Commedia credo di rompere il ghiaccio per un sempre maggior culto per Dante in Lituania ". E tale suo intento fu davvero raggiunto, perché la traduzione ebbe una notevole diffusione e le numerosissime recensioni, alcune delle quali molto positive, suscitarono una vastissima eco in tutto il paese. J. Narjauskas però non era un poeta e alle ‛ sue ' terzine, pur molto fedeli e accuratamente elaborate, mancava quell'estro, quell'immaginativa e quella ricchezza di linguaggio, tanto necessari perché nella traduzione possa rispecchiarsi la bellezza del testo originale.
La migliore traduzione della Commedia in lituano si deve a un valente poeta e traduttore, A. Churginas, il quale già nel 1938 su " Vairas " aveva tentato di esporre le proprie osservazioni sulla traduzione di J. Narjauskas. Come egli stesso con umiltà ebbe a riconoscere in un'intervista (27 maggio 1972) in " Literatūra ir Menas ", in principio si sentì impreparato a così ardua impresa, essendo " la Divina Commedia... l'unica opera che non aveva simili e che non poteva essere paragonata a nessun'altra "; poi seguì un periodo di riflessione e di attento studio, finché si convinse che l'opera del primo poeta ‛ cosmico ' non poteva essere scissa in parti e tradotta separatamente un canto alla volta. Dovette pertanto, com'egli stesso affermò, limare ripetutamente il suo lavoro per armonizzare stilisticamente le tre cantiche tra loro.
La traduzione fu infine pubblicata: a Vilnius nel 1968 l'Inferno, nel 1970 il Purgatorio e nel 1971 il Paradiso. Seguono la traduzione i commenti molto stringati, ma precisi e approfonditi, dell'autore. Questa traduzione di A. Churginas, per l'aderenza all'originale e per la limpidezza, la fluidità e l'armonia dei versi è veramente stupenda e difficilmente superabile.
Tra le opere minori va segnalata l'ottima traduzione della Vita Nuova, opera del poeta e traduttore A. Tyruolis, pubblicata nel 1966 in Italia.
Inoltre è da rilevare che tanto nel V volume (1937) della " Enciclopedia Lituana " (Lietuviškoji Enciklopedija), pubblicata a Kaunas, come anche nel IV volume (1954) di quella nuova (Lietuviu Enciklopedija), pubblicata a Boston, varie pagine, corredate d'illustrazioni, sono dedicate alla vita di D. e all'analisi delle sue opere.
Tra coloro che attualmente con una certa assiduità coltivano gli studi danteschi vanno ricordati: in Lituania, E. Kuosaité, L. Rapšytė e I. Veisaitė; sono loro che, curando i testi e l'insegnamento delle letterature estere nelle scuole superiori lituane, prestano particolare attenzione a D.; e si devono loro, per la maggior parte, anche gli articoli e gli studi che vengono pubblicati in occasione dei vari anniversari del poeta. Negli Stati Uniti, infine, va rammentato il poeta e traduttore A. Nyka-Niliūnas, il quale, tra l'altro, nel 1965 pubblicò su " Aidai " un'eccellente traduzione dei frammenti più significativi della Vita Nuova.