STILE (dal lat. stilus; fr. style; sp. estilo; ted. Stil; ingl. style)
Da denominazione di un oggetto usato particolarmente come strumento per scrivere, stilus divenne presto sinonimo di scriptio, scriptura: espressione letteraria e poetica. L'estensione semantica di "stile" all'intera sfera dell'arte è moderna; un po' più recente ancora l'estensione a forme e ad aspetti della vita pratica. In sede scientifica, "stile" vien riferito tuttavia soltanto all'espressione letteraria o artistica.
Una consapevole ricerca formale distingue la lingua letteraria o artistica dalla comune e popolare: passando alla prima, gli elementi di questa vengono calcolati in vista di un effetto estetico. È il caso, fra innumerevoli altri, dell'allitterazione, della rima in generale, sorte in una con le formule magiche, e anch'esse cariche in origine di valore magico. La lingua letteraria, a sua volta, esercita influenza sulla comune. Quest'influenza può essere, talvolta, essenziale. Le grandi lingue dell'Europa "sont des langues traditionnelles, créées par des élites pour des éklites, qu'on ne peut parler et écrire qu'au prix d'un sérieux apprentissage et dont la pratique suppose une forte culturé (A. Meillet, Les langues dans l'Europe nouvelle, 2ª ed., Parigi 1928, p. 175).
Dallo stile letterario, nel quale l'amore della forma può divenire (e sorge allora lo "stilista") compiacimento e ricerca della parola o dell'immagine per sé stessa, va distinto lo stile dell'arte in senso eminente. Tale stile non si rivela tanto per esteriori apparenze, quali un lessico specialmente raro o ricco, oppure una sintassi o una metrica fuori dall'ordinario, quanto nel linguaggio interiore, il quale solo dà, come osservava Racine figlio, "des tours nouveaux" agli elementi di cui si serve, i quali analiticamente considerati possono benissimo essere semplici, comuni e perfino poveri.
In Occidente, rigorose tradizioni stilistiche caratterizzarono la letteratura greca e la latina nei loro varî "generi". "La letteratura antica si distingue nel riguardo formale dalle letterature di tutti i popoli moderni per il fatto che essa attribuisce un valore incomparabilmente più alto alla forma espositiva. Lo stile era allora un'arte che veniva appresa, e a nessuno era lecito, per amore della sua propria individualità, non osservarne le regole: in generale, l'antichità ha preteso dall'individuo molto più che non i tempi moderni la subordinazione del suo temperamento particolare all'autorità della tradizione sanzionata da eminenti giudici d'arte, il dominio sul 'geniale'" (E. Norden, Die antike Kunstprosa, pp. 1, 11). Pure, anche in questi tempi moderni, è facile avvertire la presenza e l'efficacia della tradizione letteraria, lo studio dello stile: basti ricordare la poetica petrarchesca e l'ideale della prosa classica, italiana e francese, "che vuole andare dalla composizione dell'insieme alla schifiltosa cura dei particolari" (C. de Lollis, Saggi sulla forma poetica italiana dell'Ottocento, p. 36). La poetica romantica stessa instaurò una nuova retorica, la quale nel suo disprezzo per un tipo strettamente regolato, e insomma aristocratico, di lingua letteraria, da una parte promosse di questa la dissoluzione nella lingua "naturale", avvicinando lo stile poetico alla "prosa"; dall'altra aprì la via al sensualismo e al fasto verbale, giungendo, con i simbolisti, fino ad attribuire alla parola un valore evocativo, non espressivo.
Resta tuttavia vero che gli scrittori, gli artisti moderni in generale, tendono alla distinzione, mentre presso quelli dell'antichità e del Medioevo è più spiccata la volontà di adattamento alla tradizione. Su un piano letterario o artistico inferiore, e soprattutto nella sfera dell'espressione indirizzata a fini pratici, la distinzione si attenua, tende a scomparire, mentre l'adattamento a un determinato stile "oggettivo" tende a divenire totale. Di qui l'intrinseca anonimità delle opere o dei documenti sorti su quel piano o in quella sfera.
Data l'unità delle arti, anche per quelle del disegno e la musica valgono le considerazioni svolte intorno allo stile della letteratura e della poesia. Anche in quelle esiste uno stile "letterario", che si distingue dalla lingua comune, sulla quale s'innalza, sulla quale a sua volta influisce o nella quale degrada. Anche in quelle, dallo stile "oggettivo" di un'epoca (bizantino, rinascimento, impressionismo) si stacca il linguaggio individuale dell'opera d'arte in senso eminente (la Madonna di S. Donato a Murano; gli affreschi di Masaccio al Carmine; il Piffero di Manet); e, insieme, si fa valere la tradizione, di solito designata come "scuola" o "maniera".