Africa, storia della
Dove è nato l'uomo
Furono i Romani a utilizzare per primi il nome Africa, e lo assegnarono originariamente ai territori intorno a Cartagine. In seguito esso venne attribuito all'intero continente. Si ritiene che l'Africa sia stata la sede dei primi insediamenti umani, fatti risalire a circa 4 milioni di anni fa e documentati dal ritrovamento di numerosi fossili, e che l'agricoltura vi abbia fatto la sua comparsa tra il settimo e il sesto millennio a.C. Ai giorni nostri l'Africa è un continente fortemente instabile, dove la popolazione viene decimata da guerre, malattie e povertà
A partire dal 3400 a.C. cominciò a svilupparsi in Egitto la prima grande civiltà africana, con la formazione di un regno durato per tre millenni. Un importante centro di aggregazione politica e sociale fu anche il regno nubiano del Kush, nome biblico dei territori a sud dell'Egitto, che sorse nell'11° secolo a.C. e che andò estendendo il suo dominio fino all'antico Egitto. Nel 5° secolo a.C. nella regione etiopica si costituì il regno di Axum, che sarebbe sopravvissuto fino al 4° secolo d.C. Nel 9° secolo a.C. i Fenici fondarono Cartagine, nel 7° secolo a.C. i Greci le colonie in Cirenaica. Tra il 7° e il 4° secolo a.C. si susseguirono le conquiste di Assiri, Persiani e Macedoni. La distruzione di Cartagine nel 146 a.C. aprì la via alla penetrazione romana nell'Africa settentrionale, dove nel periodo imperiale si diffuse ampiamente il cristianesimo.
Nei secoli 5°-6° l'Africa, già soggetta alla dominazione romana, fu oggetto delle conquiste dei Vandali e dei Bizantini. Una svolta cruciale per la storia del continente fu la conquista dell'Africa mediterranea da parte degli Arabi musulmani nel 7° secolo. Si costituirono vari regni berberi ‒ i Berberi sono le popolazioni bianche dell'Africa settentrionale ‒ che favorirono la diffusione dell'Islam e della cultura e dei costumi arabi. L'opera di islamizzazione si estese gradualmente verso sud, con il contributo determinante dei mercanti arabi. Unica isola cristiana rimase il regno di Etiopia, costituitosi nel 4° secolo. All'incirca a partire dal periodo della penetrazione araba, l'Africa centrale e occidentale conobbe lo sviluppo di una serie di regni: assai importante fu quello del Ghana, che dopo aver conosciuto una rilevante fioritura culturale ed economica fu distrutto dagli Arabi nell'11° secolo, ma ancora maggiori furono il regno del Mali (secoli 13°-15°) e l'impero di Gao (16° secolo). Nella regione orientale intorno al lago Ciad, invece, si erano costituiti vari regni, tra cui quello del Kanem-Bornu (secoli 13°-14°).
La diffusione dell'Islam, divenuto dominante nel Nord Africa, non varcò la linea segnata dal fiume Niger, oltre la quale le popolazioni restarono legate a credenze animistiche e ai costumi tradizionali. Tra i regni di quella fascia dell'Africa emerse il Benin (secoli 14°-19°). Nella parte centro-meridionale del continente un ruolo dominante acquistarono i Bantu, i quali diedero vita tra il 13° e il 15° secolo ai regni del Congo e di Monomotapa. Le tribù bantu erano dedite prevalentemente all'agricoltura e alla pastorizia, ma anche al commercio, alla metallurgia e all'attività mineraria. Legate invece a forme di vita assai primitive erano le popolazioni meridionali degli Ottentotti e dei Boscimani.
Dopo la conquista e la dominazione araba, scalzata nel 16° secolo da quella dell'impero ottomano, un'altra svolta decisiva nella storia del continente fu la penetrazione degli Europei, e in primo luogo dei Portoghesi. Nelle rotte verso l'Asia, tra il 15° e il 18° secolo, gli Europei da un lato si limitarono prevalentemente a stabilire sulle coste africane delle stazioni di deposito e di rifornimento a fini commerciali, dall'altro ‒ e anche in questo caso l'iniziativa fu dei Portoghesi ‒ si diedero a incrementare il commercio degli schiavi, diretto dapprima verso l'Europa e dagli ultimi decenni del Cinquecento, a opera soprattutto di Spagnoli e Inglesi, verso le Americhe. Dal canto loro i trafficanti arabi alimentavano la tratta verso paesi asiatici. Il traffico degli schiavi causò disastri demografici e sociali in vaste regioni del continente.
Molti milioni di africani furono deportati, comprati e venduti, e in gran numero morirono nei viaggi di trasferimento. Nella seconda metà del 18° secolo ebbero inizio, specialmente nell'Africa centrale, grandi esplorazioni con finalità essenzialmente scientifico-culturali, a opera in particolare di Inglesi e Francesi. Fin dalla metà del Seicento i Boeri, coloni olandesi, stabilirono insediamenti destinati a divenire permanenti nell'Africa del Sud, cui fecero seguito insediamenti francesi e inglesi.
L'Ottocento fu il secolo nel corso del quale l'Africa, divenuta oggetto delle mire di conquista delle potenze europee interessate a impadronirsi delle risorse del continente, cadde in misura sempre maggiore sotto la dominazione coloniale. Nel 1814 la Gran Bretagna trasformò in propria colonia il Sudafrica, la Francia iniziò nel 1830 la conquista dell'Algeria e nel 1881 penetrò in Tunisia; nel 1882 la Gran Bretagna prese possesso dell'Egitto, nel 1884 la Spagna del Marocco, la Germania del Camerun e dell'Africa di Sud-ovest; nel 1885-86 il Portogallo s'impadronì dell'Angola e del Mozambico, nel 1889 l'Italia dell'Eritrea. Il processo continuò ininterrottamente, tanto che nel 1914 il continente era interamente organizzato in colonie o protettorati europei, con le sole eccezioni della Liberia e dell'Etiopia. Quest'ultima divenne infine colonia italiana nel 1936. Il processo di colonizzazione ebbe due effetti principali: in primo luogo promosse una relativa modernizzazione economica e sociale nei maggiori centri urbani e in certe zone agricole; in secondo luogo inserì le colonie nel circuito politico, economico e culturale delle potenze coloniali, le quali sfruttarono sistematicamente le colonie in base ai propri interessi.
La fine della Seconda guerra mondiale pose le premesse del processo di decolonizzazione in seguito all'indebolimento maggiore o minore delle potenze coloniali europee, Gran Bretagna e Francia comprese, e al fatto che le due maggiori potenze mondiali, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, erano contrarie al protrarsi del colonialismo. In questo contesto si svilupparono in Africa forti movimenti nazionalistici, che presero a lottare politicamente e militarmente per l'indipendenza dei propri paesi. Gli Inglesi e soprattutto i Francesi e i Portoghesi cercarono di opporsi ricorrendo in molti casi all'uso della forza, ma infine dovettero cedere.
Tra gli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta del 20° secolo, dunque, l'Africa portò a termine il processo di decolonizzazione ‒ la delineazione delle frontiere dei nuovi Stati in molti casi assunse un carattere artificiale, seguendo i confini delle vecchie colonie ‒, rimanendo tuttavia esposta, nell'epoca della guerra fredda, alle influenze dei paesi occidentali e di quelli comunisti.
Una volta raggiunta l'indipendenza, però, quasi tutti i nuovi Stati sovrani dell'Africa hanno incontrato difficili ostacoli sul loro cammino: le classi dirigenti indigene si sono dimostrate per lo più fortemente impreparate ai compiti di governo; i conflitti etnici, culturali e politici hanno assunto sovente un carattere tragicamente dirompente; lo sviluppo economico è risultato nel complesso gravemente inferiore ai bisogni anche solo elementari delle popolazioni; lo sfruttamento delle risorse da parte dei paesi più sviluppati è continuato comunque in misura assai rilevante. Sicché l'Africa, pur con significative differenze da paese a paese, è rimasto il continente più povero e arretrato del Pianeta. Di grande significato però è stata la fine, avvenuta agli inizi degli anni Novanta , del regime di dominazione bianca nel Sudafrica, con l'abolizione della segregazione razziale dei neri (apartheid) e la costituzione di un regime democratico basato sull'eguaglianza politica e civile di neri e bianchi.