Iran, storia dello
Dall'Impero persiano alla rivoluzione islamica
Il territorio dell'Iran odierno fu sede, nell'antichità, dell'Impero persiano fondato da Ciro il Grande (6° secolo a.C.). Fu islamizzato dagli Arabi nel 7° secolo d.C. e convertito all'Islam sciita dalla dinastia dei Safavidi tra il Cinquecento e il Settecento. Dopo il dominio dei Qagiar (1794-1925) e quello dei Pahlavi (1925-79), l'Iran ha acquisito il suo attuale profilo con la rivoluzione islamica del 1979
Iran è il nome assunto dalla Persia nel 1935. Il suo territorio, abitato sin dalla preistoria, fu conquistato nel 7° secolo a.C. dai Medi e nel 6° dai Persiani, che vi fondarono, con Ciro il Grande, l'Impero achemenide. Esso cadde in seguito sotto il dominio di Alessandro Magno (4° secolo a.C.), dei Parti (3° secolo a.C.) e quindi della dinastia persiana dei Sasanidi (3° secolo d.C.), che fece dello zoroastrismo la religione dominante del paese. Scontratosi ripetutamente con Roma e poi con Bisanzio, il potente Impero sasanide entrò in crisi tra il 6° e il 7° secolo e così, tra il 634 e il 651, il paese fu occupato dagli Arabi e islamizzato.
Nei secoli successivi la Persia rimase una regione instabile e cadde sotto il dominio dei Turchi Selgiuchidi (11°-12° secolo) e poi dei Mongoli (13°-15° secolo). Al principio del 16° secolo la dinastia dei Safavidi riuscì a ricostituire l'unità del paese. Essa raggiunse il suo apogeo con Abbas I il Grande (1587-1628) e fece dell'Islam sciita (sciiti) la religione dello Stato, estendendo i confini della Persia attraverso numerose conquiste. Dopo Abbas i Safavidi entrarono in una fase di declino e furono infine abbattuti nel 1736. Ebbe allora inizio un periodo di decadenza che si protrasse fino al 20° secolo e che in gran parte coincide con la permanenza al potere della dinastia turca dei Qagiar (1794-1925). In questa fase della storia persiana si fece sempre più intensa la penetrazione delle potenze europee, in particolare della Russia e della Gran Bretagna, che crebbe ulteriormente dopo la scoperta, all'inizio del Novecento, di ricchi giacimenti petroliferi.
Nel 1921 un colpo di Stato portò al potere Rida (conosciuto come Reza) Khan Pahlavi, che si proclamò scià nel 1925 dando inizio alla dinastia dei Pahlavi. Rida introdusse importanti riforme economiche e sociali, ma non riuscì a sottrarre la Persia ‒ dal 1935 Iran ‒ alle ingerenze delle potenze straniere. Nel 1941 egli abdicò in favore del figlio Muhammad Rida Pahlavi, che rimase al potere sino alla rivoluzione islamica del 1979. In questo lungo periodo lo scià si legò agli Stati Uniti e agli interessi delle compagnie petrolifere occidentali; impresse un crescente carattere autoritario al proprio regime e diede quindi avvio, al principio degli anni Sessanta, a un ampio programma di modernizzazione economica e sociale (la cosiddetta rivoluzione bianca) che tuttavia non smantellò le strutture autoritarie del regime e non sciolse i grandi nodi dello sviluppo dell'Iran.
La politica dello scià suscitò scontento nel paese, che raggiunse il culmine verso la metà degli anni Settanta. Ne raccolsero i frutti i seguaci dell'ayatollah Khumaini (più noto come Khomeini), che nel 1979, in seguito a violenti disordini, costrinsero lo Scià alla fuga. E sotto la leadership di Khomeini (tornato dall'esilio cui era stato costretto), istituirono la repubblica islamica, una vera e propria teocrazia fondata sul Corano e su un progetto e di radicale smantellamento di ogni influenza occidentale.
Dopo l'assalto all'ambasciata statunitense di Teheran (1979), che aprì un'aspra crisi con gli USA legata al destino degli ostaggi, la storia della repubblica islamica fu dominata, negli anni Ottanta, da una lunga guerra con l'Iraq (1980-88), che indebolì profondamente il paese. Nel 1989 Khumaini morì. Gli subentrò come supremo capo religioso Ali Khamanei, già presidente dell'Iran. Divennero presidenti della Repubblica Rafsangiani (dal 1989) e poi Khatami (dal 1997), entrambi ostili agli eccessi della politica confessionale. Da allora le tendenze riformiste sono andate lentamente consolidandosi nel paese, anche se nel contesto della perdurante forza dei gruppi fondamentalisti, che hanno riportato un importante successo nelle elezioni del 2005. Nel nuovo clima creato dagli attentati dell'11 settembre 2001 l'Iran è fortemente osteggiato dagli Stati Uniti, che accusano il regime di sostenere il terrorismo islamico e di mirare agli armamenti nucleari.