dato/nuovo, struttura
Un enunciato contiene tipicamente (ma non necessariamente) informazioni di due tipi; una parte indica qualcosa che parlante e ascoltatore sapevano già: dà cioè un’informazione data; un’altra indica qualcosa che non sapevano ancora: propone un’informazione nuova. Un’informazione è data se:
(a) è riscontrabile nella situazione in cui si comunica;
(b) fa parte delle conoscenze condivise dei partecipanti alla comunicazione (la cosiddetta enciclopedia);
(c) è esplicitamente menzionata nel contesto linguistico precedente (Prince 1981; ➔ contesto).
Si dice dunque che quell’enunciato incorpora una struttura dato/nuovo.
Per es., nella risposta che B dà alla domanda di A nel dialogo seguente:
(1) A: Ma come mai Carlo non c’è?
B: Carlo, l’hanno fermato i carabinieri. [ø] Arriverà dopo (L. Vanelli, Strutture tematiche in italiano antico, in Tema-rema in italiano, Tübingen, G. Nazz, 1986, p. 252)
l’informazione veicolata da Carlo è data; è infatti già presente nella domanda di A e presumibilmente anche nell’enciclopedia dei due interlocutori. Per le stesse ragioni, può dirsi nuova l’informazione espressa dai predicati delle due frasi che compongono la risposta di B (hanno fermato i carabinieri e arriverà dopo).
Alcune informazioni hanno uno statuto intermedio tra dato e nuovo. Si tratta delle informazioni ricostruibili a partire dalla situazione in cui avviene la comunicazione, dalle nostre conoscenze enciclopediche e/o dal contesto linguistico. Così, in un contesto come (2), in cui si sta parlando delle condizioni di una casa, è naturale aspettarsi informazioni su pavimenti e serramenti; benché evocate per la prima volta solo nella risposta di B, tali informazioni non sono dunque né completamente nuove né completamente date:
(2) A: In che stato è la casa che stai per comprare?
B: Beh, i pavimenti sono tutti da rifare, i serramenti invece sono a posto (G. Salvi & L. Vanelli, Nuova grammatica italiana, Bologna, il Mulino, 2004, p. 35).
Generalmente, come negli esempi visti, i concetti di dato/nuovo servono a valutare lo statuto di referenti evocati da sintagmi, vale a dire di persone, oggetti, ecc., presenti nella realtà, nel mondo immaginato o nel testo. Essi possono però applicarsi anche a contenuti più semplici, espressi, per es., da un aggettivo, o più complessi, espressi da un’intera frase o da un intero capoverso: servono cioè a valutare anche qualità ed eventi.
Così, alla fine della prima frase di (3) è dato il contenuto I raggi […] in pianura. Per questo, esso può poi essere ripreso in blocco attraverso espressioni che lo ‛incapsulano’ (➔ incapsulatori), quali ciò, tutto questo, la cosa, il fatto, ecc.:
(3) I raggi del sole che giungono sui monti sono più caldi dei raggi di sole che arrivano in pianura. Ciò è noto a tutti coloro che sono stati in montagna e che si sono scottati la pelle malgrado le temperature molto basse (A. Ferrari & L. Zampese, Dalla frase al testo. Una grammatica per l’italiano, Bologna, Zanichelli, 2000, p. 345)
L’informazione valutata come data o nuova è sempre denotativa, nel senso che deve evocare una parte di mondo, per es., un referente (persona, oggetto, ecc.) o un evento (azione, processo, stato; ➔ definizione lessicale). Ciò significa che i concetti di dato/nuovo non si applicano alle informazioni puramente sociali, come i saluti (Prince 1981), e a quelle funzionali, quali i ➔ segnali discorsivi. I concetti di dato/nuovo non si applicano nemmeno alle parole che segnalano relazioni fra i costituenti, come le preposizioni, gli articoli e certi avverbi (Lombardi Vallauri 2002: 59). Nel testo seguente non si possono dunque classificare come date o nuove le informazioni sottolineate:
(4) MTI uah ! anche te piangi // anche te // vabbè / via / ora ti saluto // di nulla // ciao // ciao // riattacca / Vale // (adattato da E. Cresti, Corpus di italiano parlato, Firenze, presso l’Accademia della Crusca 2000).
Il carattere dato o nuovo dell’informazione può essere misurato tenendo conto di uno o più fattori dati sopra ai punti (a), (b) e (c), di cui si specifica ora la natura.
(a) Lo statuto dato/nuovo delle informazioni espresse in una frase può essere misurato a partire dalle persone, dagli oggetti, ecc., presenti nella situazione discorsiva in cui quella frase è pronunciata o scritta. Un’informazione è data se l’entità a cui rinvia è presente nella situazione comunicativa al momento dell’enunciazione; un’informazione è nuova se l’entità a cui rinvia non è (ancora) presente nella situazione comunicativa al momento dell’enunciazione. Così, nell’es.
(5) Hai presente Luigi? Adesso vive in America (Simone 1990: 395)
l’informazione veicolata dal soggetto sottinteso della prima frase, cioè tu, è contestualmente data, perché coincide con l’interlocutore, necessariamente presente nella situazione comunicativa. Per (5), si può anche presumere che il referente del sintagma Luigi non sia presente; l’informazione che veicola è dunque contestualmente nuova (o non data).
La situazione discorsiva è importante soprattutto per valutare le informazioni che appartengono a frasi della comunicazione orale. Nel parlato, sono infatti diffuse frasi come quelle che compongono il testo (6), cioè frasi che contengono espressioni deittiche (➔ deittici), che si riferiscono a entità extralinguistiche (la sottolineatura è nostra; ED1 è un’educatrice che parla a una bambina piccola):
(6) ED1: cosa [ø] stai facendo ? [ø] stai giocando / con le costruzioni? dài / [ø] facciamo una torre? [ø] giochiamo insieme? dài // [ø] tiriamo via? [#] ecco // [ø] disfiamo ... questa torre che hai fatto tu e ne [ø] facciamo un’ altra // ne [ø] facciamo una alta alta alta? eh? dài // ecco! dài / [ø] infila pure // tutti i pezzetti [//] tutte le rotelle / dài // bravissima ! [ø] ascolta / di che colore è questo qui? (adattato da E. Cresti, Corpus di italiano parlato, Firenze, presso l’Accademia della Crusca 2000)
(b) Il carattere dato/nuovo dell’informazione può essere definito anche in base all’insieme delle conoscenze generali possedute dai partecipanti alla comunicazione, ovvero alla memoria enciclopedica. Queste riguardano entità (persone, animali, oggetti, ecc.) ed eventi (azioni, processi, stati). In questa prospettiva, un’informazione è data quando è contenuta nella memoria enciclopedica degli interlocutori; è, invece, nuova quando non fa parte delle conoscenze enciclopediche. Così, a seconda della loro presenza nell’enciclopedia dell’interpretante del messaggio seguente, le informazioni espresse dai sintagmi il volumetto Cronologia della lingua italiana e Bruno Migliorini saranno date o nuove:
(7) La data d’inizio in Italia del cinema sonoro non figura nel volumetto Cronologia della lingua italiana (1975) di Bruno Migliorini («La Crusca per voi» 25, 2002, p. 1)
Le informazioni contenute nell’enciclopedia dei partecipanti alla comunicazione (ovvero date) tendono a essere stabili: esse vi sono infatti tenute per lunghi intervalli di tempo (ore, giorni, anni). Per distinguere i concetti di dato/nuovo nei termini definiti in (a) e (b), lo statuto delle informazioni relativo alle conoscenze enciclopediche dei partecipanti alla comunicazione è a volte anche espresso con la coppia dicotomica noto/non noto. Non necessariamente, infatti, un’informazione nota è presente nella situazione discorsiva e/o data nel contesto linguistico precedente.
(c) Lo statuto dato/nuovo delle informazioni espresse in una frase può anche essere definito in base alle frasi pronunciate o scritte prima, ovvero al co-testo linguistico o co-testo tout court (➔ contesto). Un’informazione è data quando fa già parte del testo precedente; essa è invece nuova quando non fa ancora parte del testo precedente, cioè quando non è ancora stata menzionata prima. La distinzione tra informazione co-testualmente data e informazione co-testualmente nuova può essere colta sulla base dell’esempio seguente:
(8) Vi sono poi le passioni che sorgono dalla vanità. Le ha molto ben descritte Stendhal (R. Sornicola, Pragmalinguistik/Pragmalinguistica, in Lexikon der Romanistischen Linguistik IV, Tübingen, Niemeyer, 1988, p. 179).
Nella seconda frase di (8) l’informazione codificata dal pronome Le è data perché il referente a cui rinvia (cioè le passioni che sorgono dalla vanità) è già stato evocato nella frase precedente; invece, l’informazione Stendhal è nuova perché non compare nella prima frase.
In questa prospettiva, un’informazione è co-testualmente nuova solo quando viene proposta per la prima volta nel testo; essa è invece co-testualmente data quando è già stata proposta almeno una volta. La distanza che separa la menzione di un’informazione da un’altra sua menzione non incide dunque sul suo statuto. Un’informazione che è già stata evocata in un paragrafo precedente è data allo stesso modo di quella che è stata evocata immediatamente prima, in una frase a contatto, come nell’es. (8). Così, in (9) il referente Enzo Siciliano è co-testualmente dato nell’ultimo capoverso del brano riprodotto, perché esso è già stato evocato prima, nel secondo paragrafo del testo:
(9) La finale del Premio Strega al Ninfeo di Villa Giulia a Roma è avvenimento che, dopo gli ultimi anni, si può definire tragico ma non serio […]. Poi – e questa sì che è una novità – il meccanismo della comunicazione della gara, in quella sera di giovedì 8 luglio, sembrava inceppato. Il presidente del seggio Enzo Siciliano (altro vincitore annunciato dello scorso anno) chiamava a gran voce i nomi che leggeva sulle schede, ma non si sentiva quel che diceva perché il microfono era rotto e il pubblico drizzava le orecchie per capire quel che poteva. Anzi, il problema era così complesso che nemmeno il gesso della valletta – con minigonna che ha suscitato qualche apprezzamento pesantuccio – riusciva a lasciare traccia sulla lavagna. Per fortuna, come dicevamo, il vincitore si conosceva già e, ancora per fortuna, meritava di ritirare il trofeo. Quanto a Siciliano, questa volta abbiamo provato una gran dose di simpatia («Il Sole 24 ore» 11 luglio 1999)
Per determinare la struttura dato/nuovo delle frasi, si usano spesso tutti e tre i parametri esaminati ai punti (a-c), cioè il contesto, l’enciclopedia dei partecipanti alla comunicazione e il co-testo. Tuttavia, specialmente se le frasi esaminate appartengono alla lingua scritta, si può anche scegliere di valutare le informazioni tenendo soprattutto conto del co-testo. La scelta dei criteri impiegati per valutare il carattere dato o nuovo delle informazioni di una stessa frase può dare esiti diversi in termini di distribuzione dell’informazione. Per es., nella seconda frase della sequenza seguente:
(10) Nevica. Uscirò più tardi
il soggetto sottinteso (io) è nuovo nel co-testo ma dato nel contesto, perché rinvia al locutore, che è necessariamente presente nello scambio comunicativo. A seconda del parametro considerato, la seconda frase di (10) va dunque interpretata come interamente nuova o come strutturata in dato/nuovo.
A questo va aggiunto che non tutti i criteri possono essere usati con la stessa facilità. Il modo più semplice e più obiettivo, perché più facilmente misurabile, di segmentare la struttura frasale in dato/nuovo risulta essere in base al co-testo. Più difficile da misurare e più soggettiva, perché dipende da dati accessibili solo grazie a un lavoro di introspezione, è invece la segmentazione delle informazioni di una frase in base alle conoscenze enciclopediche dei partecipanti alla comunicazione.
Spesso si assume che l’informazione nuova coincida con la parte informativa della frase e che l’informazione data sia ridondante e priva di valore informativo. Questo per due motivi. Da una parte, perché si ritiene che solo l’informazione nuova sia necessaria. Ogni frase deve dunque veicolare almeno un elemento nuovo, che non può essere cancellato; l’informazione data, invece, può mancare. Dall’altra, perché si considera che solo l’informazione nuova sia sufficiente. Ciò significa che una frase può essere tutta nuova, ovvero composta da sola informazione nuova, ma non tutta data.
Si pensi, oltre alle frasi come (11), che sono interamente nuove perché l’informazione data è omessa, alle frasi che fungono da incipit assoluto di un intero discorso, come (12), e a quelle che rispondono a domande generali del tipo cos’è successo?, novità?, cosa mi racconti?, di cui si dà un esempio in (13):
(11) A: chi è caduto dalle scale?
B: Stella
(12) Stella è caduta dalle scale!
(13) A: cos’è successo?
B: Stella è caduta dalle scale!
Accanto alle frasi che presentano solo informazione nuova, vi sono però anche frasi che presentano solo informazione data (Lombardi Vallauri 2002: 58). Si tratta generalmente di frasi sintatticamente semplici, costituite da un solo costituente, che ripetono un’informazione formulata prima (da un’altra persona o dallo stesso locutore):
(14) Eh / preciso identico // preciso identico // (E. Cresti & M. Moneglia, C-Oral-Rom, Amsterdam - Philadelphia, Benjamins, 2008)
(15) ENI: alle quattro / o alle tre e mezzo?
SIL: quattro //
ENI: alle quattro // (E. Cresti, Corpus di italiano parlato, Firenze, presso l’Accademia della Crusca, 2000)
Per rendere conto di questa incongruenza, cioè del fatto che certe frasi sono formate da informazioni già date prima, bisogna distinguere tra lo statuto dato o nuovo delle informazioni e il concetto di informatività. Infatti, benché le informazioni sottolineate in (14) e (15) siano tutte già date nel co-testo precedente, esse non sono ridondanti e sprovviste di informatività. Come mostrano gli esempi, la ripetizione di un’informazione serve a creare una messa in rilievo, a insistere, confermare oppure, come nella prima ripetizione di (15), solo a fornire una risposta scelta all’interno di un paradigma di possibilità dato in precedenza da un’altra persona. I concetti di novità e di informatività non sono quindi necessariamente collegati perché anche un’informazione già data può essere informativa. Essa non aggiunge nulla alla descrizione del mondo evocato prima, ma serve a compiere un atto illocutivo nuovo (per es., un atto di conferma o di risposta), diverso da quello espresso con lo stesso contenuto in una frase precedente.
Secondo una concezione diffusa (da Mathesius 1971 in poi), un’informazione data coincide con il tema, ovvero con l’elemento della frase a proposito del quale si predica qualcosa; il nuovo con il rema, ovvero con la parte di frase che dice qualcosa sul tema (➔ tematica, struttura). La sovrapposizione delle informazioni date con quelle a tema e di quelle nuove a rema si verifica in molti contesti. Basti pensare all’esempio seguente, in cui sono sottolineate le informazioni date a tema:
(16) Bush ritorna nel ranch di famiglia.
George W. Bush ha trascorso la prima giornata da privato cittadino negli ottocento ettari del suo ranch di Crawford. A differenza dei predecessori, che hanno sempre avuto molti rimpianti per la stanza dei bottoni, l’ex presidente repubblicano è «felice di essere a casa» e [ø] dice che «nulla, neanche la Casa Bianca, è paragonabile a un tramonto texano» («La Repubblica» 22 luglio 2009)
Non sempre, però, l’informazione data coincide col tema e l’informazione nuova col rema (Simone 1990: 397; Lambrecht 1994). Nella maggior parte dei casi in cui tale sovrapposizione non si verifica, l’informazione data include una parte del rema e l’informazione nuova coincide con una sotto-parte di esso. Si veda la distribuzione delle informazioni nella risposta che B dà alla domanda di A nel seguente scambio dialogico:
(17) A: che film ha visto Stella?
B: [Stella] ha visto Gomorra
Nella frase che B fornisce come risposta sono date co-testualmente le informazioni Stella (sottinteso) e il verbo ha visto, mentre è nuova l’informazione che risponde direttamente alla domanda iniziale, cioè Gomorra. Nella stessa frase, il tema coincide con il soggetto sottinteso, tutto il resto funge da rema. La risposta di B deve dunque essere segmentata in due modi distinti, schematizzabili come segue:
(18) [Stella] ha visto dato Gomorra nuovo
(19) [Stella] tema ha visto Gomorra rema
Vi sono poi casi, più marcati, in cui l’informazione nuova di una frase si estende anche al suo tema. È così nella prima frase del testo seguente, che funge da incipit di un articolo di giornale, in cui il nuovo ricopre sia il tema «una società di software britannica» sia il rema «ha scoperto […] Windows 95»:
(20) Una società di software britannica ha scoperto il primo virus da computer che infetta specificamente il sistema operativo Windows 95. Chiamato Boza, il virus corrompe i programmi fino ad impedirne il funzionamento (A. Ferrari & L. Zampese, Dalla frase al testo. Una grammatica per l’italiano, Bologna, Zanichelli, 2000, p. 344).
Come abbiamo visto, la struttura dato/nuovo di una frase è definita in base a fattori esterni alla frase. In italiano, moderno e antico, il carattere dato/nuovo delle informazioni è tuttavia in parte anche – in parte, perché non lo è né in modo sistematico, per tutte le informazioni, né in modo univoco – indicato dalla lingua, cioè dal modo in cui è costruita la frase. Lo statuto dato/nuovo delle informazioni che compongono una frase italiana è indicato in particolare dalla forma dei costituenti e dalla posizione che essi occupano all’interno della frase (Lombardi Vallauri 2002).
Lo statuto dato/nuovo delle informazioni si correla innanzitutto con la scelta dell’➔articolo che apre un ➔ sintagma nominale. Un sintagma nominale aperto da un articolo determinativo può indicare che il referente a cui rinvia è dato; un sintagma nominale aperto da un articolo indeterminativo che esso è nuovo; nell’esempio:
(21) C’era una volta un re, che aveva una figlia. Un giorno il re morì e la figlia rimase da sola al governo del regno (C. Andorno, Linguistica testuale, Roma, Carocci, 2003, p. 37)
i referenti il re e la figlia menzionati nella seconda frase sono ovviamente gli stessi della prima; l’uso dell’articolo indeterminativo un/una nella prima frase ne indica lo statuto nuovo, di referenti introdotti per la prima volta nel testo, mentre l’uso dell’articolo determinativo il/la nella seconda ne marca lo statuto dato.
Accanto a esempi come (21), si incontrano però anche casi in cui un referente nuovo viene codificato con un articolo determinativo e, viceversa, un referente dato viene espresso con un articolo indeterminativo. Questi casi particolari sono esemplificati dai due sintagmi sottolineati nella seconda frase riportata in (22):
(22) C’era una volta un re, che aveva due figlie. Una figlia venne un giorno chiesta in sposa dal principe di un lontano paese (C. Andorno, Linguistica testuale, Roma, Carocci, 2003, p. 38)
Lo statuto dato/nuovo delle informazioni si è connesso anche con la loro realizzazione sintattica. In italiano (moderno e antico) e in molte altre lingue, un’informazione nuova è veicolata attraverso forme lessicali piene, un’informazione data è espressa con forme linguistiche esili. La ragione della correlazione tra lo statuto dato/nuovo delle informazioni e la loro realizzazione sintattica è che un’informazione nuova richiede una codificazione esplicita, che aiuti a capire di che cosa stiamo parlando. Nelle menzioni successive della stessa informazione non occorre invece usare forme linguistiche complesse per richiamarla. Visto che è ormai data, basta farlo in forma abbreviata (Lombardi Vallauri 2002: 46).
Si veda la seconda frase di (23), in cui il pronome esse in apertura riprende un’informazione già data all’inizio della prima frase, cioè le emozioni negative:
(23) Le emozioni negative, come paura e ira, sono innate e cruciali per la sopravvivenza. Esse ci permettono di focalizzare l’attenzione: possiamo concentrarci sugli alberi anziché sull’intera foresta (adattato dal «Corriere del Ticino» 4 marzo 2009)
Lo stesso accade nella seconda frase del testo seguente, in lingua tedesca:
(24) Das Testosteron steuert das Risiko- und Wettbewerbsverhalten. Es ist die Triebfeder für erfolgreiches Tun, im Finanzsektor genauso wie in der Biologie. Es macht aggressiv und risikofreudig («Die Weltwoche» 9 ottobre 2008: «Il testosterone aumenta il comportamento competitivo e la propensione al rischio. È il motore di un comportamento vincente, nel settore della finanza così come nella biologia. Rende aggressivo e amante del rischio»)
Nei casi come (23), l’italiano dispone di un’opzione supplementare rispetto al tedesco (ma anche all’inglese e al francese). In italiano, un’informazione data che coincide con il soggetto può infatti essere del tutto omessa. Ciò è possibile perché, come mostra del resto già la traduzione dell’esempio in lingua tedesca in (24), in italiano un referente dato che funge da soggetto può essere ripreso attraverso un soggetto nullo (➔ soggetto). Accanto a (23) è dunque possibile, e in certi contesti più naturale, anche una versione con ellissi del soggetto, come in:
(25) La prima notte alla Casa Bianca è stata brevissima per Barack Obama: tornato a casa dall’ultimo ballo alle tre del mattino, quattro ore dopo [ø] era già in piedi. [ø] Si è messo una camicia bianca, una cravatta azzurra, come quelle che ama tanto George W. Bush, e alle 8 e 35 [ø] è entrato nello Studio Ovale («La Repubblica» 22 gennaio 2009)
L’esempio (26), adattato da (24), mostra che questa opzione non è invece disponibile per il tedesco. In questa lingua, un’informazione già data in una frase precedente deve essere ripresa almeno da un pronome (la traduzione dell’esempio 26 è identica a quella dell’esempio 24):
(26) Das Testosteron steuert das Risiko- und Wettbewerbsverhalten. * [ø] ist die Triebfeder für erfolgreiches Tun, im Finanzsektor genauso wie in der Biologie. * [ø] macht aggressiv und risikofreudig (adattato da «Die Weltwoche» 9 ottobre 2008)
Nei testi italiani, accanto a esempi come (23) e (25), si trovano però anche contesti nei quali un contenuto dato viene codificato con una forma lessicale piena e, viceversa, contesti nei quali un contenuto nuovo è codificato con un pronome o addirittura mantenuto implicito. La realizzazione sintattica dei costituenti non dipende infatti solo dal loro statuto dato/nuovo. Essa dipende anche dalla facilità con la quale si risale alla o alle menzioni precedenti, ovvero ai suoi antecedenti (Ferrari 2003). Per es., in (27) il referente sottolineato, l’isola, è ripetuto con una forma lessicale piena perché rinvia a un elemento dato a distanza, nella prima frase (una piccola isola):
(27) In mezzo al mare c’era una piccola isola che da migliaia di anni resisteva ai venti e alle tempeste che flagellavano le sue coste. Qui stavano di casa Gaia e gli altri topolini di roccia. L’isola, con la sua imponente montagna, significava tutto per i topolini: era la loro casa, li proteggeva e li nutriva (I. Bossi Fedrigotti, Gaia e la pietra di fuoco, Pordenone, Nord-Sud, 1999, in Ferrari 2003: 39)
In italiano, anche la categoria alla quale appartiene un testo incide sulla struttura dato/nuovo, in particolare sulla loro manifestazione linguistica. Per es., è noto che nel parlato la correlazione tra informazione data/forma esile, informazione nuova/forma piena è meno rigida che nello scritto. Limitandoci allo scritto, la realizzazione linguistica della struttura dato/nuovo è molto diversa in un testo pubblicitario, in un testo giornalistico, in un testo amministrativo, ecc. Gli scarti che si incontrano tra questi testi e rispetto alla norma sono dovuti in parte alle rispettive finalità pragmatiche. Prendiamo il caso degli annunci pubblicitari. In questi testi si trova molto spesso la ripetizione letterale, tra frasi a contatto, di uno stesso referente. Ne abbiamo un esempio nell’annuncio seguente, dove il referente Nuovo Bref Power Disincrostante Universale, che compare nella prima frase (Nuovo Bref Power Disincrostante Universale [...] acciaio), viene ripetuto tale e quale nella seconda e ultima frase del testo (In casa o in giardino [...] incrostazioni), ed era già stato proposto nel sottotitolo della pubblicità (cfr. riga 2):
(28) Scopri la potenza universale.
Nuovo Bref Power Disincrostante Universale.
La soluzione che cercavi contro calcare, ruggine e incrostazioni.
Nuovo Bref Power Disincrostante Universale agisce in tutta sicurezza su ceramica, vetro, plastica, cromature e acciaio. In casa o in giardino, in terrazza o in garage, Nuovo Bref Power Disincrostante Universale è la soluzione universale contro calcare, macchie di ruggine e incrostazioni («Anna» 16 novembre 2004)
Se si paragona questo esempio al caso standard, in cui un referente già menzionato in una frase precedente viene ripreso nel resto del testo attraverso un pronome o con il procedimento dell’➔ellissi, è facile vedere che la ripetizione del referente con una forma lessicale piena produce una sua messa in rilievo. Nel messaggio pubblicitario, la ripetizione di referenti già dati, menzionati poco prima, ha ovviamente una motivazione pragmatica esterna al testo: far ricordare il nome del prodotto e dunque, in un secondo tempo, facilitare il suo acquisto.
Prendiamo poi il caso dei testi giornalistici, nei quali si trova il fenomeno inverso. Nella prosa giornalistica italiana è infatti tipico trovare un referente nuovo codificato con un pronome o mantenuto implicito. Questo fenomeno si manifesta in modo privilegiato nei titoli degli articoli e nei loro incipit, come in (29), il cui titolo non dà nessuna indicazione sull’identità del referente evocato con il pronome lui:
(29) Lui che fa il professore s’è ritrovato nella parte dell’alunno. Naturalmente un alunno speciale, sempre attento e preparato: esposizioni chiare e convincenti. La manovra economica sarà equa, i poveri pagheranno assai meno dei ricchi, ecco le misure a sostegno dell’occupazione [...]. L’esame a Giuliano Amato s’è concluso a tarda ora nel gruppo parlamentare socialista a Montecitorio («La Repubblica» 24 febbraio 1993, in B. Mortara Garavelli, Strutture testuali e retoriche, in Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, a cura di A.A. Sobrero, Roma - Bari, Laterza, 1993, p. 383)
Nella prosa giornalistica italiana, la codificazione di un referente nuovo con una forma linguistica esile è sfruttata in particolare per creare suspense e invogliare il destinatario a leggere il resto. Si tratta di una struttura cataforica (➔ catafora), in cui un referente è denotato in modo progressivo, dapprima con una forma linguistica esile e in seguito con un riferimento più esplicito, che permette una sua identificazione piena e definitiva.
In italiano, come in molte altre lingue, gli elementi dati si collocano solitamente a sinistra, gli elementi nuovi a destra della frase. Questo fenomeno è stato descritto come «principio di progressivo incremento del nuovo» (Antinucci & Cinque 1977; Firbas 1992).
Così si spiega, per es., la differenza tra l’ordine dei costituenti nella frase (30) e nella frase (31). Nel primo caso la subordinata per dimenticare si colloca a destra perché ha uno statuto nuovo; nel secondo, si colloca a sinistra perché fornisce un’informazione data (cfr. Antinucci & Cinque 1977: 166-67; i quattro esempi successivi da Lombardi Vallauri 2002: 47):
(30) bevo per dimenticare
(31) per dimenticare bevo
A riprova di questa differenza sta il fatto che le frasi (30) e (31) sono adatte a contesti diversi, che rendono date/nuove diverse parti di informazione. Solo la frase (30) permette di rispondere a (32), in cui il verbo bere è già dato, e solo la frase (31) risponde in modo adeguato a una domanda come (33), in cui la struttura per dimenticare è già presente (si noti che per essere adatte ai contesti 32 e 33, le frasi 30 e 31 devono essere pronunciate in blocco, senza pausa intonativa):
(32) ultimamente bevi molto
(33) fai qualcosa per dimenticare Lavinia?
Due motivi principali giustificano la precedenza del dato sul nuovo. Prima di tutto, è molto più semplice, sia per chi codifica un messaggio (il parlante, lo scrivente) sia per chi lo decodifica (l’ascoltatore, il lettore), cominciare con un’informazione data, condivisa, e continuare con un’informazione nuova. C’è dunque alla base dell’ordinamento dato/nuovo un principio cognitivo. In secondo luogo, gli elementi dati fanno da ‘raccordo’ alle informazioni nuove. All’ordinamento dato/nuovo vi è quindi anche un motivo testuale. Una sequenza di frasi che ribalta l’ordine dato/nuovo può risultare anomala, proprio perché manca l’elemento dato, di ‘raccordo’, fra il co-testo precedente e quello successivo. Lo mostra, per es., il confronto tra i seguenti due testi inventati, nei quali la sequenza me lo ha detto della seconda frase ripropone l’informazione codificata nella prima frase, una volta in apertura (34) e una volta in chiusura (35), e nei quali la subordinata perché / dato che si fida di me costituisce l’informazione nuova, che ha la funzione di motivare l’asserzione precedente:
(34) Stella mi ha detto che non verrà. Me lo ha detto perché si fida di me
(35) * Stella mi ha detto che non verrà. Dato che si fida di me, me lo ha detto
All’interno di ogni testo vi è dunque una continua oscillazione tra le conoscenze già acquisite e condivise dai partecipanti alla comunicazione e quelle che si propone all’interprete di acquisire come nuove, e che vanno a integrare la base comune (Halliday 1985; Simone 1990).
In italiano, l’ordine dei costituenti entro la frase è spesso tributario dell’espressione del dato e del nuovo e del mantenimento dell’andamento dettato dal principio di progressivo aumento del nuovo (Benincà et al. 1988). Negli esempi (30-31) e (34-35) s’è visto che, a seconda che sia data o nuova, una subordinata (circostanziale) precede o segue la frase reggente. La stessa cosa vale anche per l’ordine dei costituenti nucleari (soggetto, oggetto diretto e indiretto, ecc.), cioè dei costituenti che, in funzione del verbo principale, devono necessariamente essere realizzati entro la frase. Per es., l’ordine non marcato dei costituenti nella frase (36), cioè l’ordine SVO (➔ frasi nucleari), serve tipicamente a indicare che il soggetto (Marco) è dato e che il complemento del verbo (una mela) è nuovo:
(36) Marco ha mangiato una mela
Ancora una volta, il diverso statuto dato/nuovo dei costituenti di (36) può essere evidenziato sulla base delle diverse domande alle quali questa frase può rispondere. La frase (36) – riproposta in (37) B – permette di rispondere alla domanda A di (37), in cui Marco è dato ma in cui il referente una mela non è menzionato (il costituente che cosa verte proprio su questo costituente):
(37) A: Che cosa ha mangiato Marco?
B: Marco ha mangiato una mela
La frase (36) non permette invece di rispondere alla domanda A di (38) perché in essa una mela coincide con un’informazione data, mentre Marco è l’informazione sulla quale verte la domanda:
(38) A: Chi ha mangiato una mela?
B: * Marco ha mangiato una mela
In italiano, per rispettare il principio di progressivo aumento del nuovo, si possono anche costruire frasi con ordini marcati, che non rispettano la sequenza SVO dei costituenti. Si considerino dapprima le frasi che si aprono con l’oggetto diretto o indiretto, per es., quelle che realizzano gli ordini OSV e OVS. Le frasi costruite in questo modo indicano di solito che il referente codificato dall’oggetto diretto o indiretto coincide con un’informazione co-testualmente o contestualmente data. Un esempio di struttura con ordine OVS dei costituenti è dato in (39):
(39) A Marco / spetta un compito difficile
Un esempio autentico, sempre con ordine OVS, che mostri il carattere dato del referente che codifica il complemento oggetto indiretto del verbo (in 40 a lui), è il seguente:
(40) E solo agli inizi di settembre è stato annunciato ufficialmente che sarà Roberto Schisano a tentare di guidare la nuova Op computer fuori dal guado. Schisano, con un lungo passato alla Texas Instruments e un breve ma burrascoso periodo all’Alitalia, avrebbe investito anche personalmente nel capitale della nuova società, a garanzia del fatto che crede nella sua avventura. A lui spetterà il difficile compito di risollevare le sorti della società di Scarmagno («Corriere della sera» 2 ottobre 1997)
Si pensi poi al motivo per cui si hanno frasi con soggetto posposto al verbo (o al predicato), cioè con ordine VS (con le sue varianti: OVS / VOS / VSO) dei costituenti. Le frasi costruite in questo modo indicano a loro volta che il referente codificato dal soggetto coincide con un’informazione nuova. Così, a una domanda come quella posta da A in (41), si può rispondere con B, cioè con una struttura frasale con ordine VS, ma non con C, che coincide con una frase SV con intonazione unitaria (si prescinde qui dal fatto che a ogni domanda si può sempre rispondere omettendo l’informazione data). In italiano, a una domanda come (41) si può anche rispondere con D, cioè con una frase che allinea soggetto e verbo ma che è pronunciata con una pausa (indicata dalla sbarra obliqua):
(41) A: Chi è venuto?
B: È venuto Paolo
C: * Paolo è venuto
D: Paolo / è venuto
La possibilità di codificare il soggetto dopo il verbo (o il predicato), illustrata in (41) B, differenzia l’italiano da altre lingue europee come l’inglese e il francese, che permettono un ordine VS solo in determinate circostanze e in certi registri. Alla domanda A di (41) in inglese e in francese si può rispondere solo con una struttura sintattica canonica SV. In queste strutture, a indicare l’andamento deviante nuovo/dato dei due costituenti della frase vi è necessariamente una pausa intonativa tra il soggetto e il predicato (cfr. la diversa accettabilità delle versioni B e D):
(42) A: Who came?
B: Paul / came
C: * Came Paul
D: * Paul came
(43) A: Qui est venu?
B: Paul / est venu
C: * Est venu Paul
D: * Paul est venu
In italiano, la soluzione scelta per codificare la struttura dato/nuovo dipende molto dal registro: l’anteposizione dell’oggetto è tipica soprattutto dell’italiano parlato, mentre la struttura SVO non è legata a un registro particolare: la si trova sia nel parlato sia nello scritto.
Vi sono poi costrutti tipici dell’italiano scritto, che compaiono in particolare negli stili alti, formali. Si pensi, per es., alla frase SVO con verbo alla ➔ diatesi. La funzione del costrutto passivo è da ricondurre in primis proprio alla necessità di far iniziare la frase con un’informazione data (il complemento oggetto diretto di una frase che contiene un verbo con diatesi attiva). Un esempio di costrutto passivo, che permette la ripresa di un elemento già presente nella prima frase (questo Bettoni riprende un certo Bettoni), è dato nella seconda frase di (44):
(44) Nel 1932 la polizia aveva assoldato un certo Bettoni allo scopo di raccogliere notizie sulle attività clandestine. Questo Bettoni fu poi trovato morto nei dintorni di Porta Ticino nell’estate del 1935 (G. Salvi, La frase semplice, in Grande grammatica italiana di consultazione, Bologna, il Mulino, 1988-1995, vol. 1°, p. 97)
Una frase attiva sarebbe meno naturale, in particolare per il fatto che il referente dato questo Bettoni non potrebbe fungere da ‘raccordo’ tra la prima frase e il contenuto della seconda:
(45) Nel 1932 la polizia aveva assoldato un certo Bettoni allo scopo di raccogliere notizie sulle attività clandestine. * La polizia trovò poi questo Bettoni morto nei dintorni di Porta Ticino nell’estate del 1935.
Oltre alle strutture sintattiche menzionate, l’italiano ha altri costrutti per indicare il dato e il nuovo e per conformarsi al principio di progressivo aumento del nuovo. Tra questi si possono menzionare la dislocazione a destra (➔ dislocazioni), tipica dell’italiano parlato, e il costrutto con anteposizione anaforica (chiamato così perché contiene un elemento anaforico, come stesso, uguale, simile, questo), tipico invece dello scritto. Esempi di queste due strutture sintatticamente marcate sono rispettivamente i seguenti:
(46) lo dovremmo invitare / Carlo
(47) lo stesso ha detto il Presidente della Repubblica.
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