Svizzera
In mezzo alle Alpi, in mezzo all’Europa
La Svizzera ha poche risorse, ma un’ottima organizzazione, un ambiente curato, un grande rispetto per le culture tradizionali (con quattro lingue ufficiali) e un buon sistema di integrazione sociale (un abitante su cinque è immigrato di recente). Da secoli è neutrale e, grazie agli scambi commerciali, è uno dei paesi più prosperi del mondo
Il territorio della Svizzera corrisponde a un tratto del versante settentrionale delle Alpi (Monte Rosa, 4.638 m) e alla fascia prealpina ai loro piedi. Molti laghi occupano in parte le valli, di origine glaciale – le poche aree utili per l’agricoltura – e percorse dai tratti iniziali di fiumi come il Rodano, il Reno, il Ticino. Il clima è continentale, più rigido nell’area alpina.
È ai piedi delle montagne e nelle alte valli che si distribuisce la popolazione svizzera, in molti piccoli centri e in città non troppo popolose: Zurigo, grande piazza finanziaria, nell’agglomerazione sfiora il milione di abitanti; Ginevra, città dalle funzioni internazionali, ne ha 470.000; Basilea 402.000; la capitale Berna 321.000.
È tuttavia nelle montagne, nel controllo dei valichi che collegano Europa centrale e Mediterraneo che la Svizzera ha trovato la sua origine e la prima fonte di ricchezza. In una terra senza risorse, industria, banche, Borsa, immigrazione, turismo sono venuti dopo: al seguito del commercio e grazie alla cooperazione pacifica.
Il territorio dell’attuale Svizzera fu dominato dai Romani tra il 1° secolo a.C. e il 4° secolo d.C. Fu poi invaso da Burgundi, Alemanni e Franchi. Inglobato nel regno franco e suddiviso tra le diverse parti in cui si smembrò l’Impero carolingio, nel 1032 cadde sotto l’influenza del Sacro Romano Impero. Dal 13° secolo fu esposto alla pressione crescente degli Asburgo. In questo quadro i cantoni di Uri, Schwyz e Unterwalden strinsero nel 1291 un importante patto difensivo, considerato l’atto di nascita della Confederazione elvetica. A essi si aggiunsero nuovi cantoni, che attraverso ulteriori conflitti con gli Asburgo e un rilevante processo di espansione, ottennero l’indipendenza dall’impero nel 1499.
Nel 16° secolo la Confederazione divenne un centro della Riforma protestante. I contrasti religiosi che ne seguirono, tuttavia, produssero violenti conflitti tra cantoni protestanti e cattolici. Neutrale nella guerra dei Trent’anni (1618-48), la Svizzera vide riconosciuta la sua indipendenza con la pace di Vestfalia del 1648. Essa rimase, tuttavia, segnata dal particolarismo dei cantoni, dominati all’interno da rigide oligarchie.
La Rivoluzione francese e il dominio napoleonico misero in movimento questo quadro: prima con la creazione della repubblica elvetica (1798) di impianto centralistico, e poi con il ritorno a un modello di Stato confederale, basato cioè sulla sostanziale sovranità dei cantoni (1803). Nel 1814-15 il Congresso di Vienna restaurò la vecchia Confederazione, cui venne riconosciuta la neutralità perpetua. Nel 1847, dopo una nuova guerra civile e religiosa, la Svizzera si trasformò in uno Stato federale. Questo modello fu perfezionato con la nuova Costituzione del 1874, che diede anche maggiore rilievo all’istituto del referendum.
Neutrale durante le due guerre mondiali, la Svizzera conobbe nel 20° secolo una forte crescita economica e finanziaria e una grande stabilità politica. Essa è diventata membro dell’onu soltanto nel 2002.