TABERNACOLO
Edicola chiusa che contiene la pisside (v.), con le Sacre Specie consacrate e non consumate.Il termine t., riferito a uno specifico oggetto atto a conservare il SS. Sacramento, viene menzionato dalle fonti solo a partire dal sec. 12°, come nel caso delle prescrizioni redatte dal vescovo di Parigi Oddone di Sully (Barbier de Montault, 1876, p. 1); tuttavia fin dal sec. 11° esisteva la memoria di una vera e propria edicola eucaristica posta sulla mensa della basilica di Alba Regia (od. Székesfehérvár), fondata da Stefano I il Santo re d'Ungheria (Foucart-Borville, 1990).Durante il corso dei primi secoli del Medioevo il luogo in cui si conservava l'Eucaristia era definito conditorium, armarium, ciborium, propitiatorium, repositorium, capsa e turris. Alcuni di questi termini erano riferiti a uno specifico genere di custodia, a cui corrispondeva una particolare liturgia, come nel caso del repositorium, urna per il Sacramento legata alla liturgia della Settimana Santa.Al termine della messa, la pisside, i vangeli e gli altri vasa sacra venivano riposti in una nicchia praticata in una parete del secretarium (forse il diaconico) o del presbiterio (Admonitio synodalis, PL, CXV, col. 677; CXXXII, col. 456; Reginone di Prüm, De synodalibus causis, ivi, CXXXII, col. 187; Ruperto di Deutz, De incendio oppidi Tuitii, ivi, CLXX, coll. 337-338). Un particolare tipo di t. è quello pensile, che soprattutto a partire dal sec. 12° trovò largo sviluppo nei paesi dell'Europa settentrionale, in particolare Inghilterra, Germania e Francia. Esso è costituito da un contenitore generalmente sormontato da un baldacchino o da una corona, che veniva assicurato tramite un gancio al ciborio, oppure appeso a un pastorale posto dietro l'altare. Esempi di questa tipologia si trovano in alcune miniature del codice di Uta, del 1010 (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Lat. 13601, c. 42), o del Salterio di Canterbury (Parigi, BN, lat. 8846, c. 76).In Francia trovò particolare diffusione un tipo di t. pensile detto colomba eucaristica, di cui rimangono numerosi esemplari dei secc. 12°-13° in smalto di Limoges (Firenze, Mus. Naz. del Bargello; Barletta, Santo Sepolcro; Parigi, Mus. Nat. du Moyen Age, Thermes de Cluny) o in metalli preziosi, come per es. nel caso dell'esemplare argenteo ritrovato a Milano sotto il distrutto ciborio di S. Nazaro nel duomo (Milano, Tesoro del Duomo).
Le prime testimonianze materiali di t. come edicola per il SS. Sacramento risalgono al sec. 13°, anche se è possibile individuare alcuni precedenti di epoca paleocristiana o altomedievale, quali per es. l'edicola classicheggiante posta nell'abside del Tempietto del Clitunno, variamente datata dalla critica al sec. 5° (Rohault de Fleury, 1883), ai secc. 6°- 8° (Emerik, 1985; Sensi, 1985) o, addirittura, al sec. 12° (Borrella, 1973). Elementi decorativi classicheggianti si ritrovano anche in un t. a blocco, in pietra d'Istria, conservato nella basilica eufrasiana di Parenzo, ritenuto da alcuni della fine del sec. 13°-inizi 14° e dunque realizzato nel clima di ripresa paleocristiana della scultura veneziana del periodo (Russo, 1991).Un diverso esempio di t. risalente al sec. 6°-7° è quello bizantino in pietra detto di Anastasia, conservato a Venezia (Tesoro di S. Marco) e costituito da una semplice cupoletta su colonne, originariamente chiuso da veli sostenuti da anelli e perni di ferro.Nel corso del sec. 13°, il timore dei furti e della profanazione dell'Eucaristia usata per pratiche di magia nera portò la Chiesa a emanare una serie di prescrizioni precise sulle modalità di conservazione del SS. Sacramento. Nel quarto concilio lateranense del 1215 si ordinò di conservare le Sacre Specie in luogo custodito, chiuso da cancelli di ferro (Boyle, 1978, p. 37); alla fine del medesimo secolo, il vescovo di Mende Guglielmo Durando (1230 ca.-1296) sostenne che il t. doveva essere posto sopra la parte posteriore dell'altare (Rationale divinorum officiorum, Venezia 1519, p. XXVI), codificando definitivamente una pratica già in uso da tempo soprattutto in ambito romano. Qui, nel corso del sec. 13°, si diffuse un tipo di t. a muro in forma di edicola con timpano su colonnine tortili, sito nell'abside generalmente a cornu evangelii. Di questo genere di t. rimangono diversi esempi (Ostia, S. Aurea; Roma, chiesa dell'Annunziatella, Ss. Cosma e Damiano, S. Maria Egiziaca, S. Maria in Trastevere, S. Sabina, S. Crisogono), opera di maestranze romane specializzate nella realizzazione di arredi sacri, in cui l'apparato decorativo si limita quasi sempre a una ornamentazione a rilievo molto sobria, ispirata ai modelli classici, e all'impiego del mosaico, che ricopre le superfici lisce del timpano e delle cornici in un insieme essenzialmente geometrico.Alla fine del sec. 13° il t. romano si andò monumentalizzando nelle dimensioni, arricchendosi talvolta di sculture a rilievo con i simboli eucaristici, come nel caso del t. dell'abbazia di Grottaferrata (loggia del palazzo dei Commendatari) o del timpano erratico di S. Maria Maggiore (vestibolo del palazzo dei Canonici), entrambi con agnello, o di quello, perduto, di S. Giovanni in Laterano, con agnello e pellicano. Merita infine una menzione particolare il t. della basilica di S. Clemente, che, oltre all'agnello, presenta una scena a rilievo dove compare anche la figura del committente. Talvolta, come nel caso di S. Clemente e S. Maria Maggiore, il t. è fiancheggiato da figure oranti a tutto tondo.Numerosi esempi di t. a muro, databili alla seconda metà del Duecento, sono presenti anche in tutta l'area del viterbese e della Tuscia, come quello nella chiesa di S. Francesco a Viterbo (attualmente interrato sotto il livello pavimentale) firmato da Vassalletto, quello di S. Maria Maggiore a Tuscania e quello di S. Flaviano a Montefiascone, in cui compare una particolare figurazione del sole invictus, simbolo identificativo di papa Urbano IV (1261-1264; Fumi, 1896), promotore di restauri all'interno della chiesa. Il tipo a muro è rintracciabile anche in altre regioni italiane, come nel caso del piccolo t. in quarzo della chiesa della badia di Monte Sion a Oliero (prov. Vicenza), del 1221 ca., che presenta all'interno di un'ogiva trilobata una Pietà, tema iconografico piuttosto comune nei t. eucaristici di area lombarda a partire dalla fine del 14° secolo.In altre regioni, specialmente in Francia, trovò grande diffusione il Sakramentshaus, che si ispira alla facciata di una torre, assumendo a volte dimensioni tali da dover essere posto al lato dell'altare, in posizione isolata e autonoma. Di questo tipo di custodia sono pervenuti diversi esempi della fine del 13° e dell'inizio del 14° secolo. Accanto ai t. in pietra, come quelli della cattedrale di Grenoble o di Saint-Jeanne-de-Maurienne in Savoia, sono assai numerosi i t. di questo tipo in legno, come quello dipinto dell'abbazia di Sénanque (dip. Vaucluse), quello trecentesco di Codolet (dip. Pirénées-Orientales), molto probabilmente proveniente dall'abbazia di Saint-Michel-de-Cuxa, e quello, ugualmente del sec. 14°, della cattedrale di Wells, in legno traforato.
Si definiscono t. anche i numerosi esemplari tardogotici, generalmente dedicati a Maria e realizzati in materiali preziosi, come avorio e argento, che, abbandonata la funzione di custodia eucaristica, svolgono quella di pala d'altare oppure di piccoli reliquiari per la devozione privata. A tale tipologia appartengono il t. di Berlino (Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kunstgewerbemus.), in argento e avorio, (fine del sec. 13°-inizi. 14°), quello proveniente da Rioja, in legno dipinto (Barcellona, Mus. F. Marés), e quello in marmo scolpito di Orsanmichele a Firenze, firmato da Andrea di Cione nel 1359, recante un'immagine votiva della Vergine.Un particolare tipo di t. diffusosi nel corso del sec. 13°, sempre in ambito romano, è quello avente funzione di conservare le reliquie dei santi. Si tratta in genere di un'edicola timpanata simile nella struttura al t. eucaristico, che appoggia su una piattaforma eretta su colonne al di sopra di un altare, dalla quale nei giorni di festa venivano mostrate le reliquie. In area romana ancora si conservano, allo stato frammentario, due esempi di tale genere: il t. detto della Maddalena nel chiostro di S. Giovanni in Laterano, firmato dal maestro Deodato, e quello della cattedrale di Velletri, ascrivibile alla fine del 13°-inizi 14°secolo. A questi è possibile aggiungere quelli, noti attraverso le fonti, di S. Maria Maggiore, del Volto Santo in S. Pietro in Vaticano e di S. Maria in Campitelli, anch'esso opera di Deodato. Simile a tale tipologia, soprattutto nella struttura architettonica appare il t. della chiesa abbaziale di S. Maria Arabona presso Manoppello, in Abruzzo, risalente al sec. 14°, assimilato anche (Braun, 1924) alla tipologia del Sakramentshaus, considerata anche la sua attuale e forse originaria posizione al lato dell'altare maggiore.
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