TACITO (M. Claudius Tacitus)
Imperatore romano nel 275 e 276 d. C. Sulla sua vita anteriore all'elezione al potere supremo sappiamo solo che era membro del senato da molto tempo e che nel 273 rivestì il consolato. Morto Aureliano, dopo un interregno di circa due mesi, il senato, dietro richiesta dell'esercito, fece cadere (fine del 275) la sua scelta su T., che aveva cercato di sottrarsi al pericoloso onore allontanandosi da Roma. Una delle prime misure del nuovo imperatore fu la punizione di quelli fra gli uccisori di Aureliano di cui riuscì a impadronirsi. Poco dopo la nomina egli partì alla volta dell'Asia Minore per prendere, insieme col fratello Floriano, da lui elevato alla dignità di prefetto del pretorio, la direzione della guerra contro i barbari (verosimilmente Eruli o Borani, uniti a Goti) che si erano spinti saccheggiando il Ponto, la Galazia, la Cappadocia, fino alla Cilicia. T. li batté e assunse il soprannome di Gothicus maximus. Lasciato al fratello il compito di continuare la guerra era sulla via del ritorno a Roma quando morì, secondo una versione antica ucciso in una congiura militare, secondo un'altra di morte naturale (maggio o giugno del 276).
Se dovessimo prestar fede alla biografia della Storia Augusta, Tacito avrebbe esplicato una grande attività anche nel campo civile e sarebbe stato autore di parecchi provvedimenti importanti. Si tratta però di notizie sulla cui attendibilità in generale è legittimo il dubbio. Qualcuna tuttavia avrà fondamento di verità, come quella sulle gravi pene comminate contro le falsificazioni delle monete; taluni ritengono accettabili anche quelle sul progettato tempio che doveva accogliere le statue di tutti i buoni imperatori divinizzati e sulla denominazione di Tacito data al mese di settembre. Sono considerate invece invenzioni fra l'altro le disposizioni che T. avrebbe preso in favore della memoria e delle opere del grande storico suo omonimo e quella riguardante la libertà concessa agli schiavi di Roma. Al contrario, la cura di T. per la rete stradale, specie in alcune provincie, è attestata dall'epigrafia. Di notevole importanza la questione relativa al carattere del governo di T. La maniera particolare con cui venne eletto, spiegabile con la profonda trasformazione che il senato aveva ormai subita, fu salutata dai contemporanei come un trionfo dell'alta assemblea e destò giubilo nei circoli senatorî. Anche fra i moderni c'è chi ha visto in T. un imperatore che si considerava un mandatario del senato ed ha affermato che sotto di lui era avvenuta una vera restaurazione senatoria. Ma si tratta di esagerazioni contrarie alla realtà: è anzitutto infondata e originata solo da un'errata interpretazione di una frase di Aurelio Vittore l'opinione che T. avrebbe restituito al senato quei privilegi che esso aveva perduti per effetto del famoso editto di Gallieno. Essendo questo rimasto in pieno vigore, si può ritenere che il buon accordo supponibile fra T. e il senato non arrecò diminuzioni ai poteri dell'imperatore e che la pretesa restaurazione si ridusse in sostanza al modo eccezionale con cui T. era stato elevato alla carica suprema.
Bibl.: A. Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 2872-2881 (con la bibl. precedente); E. Hohl, Vopiscus und die Biographie des Kaisers Tacitus, in Klio, XI (1911), pp. 186-190, 284-324. Cfr. Ch. Lécrivain, Études sur l'Histoire Auguste, Parigi 1904, pp. 368-373; A. von Domaszewski, in Sitzungsb. d. Heidelberger Akad. der Wissensch., 1917, I, pp. 26-27, 32; O. Th. Schultz, Vom Prinzipat zum Dominat, Paderborn 1919, pp. 144-149, 153, 156-158, 174, 234-235, 271-272; A. Stein in Archiv. für Papyrusforschung, VII (1923), pp. 46-47, 50; J. Keil, in Forschungen in Ephesos, III (1923), pp. 110-111; J. Vogt, Die alexandrinischen Münzen, Stoccarda 1924, I, pp. 217-218; II, p. 163; S. Aurigemma, in Rivista della Tripolitania, II (1925-26), pp. 7-10; K. Scott, Greek and roman honorific months, in Yale Classical Studies, II, pp. 240-241; P. H. Webb, The roman imperial coinage, V, i, Londra 1927, pp. 13-15, 19, 319-348, 361; V, ii, ivi 1933, p. VIII; M. Rostovzev, Storia economica e sociale dell'impero romano (ediz. ital.), Firenze [1933], pp. 537-538; L. Schmidt, Geschichte der deutschen Stämme, Die Ostgermanen, Monaco 1934, p. 222. Per la questione della restaurazione senatoria, v. L. Homo, in Revue Historique, CXXXVIII (1921), pp. 35-39; N. H. Baynes, in Journal of Roman Studies, XV (1925), pp. 197-199; J. G. C. Anderson, ibid., XXII (1932), pp. 27-28; G. M. Bersanetti, in Rivista Indo-Greco-Italica, XIX (1935), pp. 19-24.